È quella originaria, poi abbandonata, che percorreva i primi piani. I chierici la utilizzavano quando non era ancora operativa la porta sulla piazza e l’accesso al Campanile avveniva soltanto dal Duomo, tramite un ponticello di legno a circa quattro metri e settanta d’altezza.
Il primo documento che attesti l’esistenza del passaggio è una delibera del 26 dicembre 1397 per alcuni lavori da eseguire “subtus arcum et voltam”.
Il ponticello serviva in modo particolare per chi doveva occuparsi di andare a suonare le campane. Ma nel 1431 era già inutile e pericolante. Ormai nel Campanile si entrava tranquillamente dalla porta, così il passaggio fu demolito di sana pianta, mentre fu dato ordine di restaurare i due archi dove erano situati gli ingressi. Nell’abbattimento del ponte fu danneggiata la sepoltura della famiglia Ferrantini, che era proprio sotto, e che le autorità dell’epoca decisero di restaurare.
Si vede un cancelletto di ferro, si percorre la vecchia scala, seguendo il tragitto tortuoso che i chierici facevano per entrare nel Campanile, suonare le campane e tornare in Duomo.
Dalla scala abbandonata si entra in una sala piena di figure di gesso. Si tratta dei calchi delle formelle, tenuti lì in deposito. Se un presso esterno deve essere sostituito, la copia si può considerare già pronta. Una sicurezza e un bel risparmio di tempo!
Un saliscendi che fa capo all’ingresso dove arrivava il ponte scomparso. Affacciandosi da quell’apertura di fronte a noi vediamo, spostato verso destra, l’ingresso murato dall’altra parte, dove il ponticello immetteva nella cattedrale.
Da questo si capisce che il ponticello di legno non era diritto, ma era situato leggermente in diagonale e forse aveva addirittura una copertura.