Un’altra storia di Cecino.

Subito dopo la seconda grande guerra, fra gli anni 40 e 60 a Firenze non si respirava aria di ricchezza, come in tutta Italia, anzi l’arte d’arrangiarsi era di primaria necessità. Oggi sembra brutto, ma all’epoca nei rioni fiorentini i ladruncoli erano tanti. Intendiamoci, piccoli furtarelli per tirare su qualche lira a danno di turisti o di fiorentini che avevano sconfinato di quartiere. E’ ancora nella memoria la rivalità fra Santa Croce e San Frediano, i due rioni che annoveravano la maggior concentrazione di piccoli farabutti e scaltri ladruncoli. Era un contesto diverso da oggi. Nel tempo della globalizzazione pensare che allora delle persone non avevano mai lasciato il proprio quartiere sembra assurdo, ma è cosi, le persone nascevano e morivano nel proprio rione, spesso nella stessa via.

Veniamo al fatto. In Santa Croce, rione di Cecino, si conoscevano tutti, le macchine erano talmente poche che la sera il padre di Cecino si affacciava alla finestra e annunciava: “E’ tornato anche il sor Duccio, c’è la macchina, si può andare a letto!”. Anche le biciclette erano quelle, conosciute una per una dai residenti, soprattutto dai ragazzi. In questa circostanza Cecino, ragazzo fortunato, si era appena comperato una nuova bicicletta. Una Bianchi, manubrio basso e ruote strette, non certo una bici da corsa, ma sufficiente ad emulare il grande Bartali. Quello stesso pomeriggio lasciò la bicicletta davanti al portone di casa prima di inforcarla per un giro nel quartiere e sali per una veloce pisciatina e una altrettanto veloce merendina. La sua sorpresa quando tornò in strada, la bicicletta era sparita, fumata in 10 minuti.

Cecino era disperato, in lacrime rientrò a casa dove suo padre gli disse: “Non può che essere qualcuno del quartiere, va a cercarla”. Una parola… pensò Cecino, chi sa in quale cortile o portone era sparita, non l’avrebbe più trovata, tempo due giorni e ben riverniciata la bici non sarebbe stata più sua. Nonostante questa certezza Cecino si mise a girare per il quartiere, anzi si diresse proprio in Borgo Allegri, entrò nella vineria dove si radunavano i meglio “gentiluomini” del rione e con tutto il coraggio che poteva avere un ragazzino gridò a voce altissima: ” Mi hanno rubato la bicicletta, davanti a casa. Non si ruba a quelli del quartiere!” Fu silenzio, e Cecino con le lacrime agli occhi uscì dalla bettola lasciando gli astanti con il bicchier di vino a mezz’asta.

Orbene, all’epoca erano tanti i ladruncoli per necessità, ma ancora tanti, forse tutti, conservavano l’onore di un’appartenenza, del rispetto. Il giorno dopo Cecino ritrovò la bicicletta esattamente dove l’aveva lasciata. Oggi, quella bicicletta, nonostante gli 80 anni suonati di Cecino, è ancora nel suo garage.

Jacopo Cioni
Jacopo Cioni

 

Ladruncoli di quartiere, ma con codice d’onore.
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