Fuori Porta San Frediano venne costruita nel 1842 la “Fonderia di ferro di seconda fusione”, o Società Anonima Fonderia del Pignone, dal nome del rione, lungo la riva sinistra dell’Arno.
Lì vicino esisteva un antico porto (lo scalo dei navicelli) che veniva utilizzato, prima della costruzione della Stazione ferroviaria Leopolda, per il carico e lo scarico delle merci tra Firenze e il porto di Livorno.
Inizialmente la Fonderia del Pignone realizzò vari oggetti di arredo urbano e privato, molti dei quali artisticamente pregevoli. A Firenze e molte altre città italiane è facile incontrare lampioni, tombini, fontane dove in un angolo si può ancora leggere “Fonderia del Pignone”.
Tutto nacque dalla capacità imprenditoriale di Pasquale Benini che a Lastra a Signa aveva una fabbrica di cappelli di paglia; quando si avvide che questa attività stava entrando in crisi a causa della concorrenza spietata, non si perse d’animo ed iniziò a diversificare le sue attività, investendo nella metallurgia.
Nel 1856 l’officina meccanica della Fonderia realizzò, sotto la guida dell’ingegnere Pietro Benini, il primo modello del motore a scoppio seguendo il progetto di Padre Eugenio Barsanti e Felice Matteucci, entrambi toscani, sviluppando negli anni seguenti prototipi a uno e due pistoni adatti per impiego fisso al posto di motori a vapore.
I due scienziati realizzarono un motore a due cilindri che sviluppava una potenza di cinque cavalli vapore. Non mi addentro in spiegazioni più approfondite, non avendone le competenze tecniche, ma gli appassionati potranno agilmente trovare dettagli tecnici in rete.
Oltre ad essere stato costruito a Firenze, anche il suo primo utilizzo pratico avvenne nella nostra città: nelle officine della Stazione Ferroviaria Maria Antonia il motore a scoppio viene utilizzato per azionare un trapano ed una cesoia.
La notazione più rilevante, tra l’altro, è che tuttora le auto funzionano con un motore a scoppio che, con le dovute migliorie ed ammodernamenti frutto del progresso scientifico, è in pratica identico a quello realizzato al Pignone nell’ottocento!
Volendo addentrarsi nel particolare, possiamo notare che il motore a scoppio di padre Barsanti funzionava ad idrogeno; solo di recente l’utilizzo di questo gas è stato riscoperto e presentato al mondo come una soluzione rivoluzionaria, mentre già nel 1853 i nostri due scienziati avevano depositato presso l’Accademia dei Georgofili un documento che illustrava il funzionamento del motore che utilizzava la combustione del gas per produrre forza motrice.
Mi concedete a questo punto di dire che i toscani hanno sempre una marcia in più..???
Però! Ecco questa non lo sapevo! Si in Toscana ci sono stati molti cervelli, qualcuno c’è ancora, ma direi piuttosto che in tutta la nostra Italia ci sono cervelli attivi e volendo allargarsi anche in Europa ci sono cervelli attivi e in tutto il mondo ci sono cervelli molto attivi, tranne in quegli Stati che scatenano le guerre…….
Pingback:FlorenceCity-Rivista Fiorentina - Lo Struscio Fiorentino Sabato 20 aprile 2024: Camposanto dei Pinti