Poco distante da Firenze, a Bagnolo di Montemurlo, troviamo la cinquecentesca Villa del Barone, una splendida residenza fatta costruire nel 1530 da Bartolomeo (detto Baccio) di Filippo Valori, che era un fedele sostenitore dei Medici e Senatore del principato di Alessandro de’ Medici. Successivamente però si convertì al partito repubblicano e divenne sostenitore dei fuoriusciti fiorentini guidati da Filippo Strozzi, che inveivano contro la successione al potere di Cosimo I dopo l’uccisione di Alessandro. Baccio Valori venne sconfitto nella battaglia di Montemurlo nel 1537 dalle forze medicee e venne condannato a morte e gli vennero confiscati tutti i beni.
Da quel momento si susseguirono, per la Villa del Barone, diverse proprietà che, in vario modo, contribuirono al mantenimento dell’antica “dignità”: i Panciatichi di Firenze fino al 1557, i Rossi di San Secondo dal 1557 al 1693, i Tempi di Firenze dal 1693.
Quest’ultimo casato, di fatto, ne mantenne il possesso sino all’inizio del XX secolo: dall’acquirente Francesco ai discendenti di Ferdinando Marzi-Medici (1770, per adozione), a Maria Ottavia Vettori Guerrini (1847, nipote di Luigi Tempi), la quale vi ospitava il famoso pittore Cristiano Banti, i cui figli ne furono dichiarati eredi.
Acquistata nel 1938 dalla famiglia Coppedè, nel periodo post-bellico venne destinata persino ad ospizio, prima di essere, ai giorni nostri, ormai abbandonata ed in pessime condizioni di manutenzione.
Ai Conti Rossi di San Secondo la Villa del Barone appartenne per 136 anni. Venne infatti acquistata nel luglio 1557 da Giovangirolamo, vescovo di Pavia, ritiratosi in Toscana a seguito dell’assegnazione del Ducato ai Farnese, dopo che la villa era stata messa in vendita da Bartolomeo Panciatichi, a seguito del dissesto finanziario della famiglia. In realtà Giovangirolamo acquistò soltanto un terzo della villa, gli altri due terzi gli vennero donati da Cosimo I.
Giovangirolamo aveva una figlia adolescente che, come usava a quei tempi, era stata fin da bambina promessa in sposa ad un uomo. Poco prima delle nozze, la giovane ragazza confessò al padre di essere in stato interessante. Era una fredda notte di dicembre e Giovangirolamo, appresa la notizia, fu colpito da un raptus di follia e murò viva la figlia in una stanza della villa. Da quel giorno nessuno ha più avuto notizie della sfortunata ragazza che, con tutta probabilità, morì di fame e di sete.
Moltissime persone da allora, ed ancora oggi, nelle fredde notti di dicembre, raccontano di strani lamenti uditi provenire dal giardino della villa e di avvistamenti dello spettro di una giovane donna dai magnifici capelli dorati che si aggira nel giardino. Altri raccontano di aver visto aggirarsi all’interno della villa un altro spettro, quello del padre che vaga in cerca di pace.