Talvolta si viene a saper di personaggi o fatti avvenuti a Firenze che sono quanto mai singolari. Personaggi tipo l’ebreino, cioè persone che, nel rione o nel quartiere, si sono affermate alla memoria per qualche caratteristica particolare.
Questo è uno di questi personaggi, una signora che abitava al quarto piano di una palazzina dietro piazza di San Jacopino nel 1977.
Nel quartiere era conosciuta come “La Vecchia” Una donna settantenne di aspetto tarchiato, eccentrica, sempre con addosso una pelliccia vistosa e una parrucca rossa ancora più vistosa. Aveva passato la vita prostituendosi e forse questa vita grama l’aveva marchiata nell’anima, cosi come nella mente. Nel quartiere si diceva che era l’amante del maresciallo ed anche del prete.
“La Vecchia” aveva anche un figlio, strano come lei, che usciva raramente dall’abitazione. Cominciò ad uscire più spesso quando, a 45 anni nel 1985, fu assunto dalla SIP. Per andare al lavoro utilizzava una Vespa celeste ed anche lui calzava una parrucca rossa.
Cosa aveva di strano questa donna a parte la sua eccentricità? Il fatto che pretendesse il silenzio di tomba nel condominio, ma poi la notte faceva un baccano infernale impedendo a tutti di dormire. Era matta? Molto probabile, ma tutti la temevano e nessuno osava infastidirla.
Per capirsi i bambini del palazzo erano continuamente ripresi dai genitori che li pregavano di fare piano, di giocare senza urlare. Quando questi bimbi scendevano le scale lo facevano piano piano, in silenzio, per non ritrovarsi “La Vecchia” sul pianerottolo a strillare contro di loro. Urlava contro tutti, anche se qualcuno si schiariva la gola. Una persecuzione.
Allo stesso tempo la notte, “La Vecchia”, piazzava dietro la porta del pianerottolo un mangiadischi che faceva suonare a tutto volume durante la notte e se qualcuno protestava usciva con l’ombrello in mano e cominciava a martellare la ringhiera delle scale facendo un baccano insopportabile amplificato da urlacci vari.
Se poi una notte non si dava da fare con il mangiadischi telefonava a destra e a manca per tutta la notte costringendo gli inquilini a staccare il telefono per poter dormire.
Il padrone di casa dell’appartamento sopra il suo, al 5° piano, aveva già perso 13 inquilini che, appena capivano l’antifona, davano la disdetta e se ne andavano. Solo uno di questi, un ex pugile che abitava con la madre, persa la pazienza attaccò “La Vecchia” al muro, ma non riuscì a farla desistere e alla fine se ne andarono anche loro.
Gli inquilini successivi, una giovane coppia di sposi, appena tornati dal viaggio di nozze si ritrovarono con una denuncia per schiamazzi notturni da parte del “La Vecchia”, e questo senza mai aver dormito una sola notte nell’appartamento. Scapparono anche loro lasciando il posto ad una coppia di anziani anche loro portati alla disperazione tanto che il marito minacciò di buttarsi di sotto dal terrazzo per farla finita.
Adesso il racconto può essere divertente, una pagina caratteristica fiorentina, ma immaginate che sofferenza in quella palazzina e in quel quartiere.
Si ringrazia Martin Rush per il racconto.
A me sembra che questa persona strampalata si, ma anche con diverse rotelle fuori posto andasse prelevata dai servizi sociali (non ricordo se all’epoca esistevano già) e curata della sua mania di essere Dio e tutto il resto feccia! Comunque anche se i servizi sociali non esistevano si poteva denunciarla per disturbo della quiete pubblica e qui, andando avanti la cosa, non so come sarebbe andata a finire.