Lorenzo Andreaggi è un giovane fiorentino che sin da ragazzino ha scelto un mondo impegnativo dove esprimersi, quello dell’arte. Oggi i suoi percorsi sono gli stessi di allora, la recitazione, il canto e soprattutto la regia. La sua produzione si fonde con lo studio e la ricerca, non è semplicemente spettacolo, ma in molte occasioni scoperta o riscoperta che sempre dalla curiosità derivano.
Cercando informazioni in rete su Lorenzo si trova il suo lavoro, i libri scritti, la filmografia, ma pochissime informazioni sulla persona, sul giovane uomo. Nascita fiorentina, qualche relazione con il territorio, ma niente di più.
Si trova invece, guardando il suo lavoro, che si tratta di una persona fuori dal comune, qualcuno disposto ad andare oltre ciò che viene raccontato come verità storica, oltre i dogmi imposti dalle religioni, oltre gli spazi vuoti lasciati dalle teorie accreditate ed accettate. Questo mi ha stimolato a conoscerlo meglio e ad apprezzarlo per la sua vivacità intellettuale. Vediamo se riusciamo a farvelo conoscere meglio Lorenzo, se non come persona almeno come artista e aggiungerei studioso.
FlorenceCity: Chi è Lorenzo Andreaggi, nascita, studi, fede calcistica storica, in pratica a quale colore fiorentino fai riferimento?
Lorenzo Andreaggi: (NdR: L’intervista parte con una risata generale perchè Lorenzo invece che rispondere il proprio colore di appartenenza si gira verso Franco Ciarleglio con aria interrogativa domandando: “Che sono io qua?”)
Franco Ciarleglio, cercando di parlare sulla risata generale di tutti compreso Lorenzo, con aria stupita: “Come hai bisogno di suggerimenti?”
Jacopo Cioni: Confesso, anche io al momento che ho conosciuto Franco ho chiesto lumi se ero azzurro, essendo nato e vissuto in Santa Croce fino a 12 anni, o ero bianco, avendo vissuto e poi lavorato di la d’Arno. Sembra che per nascita sia azzurro anche se io mi sento “celestino”.
Franco Ciarleglio: La fede nel rione la conferisce la nascita e dovrebbe significare appartenenza. In realtà a Firenze è molto meno categorica questa appartenenza, pensiamo a Siena. Nella realtà non è solo la nascita o la residenza a determinare la fede rionale, ma come uno si sente, come è cresciuto, ciò in cui si identifica, da questo nasce la sua fede in termini di calcio storico.
Lorenzo Andreaggi: Da quando Franco mi ha detto che questa zona è azzurra mi sento azzurro anche se la maggior parte della gente che abita qua crede di essere Bianca.
Franco Ciarleglio: Sì, perché la maggior parte delle persone non sa che in realtà questa è una zona azzurra, si sente bianco perché ha sempre saputo che era bianco.
FlorenceCity: Franco ci ha raccontato degli aneddoti su di te, che la tua vena artistica si è scatenata fin dalla tenera età. E’ vero ciò che ci ha raccontato?
Franco Ciarleglio: Si tratta di un ragazzo che io ho definito emergente ma in realtà è un qualcosa di incredibile, ha uno spirito d’iniziativa e capacità notevoli. Quando tutti i bambini giocavano a pallone e si divertivano con i loro amici Lorenzo già stava leggendo, imitava le persone, faceva film. Infatti ha cominciato a 5 anni a recitare.
Lorenzo Andreaggi: Fin da piccino la mia vena istrionica, egocentrica ed esibizionista è venuta fuori e tutto grazie a mio zio Vittorio. Lui tutti i giorni, dalla mattina alla sera, aveva la telecamera in mano e riprendeva tutto. Riprendeva la colazione, i pranzi e le cene. Riprendeva mentre mi lavavo, mentre giocavo, mentre mia mamma o mia nonna facevano da mangiare. Io avevo sempre la telecamera davanti agli occhi, puntata su di me o verso i componenti della famiglia, sarà per questo che son diventato un esibizionista.
Io dal ’90 in poi ho documentata tutta la mia crescita, una memoria storica completa della mia vita e della vita della mia famiglia.
Franco Ciarleglio: Tutto nasce e si sviluppa qui, a Villa del Bandino. Tutte le riprese sono sequenze girate qua dentro o nel quartiere.
Elio Padovano: Perché si chiama Villa del Bandino?
Lorenzo Andreaggi: La villa si chiama villa Bandini, ma in realtà il nome vero è villa del Bandino. Per puntualizzare questa cosa abbiamo fatto realizzare una targa in pietra che è stata esposta fuori del cancello, dove si dice appunto che il nome reale è villa del Bandino. L’origine del nome è dovuto al fatto che la villa è dedicata a Bandino di Bencivenni Baroncelli, cioè il primo capostipite che fece costruire la villa nel 1100.
Franco Ciarleglio: Infatti, interviene Franco, Baroncelli e Bandini hanno lo stesso stemma cioè un fondo bianco con tre bande rosse, stemma che è anche del Rione del Bandino.
FlorenceCity: Lorenzo, dicevi che tutto è cominciato qui a villa del Bandino e per mano dello zio Vittorio, ma tu quando hai cominciato a praticare?
Lorenzo Andreaggi: Tutto è cominciato qui dentro perché anche i miei primi cortometraggi li ho fatti proprio qui dentro la villa, ho cominciato a sperimentare da solo effetti speciali, le riprese a varie sessioni, il montaggio, tutto fatto, ovviamente, con telecamere vecchie. Tutte le riprese, bene o male, le ho fatto tutte qui dentro al Bandino dal 2000 al 2005, dai 10 anni ai 15 anni. Ho realizzato 200 cortometraggi indipendenti, tutti di una decina, massimo quindici, minuti, non di più.
Quando Neri Parenti mi contattò per il film “Amici miei – Come tutto ebbe inizio”, film che si doveva svolgere a Cinecittà io inviai il curriculum scrivendoci che avevo fatto 200 cortometraggi indipendenti. Neri Parenti sicuramente pensò che mi stessi prendendo gioco di lui, che raccontassi una fandonia e mi chiese, per mettermi in difficoltà, di vedere questi cortometraggi. Io non l’avevo tutti e 200 digitalizzati quindi mi toccò fare un grosso lavoro per digitalizzarli tutti. Riuscii a metterne in digitale 130 che ovviamente gli spedii con la promessa di mandargli gli altri. La risposta fu: “Ho capito. Ci sono. Li hai fatti”. Effettivamente lo capisco, è una cosa strana che potessi avere cosi tanti “corti” ed era logico che Neri Parenti non ci credesse.
Gabriella Bazzani: In che occasione hai maturato che la tua passione poteva diventare un vero e proprio lavoro?
Lorenzo Andreaggi: Io ho cominciato a fare teatro a 4 anni, nel ’94, con la compagnia Adelaide Foti, compagnia stabile del Teatro Remis. Con lei ho fatto tantissimi spettacoli, dalla commedia dell’arte al vernacolo fiorentino fino al dramma in generale. Non solo a Firenze, ma anche in Toscana, girandola tutta la Toscana. In seguito ho frequentato la scuola di cinema di Giuseppe Ferlito che si chiamava “Scuola di Cinema Immagina”. Lui ha perfezionato il mio aspetto recitativo, mentre invece la regia l’ho sempre perfezionata, progressivamente, da solo.
Questo perché, bene o male, il regista quando insegna ti insegna la sua regia, mentre invece ognuno dovrebbe, si acquisire le basi, ma poi sviluppare una sua maniera, un suo modo di fare regia.
Attore puoi diventarlo, con lo studio e la pratica, regista no, per la regia devi nascerci regista. Il lavoro del regista lo insegni male, non si può insegnare, ogni regista una sua caratteristica, un suo modo di interpretare e di girare. Tu puoi prendere spunto da un regista, ma poi devi esprimerti direttamente. Per fare il regista si impara più guardando molti film, questo è il modo migliore per vedere come altri hanno sviluppato le loro idee. Soprattutto guardando i film dagli anni 40 agli anni 70, questi sono veramente i film dove impari a fare le riprese.
In seguito mi sono associato con Mario Mariani, che è diventato un mio fido collaboratore ed insieme abbiamo cominciato a creare una vera produzione cinematografica, la “Andreaggi Film”, dove in seguito si sono aggregati Stefania Ciaccheri, Fabio Mandosio e Raffaele Albani.
Con Mario abbiamo realizzato il primo film “I trabocchetti del Bandino” tratto dal mio romanzo I trabocchetti di Bandino edito da Sarnus. Il film lo abbiamo poi proiettato al Marconi riscuotendo anche un discreto successo.
FlorenceCity: Fra i vari ruoli che ricopri, scrittore, cantante, attore, regista, quale ti viene più spontaneo?
Lorenzo Andreaggi: Più facile mi viene la recitazione ed essere dietro la macchina da presa, la regia; diciamo che non mi fido degli altri in questo ruolo. Poi se ci scappa di fare una comparsata mentre dirigo tanto meglio, ma la regia è la mia vocazione.
Ovvio che se poi trovo qualcuno che mi dice: “Vieni a fare l’attore” ci corro subito, non mi pare il vero, il primo amore (e lo è ancora) è stata la recitazione, l’attore in tutte le sue forme, dal dramma al comico. Comunque a stare dietro la macchina da presa, a fare il regista, mi trovo a mio agio, sento che è il mio ruolo.
FlorenceCity: Come regista, fra i film realizzati, quale è stato quello ti è venuto più facile? Quello che ha realizzato con minor sforzo.
Lorenzo Andreaggi: I trabocchetti del Bandino mi è venuto veramente facile nella realizzazione, ma per il semplice motivo che l’avevo già in testa avendo scritto io il libro. Sapevo già che cosa dovevo fare, in pratica, l’avevo già girato più volte nel mio cervello e quindi alla fine mi è venuto molto facile, molto lineare, tranquillo, senza sforzo. Quando scrivevo il libro già mi immaginavo il film, scrivevo il pezzo e già mi immaginavo come, dove e in che maniera dovevo girare la scena, le vedevo già tutte in sequenza. Quindi quando l’ho girato davvero tutto mi è venuto facile. In realtà dovevo solo trovare i luoghi ideali.
FlorenceCity:. I trabocchetti del Bandino. Di cosa parla esattamente?
Lorenzo Andreaggi: I trabocchetti del Bandino racconta la nascita di questo rione. Questo popolo, il popolo del Bandino, il popolo del Paradiso e il popolo dell’Inferno, oggi San Marcellino. Racconta di come si è sviluppato tutto il borgo intorno alla villa del Bandino.
La nascita della prima struttura, la casa del Bandino, che è costruita come casa Torre nel 1000-1100, poi di come si è sviluppa intorno alla casa torre tutto il Borgo. Poi ancora come la casa Torre si trasforma e viene inglobata diventando Villa e poi dal 1300 come nascono i poderi e le case fattorie, le case coloniche e poi tutte il resto, le case dei fabbri, dei contadini, dei muratori.
Questo libro è la storia del borgo, di come nasce e dei personaggi che hanno vissuto nel borgo. Soprattutto ci troviamo la storia quella più medievale, quella che va dal 1000 al 1400, cominciando da Antonio degli Alberti, che è stato il fondatore del Monastero del Paradiso, Ex Convento di via del Paradiso.
Per esempio, si racconta di come Antonio degli Alberti si trovò in una situazione un po’ particolare. Al monastero vivevano i frati e qui in villa del Bandino, per un certo periodo di tempo, ci vivevano delle suore, le suore di Monte Vico. In pratica Esiste un tunnel che unisce villa del Bandino al Monastero, un tunnel che attraversa via del Paradiso gira a sinistra giungendo alla vecchia Corte del Paradiso, poi prosegue all’ex Convento del Paradiso, passando dalla Chiesa dei Moccoli, per poi finire alla villa il Merlo Bianco. Un tunnel segreto che univa tutte queste strutture. In pratica i frati e le monache si incontravano sottoterra, in questo cunicolo, cioè, vi si incontravano in senso biblico.
Antonio degli Alberti si innamora di una ragazza, si intuisce dagli scritti che non doveva essere di nazionalità italiana, una ragazza che a lui si mostra come donna normale, ma nella realtà era una suora. Immaginate quando Antonio degli Alberti scende nel cunicolo e trova colei che ama in atteggiamento, diciamo intimo, con un frate. La collera prende il sopravvento e da fuoco al monastero Del Paradiso.
Nei libri è descritto questo immenso incendio, ma non viene riportato la causa che lo ha scatenato. Nella realtà in alcuni di questi testi, leggendo tra le righe, si ricostruisce l’accaduto che scaturisce da una delusione amorosa di Antonio degli Alberti.
Franco Ciarleglio: In pratica Lorenzo ha letto e spulciato tutti i testi che riguardano la storia di Villa del Bandino e attraverso queste letture ha ricostruito storie che si sono perse nel tempo. Testi che sono depositati presso l’archivio di Bagno a Ripoli, all’archivio Storico di Firenze, all’archivio di Stato e presso l’archivio Niccolini.
FlorenceCity: E’ ancora percorribile questo tunnel?
Lorenzo Andreaggi: Solo una parte, ci sono stati dei crolli e non si può accedere in tutte le aree. Per esempio mio bis-nonno Carlo Masini usò il tunnel per scappare dai tedeschi.
Florencecity: Perché hai dato al libro e poi al film, il titolo “I trabocchetti del Bandino”, perché trabocchetti?
Lorenzo Andreaggi: Trabocchetti perché nella villa del Bandino, descrive Agostino Ademollo scrittore del 1800, nel suo romanzo Marietta dè Ricci, che all’interno della villa del Bandino Giovanni Bandini, sodomita, acchiappava i giovanetti delle case coloniche e sfhitt (NdR: il sfhitt di Lorenzo è accompagnato da un pugno chiuso spinto in avanti, un eloquente gesto del braccio che non lascia adito a dubbi) e poi dopo li uccideva. In pratica mentre li possedeva gli piaceva ucciderli. Quindi Agostino Ademollo scriveva: “Nella villa del Bandino, Giovanni Bandini, fece trovare trabocchetto crudele a diversi giovanetti”. Io mi sono ispirato a questa parola, trabocchetto, e quindi Trabocchetti del Bandino.
FlorenceCity: Parlando di regia cosa ti è rimasto più facile da realizzare e cosa più difficile?
Lorenzo Andreaggi: E’ sempre più facile raccontare ciò che la gente non conosce, trasferisco la mia visione, la mia fantasia, la mia conoscenza. Quello che invece la gente già conosce è più difficile da realizzare perchè questi trasferimenti di cui parlavo trovano già la loro conoscenza, fantasia e visione e quindi il rischio di non piacere aumenta. I trabocchetti del Bandino sono storie conosciute da pochissimi, quindi io dandogli il mio immaginario non mi scontro con quello dello spettatore.
Quando vai a prendere un libro conosciuto, come potrebbe essere anche Annunaki, e presenti il tuo lavoro a persone che lo conoscono bene, affronti spettatori che hanno già costruito il loro film nelle loro fantasie. Spesso rimangono spiazzati perché ognuno di loro si è immaginato quella determinata scena in maniera diversa. L’hanno già girato dentro la loro testa e ti dicono: “no, non mi torna, io quando ho letto il libro mi sono immaginato delle situazioni diverse”. Ecco in cosa risiede la difficoltà nel creare un prodotto su un argomento conosciuto.
FlorenceCity: Allontaniamoci dal cinema, magari ci torniamo dopo. La musica, tu sei anche un cantante e in questo momento stai lavorando con Narciso Parigi, che state combinando assieme?
Lorenzo Andreaggi: Nel 2016 ho scritto insieme a Mario Mariani “Canta Firenze”, uno spettacolo teatrale itinerante, nel vero senso della parola dato che l’ho portato in tutta la Toscana, dove io racconto 15 storie associate a delle canzoni. Tutte le storie, devo dirlo, sono tratte dal libro di Franco Ciarleglio “Il Canto dei Bischeri” libro evoluzione dello “Struscio Fiorentino“, mentre le canzoni sono quasi tutte Edoardo Spadaro, alcune di Carlo Buti, fra cui alcune rivedute e cantate da Narciso Parigi.
Narciso Parigi venne a vedere questo spettacolo e fu lui a contattarmi invitandomi a casa sua, nacque un’amicizia. Anzi, conosciuto bene Narciso, ci siamo organizzati assieme al Comune di Firenze per festeggiare il suo 90° compleanno e poi per conferirgli il Fiorino D’Oro con il Sindaco Nardella.
In un’occasione mi rese onore dicendomi che gli piaceva come cantavo e mi chiese se volevo cantare delle canzoni che lui aveva cantato negli Stati Uniti, poco conosciute in Italia ma famose nelle Americhe. In pratica sono 20 canzoni inedite al mercato italiano. Non si tratta di canzoni fiorentine, sono canzoni melodiche italiane.
FlorenceCity: Sono tutte scritte da Narciso Parigi?
Lorenzo Andreaggi: Dieci sono scritte da lui e dieci sono recuperate da altri autori. Fra le dieci scritte da Narciso Parigi alcune di queste erano state realizzate per Dean Martin, poi per ragioni logistiche Dean Martin non ha potuto cantarle e le ha cantate Narciso Parigi in prima persona. Sono bellissime, sembra di ascoltare le canzoni cantate da Frank Sinatra o Dean Martin negli anni 60.
In pratica è nato questo progetto. Narciso Parigi mi ha fatto conoscere il produttore discografico Sergio Salaorni, è stata messa insieme un’equipe e in questo momento stiamo cercando finanziamenti da parte di aziende e ditte che vogliono associarsi in questo progetto. Una sponsorizzazione interessante considerando non solo il ritorno pubblicitario ma il guadagno derivato dalle royalty. Si prevede di vendere in patria, ma il mercato più confacente è quello internazionale dove la melodia italiana è ricercatissima.
Nel nostro cuore abbiamo la speranza di rilanciare un poco la musica melodica in Italia. Io sinceramente spero di esserne all’altezza, soprattutto all’altezza delle sue aspettative.
FlorenceCity: Effettivamente questo tipo di musica, quella melodica italiana, ha più successo all’estero che in Italia, per esempio artisti come Toto Cotugno o Pupo, che in Italia sono poco considerati, hanno successi incredibili in Russia o in Sud America, se li litigano letteralmente per degli spettacoli. Tu come hai sviluppato la passione per la musica melodica e fiorentina?
Lorenzo Andreaggi: La passione per la musica viene da mia nonna Vilma Masini. Lei aveva l’abitudine di cantare spesso e non scorderò mai le sue canzoni sulla strada per andare al mare. Infatti, ci sono personaggi famosi più all’estero che in patria, fra l’altro anche il nostro progetto comprende anche alcuni VIP che canteranno con me, anzi io canterò con loro.
FlorenceCity: In quanto tempo si svilupperà questo progetto per la realizzazione del prodotto finito?
Lorenzo Andraggi: Dovrebbe essere pronto in circa un anno e come titolo avrà “Italia America e ritorno“. Questo titolo è un doppio senso, da un lato è l’esperienza della vita di Narciso Parigi in quanto lui dall’Italia è andato in America dove ho avuto 40 anni di successi e poi è tornata in Italia. Dall’altro lato è proprio rispetto alla canzone melodica italiana che è nata in Italia si è spostata con grandissimo successo in America e adesso la speranza è di introdurla nuovamente in Italia, in modo che abbia meritato successo anche in patria.
Narciso Parigi all’interno di questo progetto cura la direzione artistica ed è la prima volta per lui non cantare ma occuparsi di altro.
Elio Padovano: In Italia, o meglio a Firenze, Narciso Parigi è famoso soprattutto per l’Inno alla Fiorentina.
Lorenzo Andreaggi: Narciso Parigi quando sente parlare dell’inno alla Fiorentina si sente morire. Lui in realtà ne aveva scritto un altro che si intitolava “I magnifici 11” con parole di Mogol e addirittura musiche di Battisti, ed invece hanno scelto quell’altra.
Florencecity: Parliamo di Anunnaki. Come ti è venuto in mente un film cosi complesso? Meglio, come si è aperto a te questo mondo che in pochi conoscano e studiano?
Lorenzo Andreaggi: Perché fin da piccino, leggendo la storia, mi sono trovato a dei buchi, cioè delle parti della storia che saltavano da un punto ad un altro, senza un filo logico di continuità. Questi buchi, queste assenze di conoscenza rispetto al periodo storico mancante, mi hanno sempre dato fastidio.
Per esempio come mai certe città nascono dal nulla e come mai dalla preistoria, girando una pagina del libro, si passava immediatamente agli egizi. C’era una evoluzione di civiltà, diciamo incredibile, però senza una descrizione storia di questo passaggio di questo cambiamento di questa evoluzione della specie umana.
NdR: Per poter far capire i lettori negli ultimi anni molti studiosi in vari campi, da quello storico a quello religioso passando per quello biomedico stanno studiando nuove teorie sulla nascita ed evoluzione dell’uomo. Alle due teorie, quella religiosa e quella evoluzionistica di Darwin si è unita una nuova teoria che viene definita interventista, cioè ad indicare che nell’evoluzione umana, in più momenti di essa, ci siano state delle modifiche genetiche che l’hanno accelerata. Esistono più pensieri su cosa possa averla accelerata, una delle più studiate è quella in cui altre civiltà più evolute siano intervenute nella modifica del DNA umano e non solo, ma anche fornendo indicazioni tecnologiche nel corso del tempo.
FlorenceCity: La domanda è spontanea, perché questo mondo, questa ricerca, non è conosciuta da molte persone? Ha difficoltà anche ad essere accettata, anche come semplice ricerca storica e quando cerchi di spiegare, specie ai religiosi, oppongono forte resistenza. La cosa incredibile è che tu sei arrivato a riflettere e conoscere questo mondo attraverso la storia, ma altri ci arrivano da altre discipline, come ad esempio dalla politica addirittura dall’economia oppure dalla biologia o ancora dall’archeologia. Tutti però vedono ciò che tu hai descritto molto bene, tutte una serie di mancanze che non vengano spiegate dalle teorie accreditate come vere in quel momento. Vorrei ricordare che quando si dice teoria significa che è probabile, ma non dimostrata.
Lorenzo Andreaggi: Infatti, a me i dubbi nascevano dal fatto che i libri di storia riportavano la presenza di una civiltà in un certo luogo senza spiegare come si era evoluta questa società, priva di una storia antecedente a quel momento e con conoscenze elevate come la musica, la matematica, l’astronomia. Discipline avanzate che non viene spiegano come sono state acquisite, come se la scienza fosse infusa.
Tu vai a leggere i libri di storia e passi dall’uomo della caverna a quello che costruisce la piramide. E nel mezzo? Questa mia curiosità è stata stimolata molto da mio nonno che è sempre stato un investigatore della storia. Ha sempre avuto e letto molti libri sull’astronomia e sulla storia, in particolare sulla storia antica dei Sumeri. Io talvolta mi fermavo nel suo studio e mi confrontavo con questi libri, all’inizio guardando le figure, ma poi leggendo per chiarire i dubbi, dubbi che invece aumentavano.
FlorenceCity: Quindi, la curiosità ti ha fatto arrivare a questo mondo e poi hai approfondito la ricerca, ma cosa ti ha fatto decidere di farci addirittura un film?
Lorenzo Andreaggi: Finito di girare I trabocchetti del Bandino, con Mario Mariani, ci siamo guardati e ci siamo chiesti: “Che facciamo adesso?”.
Io in quel periodo stavo approfondendo l’argomento Annunaki leggendo Zecharia Sitchin. Prima ero passato attraverso i libri di Peter kolosimo, lui è stato un antesignano, è stato il primo, poi ero passato ai libri di Zecharia Sitchin. Lessi tutti i libri di Sitchin fino ad arrivare al “Il libro perduto del Dio Enki” e fu un fulmine a ciel sereno; questo è il prossimo film che facciamo!
La decisione era presa, ma i dubbi cominciarono da subito. Non avevamo proprio idea da dove partire.
FlorenceCity: … e da cosa siete partiti quindi?
Lorenzo Andreaggi: Negli Stati Uniti c’era stato un precedente, un certo John Gress che voleva girare una trilogia di Anunnaki, un film con astronavi megalitiche ed effetti speciali alla Hollywood. Sembra addirittura che il film fu iniziato e poi interrotto e che lui sia sparito. Tutto poi è stato smentito come una enorme bufala mediatica. Ci sono dei trailer del film, però si vede che sono scene di altri film montali in maniera particolare da far sembrare si tratti di un film meraviglioso, ma in realtà non c’è niente dietro o meglio, magari c’è l’idea, ma che non è mai passata ad una produzione.
In pratica si è cominciato a scrivere la sceneggiatura, non tutta, un abbozzo in progresso, varie parti da ricollegare ad altre e sempre con un dubbio costante, dove girare queste scene. Anche perché l’argomento è ambientato tutto nella vecchia Mesopotamia, non è facile trovare delle location adeguate a quel tipo di ambiente. Sia io che Mario Mariani ci siamo accorti che se si stava sempre a pensare dove girare queste scene non si sarebbe riusciti a completare la sceneggiatura, quindi abbiamo detto lasciamo perdere dove le giriamo terminiamo la sceneggiatura, strutturiamo il film, un problema alla volta.
Una volta arrivati ad avere questa sceneggiatura finita il problema si è ripresentato, dove giriamo le varie scene del film? Abbiamo deciso di adottare la stessa tecnica, prima giriamo quelle interne, dove possiamo costruire un set. Infatti le prime scene girate sono state quelle all’interno del laboratorio biogenetico. In pratica in una delle cantine di Villa del Bandino. Abbiamo ricostruito questo laboratorio biogenetico. Abbiamo smantellato la cantina, l’abbiamo dipinta tutto d’oro e l’abbiamo allestita secondo sceneggiatura.
Un allestimento avvenuto in base a quello che raccontavano le tavolette sumere e quindi gli apparecchi che abbiamo realizzato si basavano su questa descrizione. Abbiamo girato tutte le scene che si svolgevano all’interno del laboratorio biogenetico, praticamente 3 mesi di riprese. Terminate queste ci siamo di nuovo guardati, e adesso le scene all’aperto dove le giriamo?
In pratica siamo andati a giro a cercare le sedi esterne più opportune e abbiamo trovato dei posti incredibili, dalle Terme di San Filippo in San Quirico d’Orcia, dove ci sono delle terme naturali bellissime che sembra di essere in Turchia sino alle montagne metallifere di Montieri, vicino a San Galgano, delle montagne rossicce che pare di essere su Marte. Noi, in gergo, chiamavamo i Monti della Luna.
Una delle scene doveva essere girata in un deserto e abbiamo trovato anche il deserto. Vicino a Siena, in Toscana, c’è il deserto di Accona, nel centro delle crete Senesi e li abbiamo girato alcune scene. Vi abbiamo girato la prima scena dove lo scrivendum incontra due pseudo-angeli che gli dicono: “Vieni con noi e scrivi ciò che è successo in questa terra”. Questa ambientazione era perfetta sembrava proprio di essere nella location originale. Pensate ci sono due deserti in Italia, uno in Sardegna e uno a Siena. Due deserti dove da millenni non piove.
Insomma, alla fine abbiamo portato il film a termine in due anni e mezzo girando 3-4 scene al mese,che non sono poche considerando che gli attori erano tutti non professionisti. Questa è una cosa che più volte è stata oggetto di critica, il fatto di usare attori presi dalla strada. Il mio interesse però era cercare persone che avessero un aspetto, una caratteristica fisica che all’interno della sceneggiatura si collocasse correttamente.
FlorenceCity: Il montaggio ha portato a delle difficoltà?
Lorenzo Andreaggi: Tutto il film Annunaki è stato girato muto, senza voci , senza rumori e senza suoni. Abbiamo ri-doppiato tutto dopo. Addirittura tutte le voci che senti nel film sono tutte doppiate da me, tutti con voce diverse. Infatti fra coloro che hanno visto il film qualcuno mi ha chiesto perchè queste voci strane, particolari, talvolta stridenti. Li per li ho risposto che erano tutti attori professionisti del doppiaggio, ma nella realtà ero io e nel farlo ci siamo ispirati ad un caso ufologico storico, il progetto amicizia, dove appunto sembra che gli alieni avessero queste voci stridule, perchè non seguire questo aspetto di sonorità vocale?
Un’altra critica, oltre le voci, è stato il fatto che si aspettavano di vedere dei semidio, personaggi particolari, mentre invece si tratta di tutte persone normali, truccate e vestite secondo storia, ma normali. Abbiamo rispettato il concetto “fatto a nostra immagine e somiglianza“.
FlorenceCity: Il film è già stato presentato?
Lorenzo Andreaggi: La prima proiezione del film è stata al Teatro Verdi nel 2014 poi dopo l’abbiamo proiettato a Roma dove ha avuto ancora più successo che a Firenze. Molta molta gente è rimasta sconvolta perché ci sono delle scene di sesso, per forza necessarie. Non è esplicitamente sesso, ma è ben rappresentato e non poteva essere diversamente dato che nella stessa bibbia sono descritte molte scene di sesso e in maniera molto particolareggiata.
Le stesse tavolette sumere raccontano frequentemente scene di sesso. (NdR Lorenzo ha detto, testuali parole: “trombano ad ogni pagina”. Proprio per puntualizzare la frequenza della cosa). Addirittura ho dovuto tagliare molte di queste scene perché se no realizzavo un film pornografico.
Infine lo abbiamo proiettato in Russia e li ha davvero spopolato, un successo incredibile ed il fatto che ho preso personaggi dalla strada è stato apprezzato tanto che mi hanno definito pasoliniano. Soprattutto Lella Artesia e Giuliana Gamba, due famose registe della RAI mi dissero che sembra di vedere un film di Pasolini. Sinceramente devo dire che sono andato a vedermi dei film di Pasolini, tipo I racconti di Canterbury e il Decameron ed effettivamente queste riprese a spalla di Pasolini, scene semplici, non iper-costruite assomigliano alle mie.
FlorenceCity: Per quale ragione il film non è stato distribuito?
Lorenzo Andreaggi: Perchè mi sono reso conto che tanta gente credeva di venire a vedere un film sugli alieni, con i dischi volanti e i marziani, abbiamo quindi deciso di realizzare prima un docufilm di circa 1h e 40 (il film dura 2h e 20) che fungesse da introduzione, per far capire il senso del lavoro svolto e da dove derivava.
Nella realizzazione del film Annunaki abbiamo conosciuto molte persone dell’ambiente tipo Mauro Biglino, Biagio Russo, Enrico Baccarini, Roberto Pinotti, Patrizia Tasselli e Fabio Borghini. Il docu-film nasce dalla volontà dell’amico Carlo Luigi Ciappetti che mi ha introdotto a queste persone. In seguito le ho contattate tutte e sono andato da loro per intervistarle ed è nato il docu-film dal titolo “Quando gli dei crearono l’uomo“, interviste inframezzate dalle scene del film.
Il docu-film, cioè il documentario, uscirà in DVD ed è importante questo preambolo perché molte persone non conoscono l’argomento e il docu-film ha lo scopo, attraverso fini conoscitori dell’argomento, di spiegare di cosa stiamo parlando. Se uscivo subito con il film rischiavo che la gente mi annoverasse fra i matti, come infatti succede a chi si occupa di queste cose e le racconta senza prima spiegare di che cosa si sta parlando.
Per inciso “Quando gli dei crearono l’uomo” esce in DVD con Uno Editori che è la stessa casa editrice di Mauro Biglino. Dovrebbe uscire in DVD ad ottobre 2018 e certamente faremo una proiezione pubblica.
(NdR: Convengo con Lorenzo che affrontare questi argomenti è difficile soprattutto con un religioso, ma anche con una semplice persona, in prima istanza si ha difficoltà a far comprendere prima e accettare dopo, certe informazioni. Anche uno studioso che si basa sulla semplice teoria evoluzionista darwiniana opporrà una resistenza, talvolta granitica.)
Per puntualizzare il concetto lorenzo ci racconta un aneddoto.
Lorenzo Andreaggi: Quando Proiettai Trabocchetti del Bandino al Manzoni avevo pubblicato il libro circa tre mesi prima.
Molte persone religiose del quartiere conoscevano la trama del libro, ma altra cosa è veder rappresentata la trama sullo schermo. Alcune persone, in particolar modo il vecchio prete di San Piero in Palco, se ne sortì dicendo che questo era un film blasfemo. Addirittura il prete mandò una persona in giro per tutti i negozi del quartiere per sconsigliare di vedere il film. La cosa ebbe in realtà un effetto contrario, nel senso che la gente fu stimolata dalla curiosità e andò vedere film. C’era talmente tanta gente al Marconi che rimasero fuori, cioè non poterono entrare, più di 100 persone mentre nella sala ve ne erano 500.
Questo per dire che anche lo stesso argomento affrontato in un modo o in un’altro ottiene reazioni diverse.
FlorenceCity: Anche in Annunaki ci sono scene di sesso, che difficoltà hanno comportato?
Lorenzo Andreaggi: Ci sono delle scene di sesso anche piuttosto forti e si qualche difficoltà nel girarle l’ho avuta. Per esempio, quando il Dio Enki vuole accoppiarsi con una adamita. Noi giravamo la scena sulla Sieve, proprio sotto il benzinaio. Le persone vedevano muovere le frasche e sentivano parlare e quindi incuriosite si avvicinavano. Io mi rendevo conto che la situazione non era proprio perfetta e al direttore di scena Fabio gli dissi: “se arriva troppa gente te grida -piove- in maniera che io ti sento e ci si può comportare di conseguenza”. Per esempio coprire gli attori ed evitare scandali. Dopo un pochino che ero a girare sento Fabio che incomincia a guidare – grandina – per la moltitudine di persone che stavano arrivando.
Elio Padovano: Per girare le scene di sesso è stato difficile trovare degli attori disponibili?
Lorenzo Andreaggi: Si, è stato difficile, soprattutto difficile perchè gli attori sono persone normali, non professionisti, non persone abituate a spogliarsi in pubblico. Alla fine, con fatica, ho trovato questa persona, una ragazza, che era abituata a farsi dipingere nuda da un pittore e quindi, diciamo, era abituata a stare svestita sotto gli occhi degli altri.
FlorenceCity: Progetti per il futuro?
Lorenzo Andreaggi: In realtà ho già cominciato, a novembre scorso, a girare il mio terzo lungometraggio che si intitola Fiabe Italiane. Il lavoro è tratto dalle Fiabe Italiane di Italo Calvino, di 200 fiabe ne abbiamo scelte 8 ed è quindi un film ad episodi. Un po’ come il Decamerone, finisce una storia e parte quell’altra. Sono fiabe che durano dagli 8 ai 15 minuti l’una. La prima, già girata, è ” Il paese dove non si muore mai”, la prossima fiaba, la seconda, “La storia di Campiano”.
Anche in questo caso giriamo con l’idea di doppiare il tutto, stavolta però tutti saranno doppiatori professionisti e la caratteristica sarà il fatto che ognuna di queste fiabe è in un dialetto diverso. La prima è tutta in bresciano stretto e quindi sarà necessario mettere i sottotitoli perché i non bresciani non ci capiranno nulla.
FlorenceCity: Perchè questa scelta dei dialetti?
Lorenzo Andreaggi: Perché le Fiabe Italiane di Calvino raccontano persone che vivono in campagna, alla fine è un film del dopo guerra e nessuno in queste campagne parlava italiano. Italo Calvino ha scritto queste fiabe, tutte eccezionali, girando tutta l’Italia, nelle zone più agricole e si è fatto raccontare queste favole e fiabe per poi rielaborarle e metterle su carta. Quello che ha puntualizzato Calvino e che io voglio mettere in evidenza, è che tutta questa gente erano persone ignoranti, ignoranti nel senso buono della parola, persone che vivono del proprio lavoro, stufe della guerra, stufe della povertà, persone che si rifugiano nella fiaba per rendere più dolce la propria vita.
FlorenceCity: Passiamo ad altro, per concludere l’intervista. So che esiste un progetto che coinvolge sia te Lorenzo che anche Franco Ciarleglio, la Festa di Gavinana. Raccontateci entrambi qualcosa.
Franco Ciarleglio: Diciamo che questa idea è nata perché mi sono accorto che qui nel quartiere delle botteghe sono in difficoltà e quindi ho pensato che era il caso di fare qualcosa che permettesse alle persone di ritrovare l’unità, la comunità. Dividere in confini il quartiere per fare in modo che questi confini uniscano le persone mettendo in rapporto positivo l’uno con l’altro i vari rioni. Tutto per dare una nuova spinta al commercio, ma anche alle persone stesse, che si potesse formare una nuova aggregazione. L’idea è stata quindi dividere, cioè separare il quartiere in rioni e mettere ogni rione in competizione con l’altro in maniera da creare dei giochi.
Creare una festa da riprodurre ogni anno nello stesso periodo, con tutte le botteghe aperte e con la gente che esce per strada e porta i bambini vedere questi giochi, per creare quella aggregazione che nel tempo è diminuita.
Abbiamo diviso il quartiere in quattro fazioni. Siccome i rioni del quartiere sono otto li abbiamo accoppiati a due a due in maniera da avere quatto fazioni. Sono state allestite anche quattro bandiere di combattimento che uniscono i simboli dei due rioni, le bandiere le ho disegnate io. Il quartiere di Gavinana viene divisa in quattro, cioè i quattro centri abitati del medioevo, i quattro borghetti. Il rione rosso comprende Ricorboli e Villa Magna, quello bianco annovera il Bandino e il Paradiso, quello verde unisce Le lame e La nave a Rovezzano ed infine quello azzurro comprende Badia a Ripoli e Sorgane.
La festa quest’anno si svolgerà il 16 settembre, ma poi negli anni successivi sarà nella penultima domenica di maggio.
Le gare saranno cinque alcune in acqua, alcune a terra e alcune a cavallo, inoltre ci sarà anche una gara culinaria. Tutte le gare si svolgono presso l’Anconella/Albereta ed in palio ci sarà un trofeo in ceramica di Francesco Chimenti. Il trofeo rimarrà in carico al rione che ha vinto per un anno e sulla base del trofeo ci sarà aggiunto ogni anno il nome del rione vincitore in quell’edizione. La settimana dopo le gare il rione vincitore organizzerà una cena dove interverranno tutti i rioni.
Il comitato che ha organizzato la cosa siamo io , Lorenzo Andreaggi e i due Artusi, Luciano e Ricciardo a cui poi si è unito il Presidente di Quartiere Alfredo Esposito e Liliana Fusi.
FlorenceCity: Concludiamo l’intervista, Lorenzo, fai un saluto ai nostri lettori fiorentini!
Lorenzo Andreaggi: Vorrei augurare a tutti i fiorentini che restino uniti e solidali, a quella bellezza che i nostri avi hanno costruito e che non deve essere abbandonata, ma curata, preservata e amata.
Pingback:FlorenceCity-Rivista Fiorentina - QUANTI MOCCOLI IN PARADISO: Recensione