Anche Firenze, non soltanto Siena, vantava una lunga tradizione nelle corse dei cavalli. Tutti o quasi ormai conosciamo il Palio dei Cocchi e il Palio dei Barberi, se ne è parlato in più occasioni.
Ma forse nessuno conosce il Palio di San Barnaba.
L’undici giugno del 1289, giorno di San Barnaba, le milizie fiorentine vinsero a Campaldino. Da quel momento San Barnaba venne considerato uno dei protettori della Repubblica e per onorarlo venne edificata la chiesa di San Barnaba in Via Guelfa.
A ricordo dell’evento, la facciata della chiesa è adorna, sopra il portone d’ingresso, di tre stemmi, ricavati a sbalzo nella pietra dello stipite: quello del Comune, quello del “popolo” e quello della parte guelfa. I tre corrispondono, rispettivamente, al tradizionale giglio, alla croce, e all’aquila.
La chiesa di San Barnaba è notevole, per due insigni opere d’ arte: la pala di San Barnaba, dipinta dal Botticelli, oggi agli Uffizi; la robbiana raffigurante la Madonna con Bambino, posta nella lunetta sopra il portone d’ ingresso.
La terracotta reca in basso la seguente scritta in latino: “Sub gubernatione artis aromatarium” riferita al fatto che la chiesa era patronata dalla Corporazione dei Medici e degli Speziali, ovvero la manutenzione di questi edifici avveniva grazie a contributi in denaro degli appartenenti delle corporazioni, e ad ogni corporazione erano affidati determinati monumenti.
L’undici giugno di ogni anno veniva corso il Palio di San Barnaba. Il Palio era di panno scarlatto e la spesa per realizzarlo doveva essere di 20 fiorini d’oro. La partenza avveniva dal Ponte sul Mugnone, come per altri Palii: infatti questo ponte, da cui prendevano le mosse i Palii, si chiamò sin da allora Ponte alle Mosse.
I cavalli percorrevano via il Prato, Borgognissanti, Via del Parione, Via Porta Rossa, Via della Condotta e terminavano la loro corsa in Piazza Sant’Apollinare, l’attuale Piazza San Firenze.
Mi è piaciuta la storia si San Barnaba.