Premetto subito una cosa: io, purtroppo, all’Universale non sono mai stata ed è una delle cose che non mi perdono. Quello che vi farò quindi, è solo un resoconto con le testimonianze trovate sul web, e con alcuni degli aneddoti ormai entrati nella leggenda di questo locale.

L’Universale venne aperto nel dopoguerra, fu uno dei primi cinema a Firenze ad intraprendere l’attività dopo gli anni bellici: con poche lire la gente poteva entrare e ricominciare a sognare un futuro, guardando le pellicole hollywoodiane.

Ben presto però la connotazione di “cinema” cominciò ad andargli stretta, andare all’Universale era un’esperienza di vita. La sala del cinematografo era uno spazio pubblico, sovente teatrale, ma anche di lotta sociale e politica. Si racconta che la polizia vi facesse spesso capolino, per vedere cosa stava accadendo. Era un luogo di aggregazione, in cui si potevano trovare svariate fasce sociali, dalla casalinga all’operaio, dallo studente al politicante.

Come cinema chiuse nel 1989, rinascendo come discoteca fino al 2007 quando, a seguito di polemiche di vario tipo, chiuse definitivamente. Attualmente, lo spazio è stato trasformato in unità abitative.

Ma torniamo a parlare del mitico cinema. Il film non era l’attrattiva principale, il vero spettacolo era il pubblico. La sala di proiezione per il pubblico era “casa”, e tutti si sentivano liberi di urlare, far festa, lanciare di tutto, commentare ad alta voce cosa stava accadendo sullo schermo e, perché no, anche qualche poltroncina più in là. Lo schermo era macchiato per via delle lattine di birra che la gente vi lanciava contro.

La donna alla biglietteria veniva spesso raggirata e la gente facilmente riusciva ad entrare senza pagare. In sala c’era sempre nebbia fitta: all’Universale era permesso, anzi quasi doveroso, fumare… e non soltanto sigarette! Nelle ultime file c’era chi, impossibilitato a vedere oltre la cortina di fumo, si dilettava a giocare a pallone. D’estate, il locale era dotato di impianto di climatizzazione; venivano infatti aperte le porte ed entrava aria fresca. A volte accadeva che, oltre al fresco, entrassero altre cose, ad esempio un piccione che continuava a dare capocciate sullo schermo di proiezione.

Penso fosse l’unico cinema in cui i film venivano proiettati “a richiesta”: gli spettatori, in cassa, dicevano quali volevano vedere ed i primi dieci della “classifica” venivano proiettati. Di aneddoti se ne raccontano a palate e, se gli ex frequentatori ne avranno voglia, potranno aggiungere nei commenti le loro testimonianze; sembra che non vi fosse sera in cui non accadesse qualcosa, quasi sempre di esilarante.

Impossibile non ricordare il leggendario ingresso della Vespa in sala, un paio di giri attorno alle poltroncine con pubblico osannante e tanto di impennata davanti alla prima fila: nessuno con precisione può dire chi sia stato l’autore del tanto acclamato gesto, ci sono perlomeno una decina di attribuzioni; forse il vero pilota non è neppure tra questi.

Doveroso il richiamo al neologismo coniato in occasione di “Ultimo tango a Parigi”, quando dalla sala, in direzione di Marlon Brando, si levò quel “abburracciugagnene” diventato quasi un grido di guerra in tutta Firenze, in quel periodo. Al di là della scena del film, veniva usato ed abusato in qualsiasi situazione! E molti, forse, neppure ne conoscevano l’origine.

Quando venivano proiettati film musicali, in sala si ballava, si pogava; se il film era lievemente più romantico, in sala si pomiciava.

Ogni sera una media di trecento persone varcava la soglia di quel cinema; sembra che una volta, per più di una settimana, venne lasciata fuori la stessa locandina, mentre il film che veniva proiettato era diverso. Alla domanda posta da uno spettatore, la risposta fu: “Tanto un se n’è accorto nessuno”. Il film era solo una scusa per entrare, in realtà quello che contava era il clima di festa, di amicizia, di allegria da cui la sala era pervasa. Gli spettacoli cui si poteva assistere erano davvero inimmaginabili, sempre diversi, irripetibili.

Una volta un tizio riempì la sala di piccioni, durante la proiezione di “Birdy, le ali della libertà”. In un’altra occasione in sala suonò una campana. Trombe da stadio sottolineavano momenti piccanti del film “Miranda”. Notevole anche la volta in cui ai Falciani venne fatta incetta di rospi, che vennero poi riversati in sala, scatenando un putiferio. I lanci di lattine, di lupini, di scarpe, di semi di zucca ciucciati e, anche, il lancio di qualche spettatore sul palco, fanno parte della storia.

Oltre alla famosa Vespa, c’era chi entrava in sala con il Ciao o con la bici, risolvendo ogni problema di parcheggio. Durante un film western, qualcuno pensò bene di sparare un colpo con una pistola giocattolo: da lì ci fu una gara a chi riusciva a creare uno spettacolo nello spettacolo. In sala entravano petardi, racchette da tennis, chitarre… di tutto e di più.

Dopo il secondo scudetto della Fiorentina, all’Universale arrivarono i gruppi legati ai Viola. “Fuga per la vittoria” diventava così un Fiorentina-Juventus. Mentre veniva proiettato “Highlander”, Christopher Lambert incontra un amico di colore e gli chiede: “dove sei stato?”… la risposta arrivava immancabilmente dalla sala: “A Follonica, e senza ombrellone”. Qualcuno racconta di un uomo che urlava per la sala: “Hascisch che rimbambisc, accattatelo sinnò finisc”, alla stregua del venditore di cocco sulle spiagge…

All’Universale venivano anche fatte le assemblee scolastiche dove, tra gente che si rollava una canna, gente che amoreggiava, c’era qualcuno che tentava di intavolare un discorso, prontamente interrotto dalla musica degli Inti Illimani. Appena in sala si spegnevano le luci, la tradizione imponeva urlare commenti ironici, ancor prima che lo schermo si illuminasse.

Ed il giorno in cui quello schermo è rimasto spento, quando l’Universale ha chiuso, è stato un lutto cittadino, per coloro che abitualmente lo frequentavano e per quelli, come me, che ne avevano soltanto sentito parlare, ripromettendosi di andarci, prima o poi… Quel poi che purtroppo non è arrivato mai.

Gabriella Bazzani
“IL” mito fiorentino: Il Cinema Universale
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4 pensieri su ““IL” mito fiorentino: Il Cinema Universale

  • 4 Gennaio 2024 alle 20:39
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    Negli anni 60 l’universale nn era certo quello descritto poi è degenerato i miei ricordi sono di pomeriggi tranquilli passati al cinema

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  • 20 Febbraio 2023 alle 0:47
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    Sono stata all’Universale da bambina qualche volta e mai ho visto ciò che è stato descritto e ribadito. Andavo in genere il pomeriggio o la sera dopocena, specialmente nei giorni festivi. Mio padre se avesse saputo che in quel cinema avvenivano cose del genere, non mi avrebbe mai permesso di frequentarlo, anzi lo avrebbe fatto chiudere, era un maresciallo dell’Interpool.

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  • 16 Febbraio 2023 alle 9:58
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    Ho vissuto quegli anni all’Universale ed era piu o meno così… si gridava le peggio battute in dialogo con i protahonisti dei film ed era una cosa unica e troppo divertente… le canne non si contavano e tutto quanto raccontato… che cosa unica che e stata l’Universale dei nostri anni 80….

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    • 20 Febbraio 2023 alle 18:29
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      Io con la mi mamma e s’andava all’universale spesso, parlo degli anni 50 i cine che frequentavavo abitando in via Dell’orto 17 ( dove sono nato) gli erano appunto l’universale il Fulgor e l’Eolo, ma delle storie soprascritte non me ne ricordo

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