Il giogo è bello quando dura poco, questo è il secondo libro di Riccardo Lupino, il primo lo abbiamo recensito a questo LINK.
Per chi non conosce Riccardo l’è quello dei Duova , ci abbiamo scritto anche un articolo: “Duova, divertenti e immersi nell’ironia fiorentina“.
Il link per comprare il libro? Questo: LINK, ma vi consiglio di partecipare ad una delle presentazioni, almeno ve lo fate autografare!
Questa volta Riccardo Lupino ha vergato un romanzo dove si confrontano due personaggi. Il primo è Saverio un manager di una grossa ditta di packaging di Milano. Packaging, cioè produzione o vendita di scatole, dell’involucro, di ciò che contiene ma non è sostanza.
L’altro personaggio è Mario, un contadino vecchia maniera, non solo legato alla campagna, ma innamorato del rapporto uomo natura secondo ancestrali rigori di coltivazione e allevamento. Il rapporto diretto con la natura che niente ha a che vedere con la coltivazione o l’allevamento intensivo.
Saverio durante un viaggio di lavoro si ritrova con il telefono scarico, niente comunicazioni, niente navigatore, niente possibilità di ricerca. Si perde nelle campagne toscane. Non solo si scarica il telefono, ma anche l’auto elettrica su cui viaggia lasciandolo inesorabilmente, non solo perso geigraficamente, ma anche smarrito.
E’ in questa circostanza che conosce Mario il quale, vistolo in difficoltà, lo ospita a casa sua. Qui nasce il confronto di due mondi. Un confronto tra ricchezza materiale e comodità verso una vita di sostanza e libertà spirituale (e non solo).
Un confronto più volte impietoso ma che mette in evidenza la differenza fra apparenza e sostanza.
Credo che Riccardo sia riuscito, come nelle sue canzoni, a metterci di fronte all’aspetto reale di questa nostra società, una società che ci obbliga a portare un giogo sulle spalle che è ben più pesante di quello ad uso contadino.
Un giogo che è diventato ogni giorno più peso e che siamo talmente abituati a portare da non farci più caso.