Palazzo Vecchio, che inizialmente si chiamava Palazzo dei Priori, aveva come funzione principale proprio quella di ospitare i Priori durante il loro mandato. I Priori erano coloro cui era affidato il governo della città; possiamo definirli come i “primi cittadini”, ed in effetti il significato della parola priore era proprio “primo”.
Inizialmente, secondo gli Ordinamenti di Giustizia del 1293, i Priori erano eletti in numero di tre; in seguito divennero sei, uno per ciascun sestiere. Tra i Priori uno veniva eletto quale capo, ed era chiamato Gonfaloniere di Giustizia. L’insieme dei Priori e del Gonfaloniere di Giustizia formava la Signoria, che governava la città per un tempo decisamente limitato: due mesi.
E, tutto sommato, i fiorentini di una volta avevano l’occhio lungo… Infatti, il motivo per cui i priori restavano in carica per così breve tempo, era da ricondursi al fatto che le autorità non dovevano avere il tempo di abituarsi ai privilegi della loro carica: dopo due mesi, a casa!
Però, in quel lasso di tempo, il loro unico pensiero doveva essere rivolto alla “res publica”; per due mesi dovevano completamente dimenticare sia i loro affari personali, sia le proprie famiglie. Per due mesi erano praticamente loro una famiglia: mangiavano insieme, dormivano insieme, insieme decidevano i provvedimenti da prendere, ed ancora insieme decidevano sulle questioni di giustizia. Quando uscivano da Palazzo, lo facevano tutti assieme, preceduti da un gruppo di mazzieri, di trombetti e dai naccherini.
L’unica deroga che avevano al divieto di vedere la famiglia era nel caso in cui un congiunto morisse; in questa ipotesi era previsto che potessero trascorrere un giorno in famiglia, ma uno soltanto.
Il Palazzo dei Priori venne costruito proprio per loro, e per i loro uffici. Il luogo scelto per la sua costruzione si trovava al confine di un terreno “maledetto”, dove prima esistevano case ghibelline rase al suolo, sul cui terreno niente più doveva essere edificato. Per questo motivo il palazzo è asimmetrico, con portone laterale e la torre non centrale. La torre in realtà si appoggia ad una torre antica, già esistente al momento della costruzione del palazzo, la torre della Vacca.
Era un palazzo che, con il ballatoio sporgente nel quale si aprivano diversi piombatoi, somigliava molto ai castelli che si potevano trovare nel contado. Dai piombatoi, in caso di pericolo, si facevano colare olio bollente o piombo fuso sugli eventuali assalitori. A dirla tutta, sembra che questa sia una leggenda metropolitana: piombo ed olio avevano un costo ed utilizzi di altro genere, sembra che ci si limitasse a rovesciare sui malcapitati acqua bollente.
Si trattava di un periodo piuttosto turbolento… Come detto, la Signoria viveva i due mesi del proprio mandato nel Palazzo dei Priori, nella sua originaria dimensione di cubo sviluppato attorno ad un cortile quadrato dal quale si dipartiva un anello di stanze sui tre piani della sua altezza.
La “famiglia” dei Priori, per quel periodo, era formata da un piccolo stuolo di personaggi:
- due mazzieri, muniti di mazze d’argento che, durante le uscite dei Priori, erano autorizzati ad utilizzare a guisa di sfollagente;
- due trombetti, dei musici che suonavano le chiarine d’argento;
- un naccherino che, con le sue nacchere, segnava il passo;
ed inoltre, a seguire, due pifferi, nove donzelli, sei paggi, quattro campanari, un cuoco e due sguatteri.
Per il servizio religioso e civile, si avvalevano di cinque monaci di San Giovanni Gualberto, dei quali due custodivano i sigilli del Comune, uno era addetto alle spese, perciò chiamato “spenditore”, uno era addetto alla dispensa, cioè il “dispensiere” e l’ultimo era l’unico che faceva il suo mestiere e cioè officiava le messe nella cappella di Palazzo. Nel muro della cappella, dentro un ripostiglio accanto all’altare, venivano conservati i due libri fondamentali della vita sociale, il Vangelo e le Pandette di Giustiniano, rispettivamente libro della legge divina e libro della legge umana, consultati assieme per la tutela della dignità umana e del destino dei popoli.
Accanto alla cappella c’era la Sala della Giustizia. Il Gonfaloniere di Giustizia aveva ai suoi ordini cento Fanti vestiti di verde, armati di lancia, spada e scudo bianco con croce rossa, detti “berrovieri”. Erano di stanza nella sala d’arme, assieme ai maestri di pietra, di legnami e picconieri.
Al primo piano erano posti gli uffici e quella che, solo in seguito, si sarebbe chiamata “Sala dei Duecento” che veniva utilizzata per l’adunata dei Consigli. L’accesso al primo piano era possibile attraverso una ripida scaletta di legno, al cui capo c’era l’immagine della Vergine Annunziata.
Al secondo piano si trovava la mensa, dotata di lavabo per le mani; non per lavarle prima del pasto, ma per pulirle dopo aver mangiato, dato che a quel tempo la forchetta ancora non esisteva e si mangiava con le mani.
Per dormire, i Priori avevano una camerata in stile quasi militare: ognuno col proprio giaciglio, la propria lucerna ed il proprio orinale. Nelle mura erano presenti delle nicchie, dette “luoghi di agiamento”, costituiti da una seggetta ed un “cariello”, ossia un tappo, posti sopra una buca.
I Priori trovavano anche tempo per burlarsi l’uno dell’altro, facendosi reciproci scherzi, quali nascondersi le lenzuola, rovesciarsi i calzari di cuoio o, perfidi, forarsi l’orinale!
All’alba suonava una campana ed i Priori si recavano a messa, nella cappella vicina alla Sala della Giustizia. Il campanaio portava una tunica sulla quale era dipinta una campana, sormontata dal rosso giglio fiorentino. Dormiva in una capanna di legno posta sulla Torre di Arnolfo, perché doveva sempre essere pronto a suonare la campana, per i segnali orari e in caso di allarme, per assalti o incendi.
La cucina si trovava al piano più alto, con un bel focolare e provvista di un pozzo che affondava nel sottosuolo, dove raccoglieva l’acqua che per infiltrazione arrivava dall’Arno.