C’era una volta… in Piazza del Mercato Nuovo, al n. 4, davanti alla Loggia del Mercato Nuovo, a due passi da Piazza Signoria, vicino Orsanmichele, a poca distanza da Ponte Vecchio, nel pieno centro di Firenze, una libreria intitolata ad un Porcellino che in realtà è un cinghialotto, il cui muso è tirato a lucido dalle migliaia e migliaia di carezze dei turisti, perchè pare che porti bene.
Una libreria con un ingresso piuttosto piccolo, due vetrine abbastanza ampie ed un’altra su Calimaruzza.
Entrando, trovavamo un locale con un soffitto molto alto e, verso il fondo della stanza, due colonne quadrate separavano lo spazio dei banconi stracolmi di volumi dal bancone di vendita vero e proprio, dietro il quale si trovavano i commessi, sempre molto gentili e disponibili.
La libreria venne aperta intorno agli anni quaranta, in prossimità della guerra, in quei locali che prima ospitavano una cappelleria. Il proprietario si chiamava Buti, come la mia mamma (ma non era un nostro parente), e la chiamò “Casa del Libro”.
Nei primi anni cinquanta venne ceduta al signor Andrei, che la potenziò e la intitolò al nostro amatissimo cinghialetto, “Libreria del Porcellino”. Era arredata con scaffalature in legno di antica fattura artigianale, presentava un bel pavimento originale a tavole di legno a cera.
Vi si potevano trovare molti libri d’arte, stampe e poster artistici ma era ben strutturata anche per il turista, che vi poteva trovare guide, calendari, piantine; anche i professionisti (nella zona vi erano molti avvocati) facevano riferimento alla Libreria dei Porcellino per i loro acquisti di testi utili al lavoro.
Anche la narrativa ed i testi storici tuttavia avevano il loro spazio tra i banconi.
Questa libreria è stata sede, in passato, di presentazioni di libri da parte di importanti scrittori, quali Spadolini, Saviane, Fallaci; in quei locali sono stati accolti personaggi come Vittorio Gassman, Aldo Moro, Dario Fo.
Era un piccolo mondo, posizionato in un contesto di tutto rispetto: se dall’interno si guardava oltre la vetrina, verso Por Santa Maria, si vedeva il Ponte Vecchio.
Nel 2011 cominciarono a farsi insistenti le voci che davano per prossima la chiusura della storica libreria, a causa del lievitare degli affitti e, anche, per la brutta abitudine di noi italiani di dedicare poco tempo alla lettura e all’acquisto di libri.
Vi furono promesse da parte del Comune, che a più riprese asseriva di voler evitare ad ogni costo la chiusura di un esercizio storico come quello (ed altri, quali la Seeber e la Marzocco, ad esempio), ma furono parole sparse al vento: ad inizio del 2012 la storica libreria chiuse i battenti, mantenendo soltanto un sito internet per la vendita di libri.
In quei locali, che sembrava dovessero essere tutelati e mantenuti con gli arredi, i pavimenti e gli infissi originari, arrivò la ditta Venchi, con la sua cioccolateria, e di quel che doveva essere un esercizio tutelato non è rimasto un bel niente. Quel che vediamo oggi è una “boutique” del cioccolato, a mio avviso molto kitch, un color oro che abbaglia e stona con la storicità dei monumenti su cui si affaccia. Un luogo storico, ricco di cultura, è stato sostituito da una gelateria / cioccolateria: cibo per l’anima ucciso dal cibo dozzinale, di cui sinceramente non si sentiva la necessità.
Un’altra occasione persa per mantenere viva l’anima fiorentina.