Quando i Priori delle Arti si rinchiudevano insieme alle massime autorità fiorentine all’interno dell’antica Torre della Castagna per deliberare e decidere sui casi più difficili che riguardavano i destini della città e delle rispettive Corporazioni, lo facevano “cum clave”, in conclave, cioè chiusi sotto chiave. Era un modo estremamente pratico per evitare intromissioni o pressioni troppo interessate da parte di politici, facoltosi banchieri e commercianti.
La stessa cosa avveniva nella Roma medievale al momento dell’elezione del nuovo Pontefice quando i cardinali riuniti in un apposito salone, si chiudevano “cum clave” fino a che non si fossero trovati d’accordo sul nome del nuovo Papa. Quella sala, per tradizione, prese il nome di Sala del Conclave. A partire dal 1492 il Conclave si è sempre svolto nella Cappella Sistina.
Ancora oggi il termine “chiusi in conclave” viene spesso allusivamente riferito a importanti riunioni collegiali o di lavoro nelle quali i membri devono prendere importanti decisioni senza venire disturbati.
(da “Adagi ma non troppo” di Franco Ciarleglio, Sarnus Editore)

Franco Ciarleglio
In conclave
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