Quando si parla di campanili pendenti in Toscana il pensiero va subito a piazza del Duomo a Pisa e al campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta, costruito tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo, la cui pendenza fu dovuta ad un naturale cedimento del terreno durante la sua realizzazione. Sempre a Pisa la torre della chiesa di San Michele degli Scalzi sembra quasi sul punto di crollare tanto risulta inclinata e così quella ottagonale della chiesa di San Nicola che risale all’ XI secolo. Sempre in Toscana, a Figline Valdarno, vicino al Palazzo Pretorio, in piazza Marsilio Ficino, c’è una torre merlata con una notevole pendenza dovuta al franoso terreno argilloso sul quale è stata costruita. Anche Firenze prima del 1889, cioè avanti al “risanamento del centro della città”, che portò alla totale eliminazione della zona del Mercato Vecchio e del Ghetto ebraico (oggi piazza della Repubblica), aveva il suo campanile pendente.

Tra via Calimala e via Pellicceria nel cuore della vita cittadina, dove si svolgevano le principali attività artigianali dell’ Arte della Lana e dell’ Arte dei Vaiai e Pellicciai, c’era la piccola piazza di Sant’Andrea all’Arco. Era chiamata comunemente piazza del lino perché qui sorgeva imponente la residenza quattrocentesca dell’Arte dei rigattieri e linaioli, accanto alla quale svettava l’alta torre che era stata un tempo di proprietà della potente famiglia degli Ubaldini. Una piazza anche molto animata, vivace , con tante botteghe artigianali e dove per tanto tempo in una delle case dei Catellini fu attiva l’osteria di Sant’Andrea, molto frequentata da fiorentini e stranieri e ricordata anche dal fisico e astronomo Galileo Galilei (Pisa 1564 – Arcetri 1642) nella poesia “Capitolo contro il portar la toga”.

Su questa piazza si affacciava l’antica chiesa di Sant’Andrea all’Arco, da cui prendeva il nome. Un documento risalente all’ anno 852 ne attestava già l’ esistenza insieme all’attiguo monastero per nobili fanciulle, il primo in Firenze, fondato dal vescovo Ardingo . Fu tra le prime 34 parrocchie della città e dipese sempre dal Capitolo fiorentino. All’ atto della demolizione ottocentesca l’edificio, da tempo utilizzato solo come oratorio o luogo di riunione di confraternite, aveva ancora addossato al fianco settentrionale un campanile pendente. Era l’unica torre campanaria in Firenze che presentasse una profonda inclinazione. Su una base quadrata si ergeva un primo piano chiuso ai quattro lati , sepolto nel suolo, mentre i piani superiori, coperti di intonaco imbiancato, presentavano aperture di diversa forma: finestre monofore al primo piano, al secondo e al terzo bifore con colonnine al centro e al quarto piano, al posto di colonne centrali, vi erano piccoli pilastri. Ogni piano era separato dall’altro da una cornice che nell’ aspetto ricordava il becco di una civetta. I primi due piani risalivano al nono secolo e posteriori gli altri due, edificati tra il XII ed il XIII secolo. Era privo di campane e già da tempo in disuso, non più utilizzato perché pericolante e inagibile.

Quando intorno al 1750 il Capitolo fiorentino restaurò la chiesa di Sant’Andrea in stato di degrado, fu infatti costruito un nuovo campanile a vela all’estremità della parte orientale dell’edificio che, al momento della demolizione, era il solo fornito di campane. Nello specifico non si conoscono le cause che determinarono la pendenza dell’antico campanile. Lo scarso assestamento del terreno fece la sua parte: la chiesa, il monastero e la torre risultarono costruiti sulle fondamenta di una antica casa romana. Gli incendi, che nel medioevo colpirono l’antico centro della città, danneggiarono più volte questo edificio. L’esplosione del 1232 bruciò le vicine case de’ Caponsacchi e di altre famiglie, provocando la morte di 22 persone. ll fuoco veniva usato in diversi mestieri e in alcune attività quotidiane e tutto questo avveniva in vicinanza di edifici realizzati in legno e in prossimità di materiali facilmente infiammabili, come panni di lana, pelli, pellicce conservati ed accatastati nei numerosi fondachi fiorentini.

Uno dei momenti più drammatici avvenne poi nel giugno del 1304, quando, durante le guerre tra fazioni, Neri degli Abati, priore di San Pier Scheraggio , appiccò per vendetta il fuoco ad alcune case fra Orsanmichele e Calimala, mandando in rovina il nucleo vitale della città commerciale e mercantile e con conseguenze gravissime per le persone e per edifici civili e religiosi. L’incendio scoppiato successivamente nel 1601 danneggiò molti stabili proprio nel tratto fra la chiesa di Sant’Andrea e il Mercato Nuovo. Non solo incendi, ma anche terremoti colpirono quella parte della città. Nella notte del 28 settembre 1453 ci fu una scossa talmente forte che perfino Piero, figlio di Cosimo dei Medici, a letto ammalato, dalla paura si fece trasportare dal palazzo di via Larga ( l’ attuale palazzo Medici Riccardi) nell’orto di San Marco. Questi e tanti altri eventi calamitosi saranno stati causa della pendenza del campanile di sant’Andrea, di cui oggi non rimane più alcuna traccia. La decisione di “risanare” il centro città per dare un assetto “più moderno” alla città portò negli anni Ottanta dell’Ottocento all’abbattimento di tutta la zona densamente edificata del Mercato Vecchio e di tutti quei luoghi storici e caratteristici, come appunto piazza Sant’Andrea con la sua chiesa e il suo antico e unico campanile pendente.

Marta Questa
Il campanile della chiesa di Sant’Andrea
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