Girando per Firenze spesso ci troviamo a notare, alla base delle facciate dei palazzi rinascimentali, degli elementi in pietra o muratura, somiglianti a delle panchine, ed infatti non è raro trovare persone lì sedute.
Si tratta in effetti proprio di questo, un punto di riposo per il viandante; nel Rinascimento non esistevano le piazze con le panchine e, soprattutto, non esistevano mezzi pubblici che consentissero di spostarsi agevolmente da una parte all’altra della città (seppure ben più piccola di adesso).
Nei palazzi delle famiglie abbienti spesso venivano sistemate queste strutture, chiamate “panche di via” che appunto consentivano un attimo di riposo a chiunque fosse affaticato.
Ma non solo. La panca di via aveva molteplici ragioni di essere. Era anche una protezione della muratura dal passaggio dei carri; ricordiamoci che in quei tempi le strade erano molto strette e certamente non esistevano marciapiedi, per cui con questo rafforzamento alla base del palazzo si evitava che, per manovre azzardate o mal condotte, il muro venisse urtato dai carri.
Avevano anche una funzione estetica, dando un aspetto più imponente all’edificio e si trattava anche di una specie di “sala di aspetto” del periodo. Succedeva spesso che le persone più umili si recassero a chiedere un lavoro al proprietario del palazzo e questo era il luogo in cui dovevano aspettare il loro “turno” per essere ricevuti.
Un’altra funzione che le panche di via avevano era quella di simboleggiare la riconoscenza della famiglia proprietaria del palazzo nei confronti della città.
Proprio nel primo rinascimento si assisteva all’abbandono della casa torre da parte dei mercanti che, arricchitisi con i commerci, ambivano ad avere una abitazione che mostrasse a tutti il loro prestigio. Proprio in questo periodo si assiste infatti al proliferare di palazzi rinascimentali.
La panca di via veniva posta alla base del palazzo quasi come si trattasse di un’opera pubblica, di cui tutta la popolazione potesse usufruire liberamente.
Un’opera insomma a favore della città, quasi a ringraziarla per il prestigio e la ricchezza ottenuti e, naturalmente, a totale ostentazione di tutto questo.