“Grandissimi doni si veggono piovere dagli influssi celesti ne’ corpi umani molte volte naturalmente, e sopra naturali, talvolta, strabocchevolmente accozzarsi in un corpo solo bellezza, grazia e virtù, in una maniera, che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua azzione è tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gl’altri uomini, manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è) largita da Dio e non acquistata per arte umana.

Scultura del loggiato degli Uffizi

Questo lo videro gli uomini in Lionardo da Vinci, nel quale oltra la bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era la grazia più che infinita in qualunque sua azzione; e tanta e sì fatta poi la virtù, che dovunque l’animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute. La forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza, l’animo e ‘l valore, sempre regio e magnanimo. E la fama del suo nome tanto s’allargò, che non solo nel suo tempo fu tenuto in pregio, ma pervenne ancora molto più ne’ posteri dopo la morte sua.”

Autoritratto di Leonardo del 1512

Così il Vasari ci descrive Leonardo da Vinci. E ci potremmo già fermare qui, parole più belle e piene non possono essere dette per descrivere il nostro grande Genio.

Ma l’intento non è quello di parlare delle opere di Leonardo, immense, ingegnose, avveniristiche, magnifiche, per le quali non basterebbe un’enciclopedia, e di alcune delle quali avremo modo di parlare più avanti.

L’occhio oggi si rivolge al Leonardo uomo, alla sua vita privata e personale, della quale ben poco è dato sapere.

Leonardo nacque il 15 aprile 1452 “alla terza ora della notte” nella cittadina di Vinci in Toscana, nella bassa valle del fiume Arno, in quello che era allora territorio della Repubblica fiorentina.

Il padre l’ebbe da Caterina, una donna di Anchiano, che sposerà poi un contadino.

Leonardo da giovane nell’Antica Tavola Lucana

Figlio naturale del ricco gentiluomo Piero da Vinci, un notaio, trascorre i suoi primi cinque anni di vita nella borgata di Anchiano in casa della madre, per poi trasferirsi direttamente nella cittadina di Vinci in quella del padre, dei nonni e dello zio.

Nonostante fosse figlio illegittimo, il piccolo Leonardo viene accolto con gioia nella casa paterna, dove verrà allevato e educato con affetto. Quando Leonardo ha sedici anni il nonno Antonio muore e tutta la famiglia, dopo poco, si trasferisce a Firenze.

Piero intanto aveva sposato una ragazza sedicenne di nome Albiera; si sposò in totale quattro volte, avendo figli dai due matrimoni successivi: Leonardo si ritrovò così ad avere ben sette fratelli.

Ben presto, dopo essersi trasferito a Firenze, il padre, accortosi del talento del giovane, lo mandò a scuola dal Verrocchio. Il giovanissimo Leonardo mostra immediatamente il segno del proprio eccezionale talento, in un ambiente con fortissima concorrenza e così, in un clima di feroce invidia, nel 1476 gli viene rivolta un’accusa infamante.

La denuncia anonima del 9 aprile 1476, fu fatta pervenire agli Ufficiali di notte e de’ monasteri, preposti al buon costume, attraverso i “tamburi”, ovvero un sistema simile a quello della ruota degli esposti.

Il denunciante lasciava intendere che un giovane fiorentino, Jacopo Saltarelli (noto prostituto oltre che apprendista orafo e forse modello del pittore fiorentino) avesse un’intensa attività sessuale, probabilmente a pagamento, con diverse dozzine di uomini, tra i quali viene segnalato Lionardo di ser Piero da Vinci.

Leonardo ritratto da Francesco Melzi

Notifico a Voi Signori officiali come egli vera cosa che Jacopo Saltarelli fratello carnale di Giovanni Saltarelli, sta con lui davanti al buco (il tamburo per le denunce); veste di nero è d’eta 17, o circa. El qual Jacopo va dietro a molte misserue et consente compiacere a quelle persone che richiegliono di simili tristizie. Et a questo modo à avuto a fare di molte persone, cioè servito parecchie dozine di persone delle quali ne so buon date, et al presente dirò d’alchuno; Bartolomeo di Pasquino orafo, sta in Vacchereccia; Lionardo di Ser Piero da Vinci, sta con Andrea de Verrocchio, Baccino farsettaio, sta da Or San Michele in quella via che v’è due botteghe grandi di cimatori, che va alla loggia de’Cierchi; ha aperto bottega di nuovo da farsettaio, Lionardo Tornabuoni, dicto il Teri: veste nero. Questi ànno avuto a soddomitare decto Jacopo”.

Il nome di Saltarelli era già noto alle autorità, perché un altro uomo era stato condannato per sodomia compiuta su di lui all’inizio di quello stesso anno; le accuse in questo caso furono però respinte in quanto non si prendevano in considerazione quelle avvenute per via anonima. La stessa accusa riappare, sempre in forma anonima, il 7 giugno, venendo ancora una volta respinta: il requisito legale per avviare il procedimento penale era difatti che fosse firmata.

Tali accuse potevano sì esser fatte in segreto, ma non anonimamente.

Si ipotizza anche che, poiché la famiglia di uno degli accusati, i Tornabuoni, era in stretti rapporti con Lorenzo de Medici, fu esercitata una certa pressione affinché la cosa fosse presto archiviata.

Della vita intima di Leonardo ben poco si sa. Nonostante il Maestro abbia lasciato innumerevoli scritti, in nessuno di quelli parla della sua vita personale.

Il mito che lo dipinge come omosessuale nasce proprio dalla falsa accusa rivoltagli e dalla quale, come scritto, fu assolto.

Una studiosa tedesca ha effettuato delle ricerche che, a sentir lei, ricondurrebbero il sorriso enigmatico della Gioconda non a Lisa Gherardini, ma a Isabella d’Aragona, duchessa di Milano.

Secondo la studiosa, Isabella sarebbe stata la sposa segreta di Leonardo e la musa ispiratrice della Gioconda, quadro che Leonardo tenne gelosamente con sé per tutta la vita.

Isabella, dopo la morte del marito Galeazzo Maria Sforza, avrebbe sposato in seconde nozze proprio Leonardo da Vinci, da cui avrebbe avuto cinque figli.

Una ricostruzione piuttosto fantasiosa, che trova il suo maggior punto di forza nella somiglianza tra Isabella d’Aragona ed il dipinto della Gioconda e non so su quali altri fatti basata, vero è che, per avere un riscontro, l’unico modo sarebbe quello di un esame sul DNA dei resti di Leonardo, Isabella ed i supposti figli.

Ritratto di Salai adolescente

Durante la sua lunga carriera Leonardo ebbe molti allievi, famosi, prima che per la bravura nell’arte, per la loro grazia e bella presenza, tra cui Giampietrino, Marco d’Oggiono e Giovanni Antonio Boltraffio, Bernardino Luini e Andrea Solari; mantenne rapporti di lunga durata soprattutto con due di loro, andati nella sua bottega a lavorare come apprendisti quand’erano ancora dei bambini: questi erano Gian Giacomo Caprotti da Oreno (presentatosi davanti a lui nel 1490 a dieci anni), e il conte Francesco Melzi, figlio di un aristocratico milanese (nel 1506 a quattordici anni).

Quest’ultimo rimase vicino a Leonardo e lo accompagnò fino alla morte.

San Giovanni Battista – Salai

Gian Giacomo venne soprannominato presto “Salaì” o “il salaino” (contrazione di Saladino) – il nome di uno dei diavoli presenti nel poema Morgante di Luigi Pulci – intendendo con questo termine un “piccolo diavoletto”; Vasari lo descrive come un giovane grazioso coi capelli ricci castano scuri: “Prese in Milano Salaí Milanese per suo creato, il quale era vaghissimo di grazia e di bellezza, avendo begli capegli, ricci et inanellati, de’ quali Lionardo si dilettò molto; et a lui insegnò molte cose dell’arte, e certi lavori che in Milano si dicono essere di Salaí, furono ritocchi da Lionardo“.

Leonardo, come stregato, cominciò subito a fare un elenco delle infrazioni e marachelle commesse dal bambinetto, chiamandolo “ladro, bugiardo, ostinato e ghiottone”; almeno in cinque occasioni gli sottrasse soldi e oggetti di valore per andare subito a sperperarli chissà dove.

Da molti, Salai viene ritenuto il compagno di vita di Leonardo; gli rimase sempre accanto durante il corso della sua vita, spostandosi con lui in ogni luogo. C’è chi sostiene che esistano dei diari scritti dal Salai nei quali lo stesso racconta di rapporti sessuali avuti con Leonardo.

Salai nella sua vita dilapidò una fortuna in vestiti e, al momento della morte, avvenuta in duello all’età di 43 anni, poco dopo esser convolato a nozze con una donna di rango superiore che gli aveva portato in dote una somma rispettabile, possedeva ben 24 paia di scarpe di lusso.

È a lui che Leonardo aveva lasciato in eredità la Gioconda.

Francesco Melzi

Francesco Melzi accompagnò il Maestro nei suoi ultimi giorni in Francia.

In una lettera scritta per informare i fratelli di Leonardo del suo avvenuto decesso, lo descrisse come “un ottimo padre per me”; Melzi svolse successivamente un ruolo importante anche come custode dei taccuini di Leonardo, dal quale aveva ricevuto l’incarico di prepararli per la pubblicazione.

 

Gabriella Bazzani

 

La vita privata di Leonardo da Vinci.

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