Stemma Salimbeni

Famiglia senese diventata fiorentina

I Salimbeni erano una antica e potente famiglia senese Ghibellina, discendente da un valoroso crociato Salimbene. Prese parte alla prima crociata contro i Mori, fu nominato Patriarca di Antiochia, quando la città venne conquistata dai cavalieri cristiani.

Si erano arricchiti con il commercio nei secoli 13° e 14°, commerciando in grani della Maremma, spezie e seterie. Ebbero case, torri, e ed un grande palazzo chiamato Rocca Salimbeni (esistente ancora oggi e sede della banca Monte dei Paschi), nella loro città e trenta castelli nel contado.

Notto e Salimbene prestarono al Comune di Siena 100.000 fiorini per la vittoriosa guerra del 1260 contro la Guelfa Firenze. Furono accaniti avversari dei Tolomei, altra potente famiglia. La pace fra queste due contendenti fu stipulata con l’ausilio dei fiorentini e di Santa Caterina ospite di Agostino Salimbeni. Andrea Salimbeni, assassino della Contessa di Perolla, venne condannata a morte e decapitato. Il popolo inferocito devastò le loro case.

Quaranta anni dopo questi accadimenti Bartolino Salimbeni decide di trasferirsi a Firenze, proprio nella odiata città, cui avevano contribuito a sconfiggere con i loro averi e combattendo. Per convenienza aggiungono al loro cognome un altro; Bartolini. Da allora in poi sono conosciuti come Bartolini Salimbeni. Anche nella nostra città esercitano la mercatura arricchendosi e in breve tempo ottengono un posto fra le famiglie che contano. Hanno incarichi di prestigio nella Magistratura della Repubblica, e in seguito anche nel Principato.

A conferma della ricchezza raggiunta i Bartolini Salimbeni, dall’architetto più in voga Baccio d’Agnolo (pseudonimo di Bartolomeo Baglioni), si fanno costruire due palazzi. Uno in Gualfonda (oggi via Valfonda) con un bellissimo giardino, l’altro in piazza Santa Trinita, dove già sono sorti i palazzi di altre famiglie abbienti; Buondelmonti, Spini Feroni, Minerbetti, e la chiesa dedicata alla S.S. Trinita. È di concezione diversa da tutti i palazzi presenti in Firenze. Ciò provoca acidi commenti dai fiorentini che lo considerarono una chiesa. Baccio offeso a morte scrisse sulla facciata una frase in latino; “Carpere promptius quam imitari” cioè; è più facile criticare che imitare.

Alberto Chiarugi

La famiglia Bartolini Salimbeni
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5 pensieri su “La famiglia Bartolini Salimbeni

  • 12 Novembre 2022 alle 23:42
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    Si, questa storia “Per non dormire” l’ho già letta e si riferiva proprio come scrive il Sig. Chiarugi al furbo mercante. Non so se si tratta di una leggenda o della verità, ma sinceramente visti i tempi e le storie che avvenivano allora, opterei per la seconda ipotesi.

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  • 12 Novembre 2022 alle 17:07
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    Aspetto sempre con piacere il Sabato, giorno di uscita della newsletter e di florencecity. Argomenti ed articoli sempre interessanti e nuovi che danno sempre qualcosa in più a chi, fiorentino come me, li legge.
    Sono un pensionato in grado di dare ancora un contributo a chi ne ha bisogno e per questo vi chiedo se fosse possibile ottenere una piccola collaborazione per esprimere la mia fiorentinità ed amore per la mia città.
    Vi ringrazio fin d’ora

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  • 8 Novembre 2022 alle 14:54
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    Per non dormire . Questo motto nasce da una leggenda. Ai Bartolini, giunse notizia dell’arrivo di una partita di merce. Un Salimbeni, volendo essere il primo ad acquistarle, escogitò una beffa per agire tranquillamente sul mercato. Invitò tutti i concorrenti all’acquisto ad una cena nel suo palazzo in piazza Santa Trinita. Ma c’era un però, i cibi sarebbero stati drogati con il papavero, dando al Salimbeni modo di arrivare per primo all’acquisto. Così avvenne. Il furbo mercante acquistò ciò che voleva ad un buon prezzo, mentre gli altri mercanti, svegliatisi dal sonno ipnotico non rimase che mangiarsi le mani.
    Da quel lontano giorno la frase per non dormire divenne il motto della famiglia tanto da farlo scrivere sulle finestre del palazzo di proprietà.

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