Casa artigiana dell’orafo di Firenze

(N.d.R) Oggi ricevo una mail, leggendola ho avuto un groppo in gola, ho visto lo spirito artigiano di Firenze nelle parole che leggevo, mi sono sentito rapito da chi ancora oggi combatte contro la standardizzazione della fabbrica a fronte della genialità artigianale. Firenze città artigiana e bottegaia è stata distrutta in questo aspetto, i pochi che sopravvivono lottano strenuamente per impedire che la nostra storia sparisca nello standard. Tempo fa riflettevo su come si uccide un popolo come l’italico, il fiorentino, coercizzare la nostra dote più grande, la fantasia, la capacità di sognare e tradurre in realtà il sogno. Come si distrugge la fantasia? Con le regolette, le leggine spacciate per protezione. Un tempo i padri pagavano gli artigiani perchè prendessero a bottega come garzoni i propri figli, nella speranza imparassero un lavoro, oggi lo stato (giustamente minuscolo) rende impossibile apprendere il lavoro artigiano, che infatti muore.

Questa la lettera, leggetela e riflettete su cosa è l’amore per il proprio passato e il rispetto per il proprio lavoro. Ve la riporto esattamente come l’ho ricevuta perchè anche cambiarne una virgola mi sembrerebbe uno spregio intollerabile.

Buongiorno Signor Cioni,

nella speranza di conoscerla personalmente,

Sono ad inviarle le notizie circa un possibile articolo che mi auguro vorrà prendere in considerazione per Florence City.

Partiamo dal presupposto che, essendo nipote e figlia di artigiani, ho nel mio cuore la passione e l’amore per gli antichi mestieri fiorentini.

Il lavoro mi ha spesso portata via da Firenze e dall’Italia e, viaggiando tutte le volte che tornavo la trovavo sempre più cambiata, sporca e globalizzata!!

Firenze è una città che tutti si aspettano di trovare autentica, inimitabile, con i suoi palazzi e musei straordinari, il fiume “d’argento” ma anche con le sue botteghe e i suoi vicoli, i suoi artigiani dalle mani sapienti.

Sarà capitato anche a lei, ne sono certa, quando le hanno chiesto “where are you from?” e lei ha risposto “Florence, Italy” di aver sempre visto dei grandi sorrisi, ovunque!!

E questa è una cosa meravigliosa!

(N.d.R) Si mi è capitato e mi sono sempre riempito di orgoglio!

Silvia e Daniela

Ecco perchè, collaborando da qualche anno con mia sorella Daniela, artigiana e maestra d’arte, proprietaria di un laboratorio autentico alla Casa dell’Orafo al Ponte Vecchio, tramandato da generazioni, ho deciso di fare di tutto affinchè i luoghi come questo avessero sempre più importanza.

Ed è per questo motivo che sono a scriverle..

La Casa Artigiana dell’Orafo, al Ponte Vecchio è uno dei tanti edifici importanti di Firenze.

Ricerche storiche di Riccardo Debole (I tesori delle “botteghe” fiorentine su Atmosphere) e di Emilio Casalini (La “casa dell’orafo” alla rubrica Costume di Gold) stabiliscono che questo palazzo ha origini medievali.

Si tratta infatti di un ex convento, attiguo alla Chiesa di Santo Stefano al Ponte che ha anche una deliziosa cappella dell’orafo nel cortile.

Si dice che già nel Rinascimento la famiglia Medici volle riunire in questo palazzo gli orafi fiorentini più bravi del tempo che lavoravano solo per loro.

Anello in oro, lavorazione al banco.

E’ per questo motivo che molti dei gioielli di fattura fiorentina esposti nei vari musei del mondo si presume provengano da qui.

Il fatto è che tanti fiorentini ancora non sanno che questo luogo è “unico al mondo”.

Nel 2007 una giornalista della Rai capitò per caso nel nostro laboratorio e, ammaliata da questo luogo, coinvolse il signor Osvaldo Bevilacqua che girò un’intera puntata di Sereno Variabile dedicata alla Casa dell’Orafo.

Questo il link del servizio  https://www.youtube.com/watch?v=QaN2wONZfGo#t=26

In poche parole e facendo un “copia incolla” degli articoli sopracitati, la Casa dell’Orafo e un luogo che oggi conta circa 20 laboratori, in un ex convento attiguo alla chiesa di Santo Stefano al Ponte, messo a disposizione dalla Curia vescovile. 

Un palazzo che raccoglie mille piccole storie. Vi si accede da vicolo Marzio, al numero 2.

Nemmeno la polizia municipale sa indicarti dov’è …

L’entrata, con tre scalini in pietra serena, è sufficiente a raccontare tanto.

Appeso sulla sinistra un confalone rosso, datato 1858, della società di mutuo soccorso degli orafi di Firenze e sulla destra un tempietto in pietra serena e una targa in marmo che elenca i nomi degli orafi fiorentini caduti durante la seconda guerra mondiale.


Subito sulla sinistra il primo laboratorio, quello che nessuno voleva perchè troppo in basso e pericoloso per via delle alluvioni dell’Arno che nel 1966 mostrò tutto il suo impeto..

Poi, piccole scale che si inerpicano in un labirinto di stretti corridoi, i laboratori come le celle del convento, il forte odore del tempo che impregna volte annerite, le luci fioche e i volti chianti sui tavoli da lavoro, immagini che sembrano delle icone.

Dove nel Medioevo si innalzavano cori e preghiere, gli artigiani disegnano gioielli, incidono metalli con stemmi e simboli nobiliari, fondono sagome in oro e in argento, incastonano pietre preziose.


Gomito a gomito, la più alta concentrazione di maestranze orafe mai vista in un solo edificio.

Qui, a due passi dal Ponte Vecchio, gli artigiani orafi di rara bravura, da sempre sfidano il tempo e la globalizzazione con le loro mani, la loro sapienza, la loro passione.

Generazioni insieme, movimenti identici nei secoli, la stessa genialità dagli occhi consumati, testimoni sapienti di una maestria straordinaria.

Molto è già andato perduto nel mondo dell’artigianato fiorentino.

Oggi a Firenze la tradizione sopravvive grazie a uno sparuto gruppo di esperti maestri che continuano a lavorare come i nonni dei loro nonni, producendo oggetti unici e ricercati.

Entrando nelle magiche botteghe di questi artigiani, il tempo sembra essersi fermato e si fanno sempre delle scoperte straordinarie.

Qui alla Casa dell’Orafo ogni giorno si crea, si martella, si incide, si modificano e realizzano gioielli di rara bellezza e manifattura e occorre che luoghi come questo vengano preservati e tutelati nel rispetto del patrimonio storico e artistico di Firenze.

Troppo spesso ci si dimentica che dalla corporazione degli artigiani-orafi provennero artisti del calibro di Brunelleschi, Donatello, Ghiberti e Paolo Uccello.

Occorre far conoscere la nostra autenticità.

Per Firenze.

Se vorrà ho molte immagini da inviarle relative al palazzo.

In laboratorio da mia sorella, all’entrata, ci sono anche delle foto interessanti del ’45 e dell’alluvione del ’66.

Una linea nera posta in alto, molto in alto, delinea il livello dell’acqua proprio nel laboratorio che nessuno voleva per via della paura dell’alluvione..

Per il momento la ringrazio per il tempo che vorrà dedicare alla lettura di questa mail

Cordialmente

Silvia Messeri

Silvia Messeri
La Casa Artigiana dell’Orafo. …la passione e l’amore per gli antichi mestieri fiorentini.
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