La Signoria fiorentina aveva intrapreso ottimi scambi commerciali con l’Oriente ed il “Soldano di Babilonia” nel 1487 decise di inviare a Firenze un ambasciatore che recasse con sé magnifici doni per Lorenzo, in segno di pace ed amicizia.
Dalla Porta a San Frediano entrò un corteo esotico che incuriosì tutto il popolo fiorentino; c’erano splendidi cavalli di razza, i cavalieri indossavano dei candidi caffetani ed in testa avevano magnifici turbanti. Sempre nel corteo, a seguire, sfilavano le concubine con ipnotici occhi scuri, e gli schiavi.
In piazza della Signoria venne allestita una sontuosa cerimonia: era il 18 novembre 1487. L’arengario di Palazzo Vecchio era stato addobbato con coloratissimi e preziosi drappi, e proprio lì erano seduti i Signori ed i cittadini illustri, insieme all’ambasciatore.
Questi, con l’aiuto di un interprete, presentò alla città i doni che recava con sé: si trattava di un magnifico esemplare di leone addomesticato, di pecore, capre, montoni e un cavallo da corsa. L’animale che però più di ogni altro suscitò curiosità e destò ammirazione tra la folla fu la giraffa, che richiamò subito l’attenzione dei fiorentini.
Quando la videro rimasero a bocca aperta, tanta era la “stranezza” di questa bestia, che “era sette braccia alta, e ‘l piè come ‘l bue” e talmente mansueta da poter prendere una mela dalla mano di un bambino e “tutti ne facevano le meraviglie, poiché era molto bello e piacevole animale”.
A questo inusitato animale venne attribuito il nome di “camelopardo”, per via della sua somiglianza con il cammello nella struttura e col leopardo nel manto. Soltanto ai tempi dell’antica Roma in Italia si era visto un tal animale e divenne per tutti una vera e propria attrazione.
Al camelopardo i contadini offrivano verdure e frutta, “poiché tutto mangiava e metteva il muso nelle ceste”. La curiosità era talmente grande che nelle belle giornate di sole si dovette addirittura portarlo a passeggio per le strade, e la gente seguiva il grande animale in una specie di processione alquanto particolare. La Signoria Medicea dette ordine addirittura di portare la giraffa anche nei monasteri, per poterla far vedere anche alle suore di clausura che, loro pure, erano state contagiate da inarrestabile curiosità!
Lorenzo fece portare gli animali ricevuti in dono, camelopardo compreso, nella tenuta delle Cascine di Tavola. Qui fece realizzare una particolare stalla riscaldata, così che il camelopardo potesse affrontare il rigore invernale. Nonostante le attenzioni riservategli da Lorenzo e da Firenze tutta, il camelopardo non ebbe però lunga vita; nel gennaio del 1489 la povera giraffa rimase con la testa incastrata tra le travi della stalla, per tentare di liberarsi si agitò, si spezzò il collo e purtroppo morì.
Quella regalata al Magnifico non fu l’ultima giraffa vista a Firenze; il Granduca Leopoldo II ricevette in dono dal Vicerè di Egitto una giraffa verso il 1830; anche questo animale non fu molto longevo, infatti morì dopo diciotto mesi.