Il “Vohabolario del vernacolo fiorentino” lo definisce: “Simbolo di oggetto ingombrante e antiestetico. Usato anche per… “Mi hai fatto una testa come un tamburlano”, mi hai rintronato con le chiacchere o col frastuono”
Ecco, ci siamo… ci riconosco quel che di toscano che manca nella definizione standard.
Ma allora, ‘sto tamburlano, cos’è, in definitiva?
Si tratta di un qualsiasi contenitore di forma cilindrica, un volgare “bidone” solitamente di metallo, che sia in grado di contenere qualcosa. Tamburlano, perché la forma che ha ricorda molto un tamburo.
Quando si dice “Mi hai fatto una testa come un tamburlano” il riferimento è al rimbombo assordante che un rumore, un suono, un colpo fanno all’interno di un contenitore metallico, che procura un mal di testa.
Veniamo all’uso pratico, a cosa serviva? Era in pratica l’asciugatrice dei tempi passati.
Un oggetto molto ingombrante, utile sì, ma non poi troppo spesso: per la maggior parte del tempo era un impiccio, ed infatti il tamburlano, nell’accezione popolare, ha assunto il significato di cosa ingombrante, poco pratica, che occupa un sacco di posto. Era costituito nella parte inferiore da uno scaldino o un braciere e in quella superiore da una rete di fili di ferro o da una lamina bucherellata su cui si stendeva la biancheria da far asciugare.
Non posso assicurare sulla profumazione del bucato, ma sicuramente si poteva già parlare di green economy.
Grazie per questa spiegazione. Qualche volta ne ho sentito parlare da mio padre, ma se questa era la sua funzione, sicuramente era nominato a sproposito.
Piacevole la spiegazione del significato del nome : tamburlano. IO lo conoscevo solo come oggetto ingombrante , invece aveva una sua funzione per asciugare i panni bagnati.