A Firenze, nel 1400, l’Arno era importantissimo anche come via d’acqua, sulla quale si faceva viaggiare qualsiasi tipo di merce, compreso il legname che proveniva dal Casentino e il marmo, che arrivava da Carrara. L’unico problema che si poteva riscontrare, era la lentezza con cui i trasferimenti avvenivano, rispetto alla velocità richiesta dai committenti per portare a compimento le loro opere.
Anche Filippo Brunelleschi era investito da questo problema, aveva bisogno di sveltire i lavori di costruzione della cupola del Duomo, poiché se non avesse rispettato certi tempi, sarebbe incorso in multe salate. Capitava che dovesse interrompere per giorni i lavori, aspettando che alla porticciola d’Arno arrivasse il naviglio che trasportava il materiale da lui ordinato, e questo non era più tollerabile per il nostro grande architetto.
Un uomo del suo ingegno, non mise tempo in mezzo ed inventò un battello meccanico mosso da grandi ruote a pale, che aveva il grande vantaggio di accelerare il trasporto dei marmi carrarini dalla spiaggia di Carrara fino allo scalo fluviale di Ponte a Signa; Pippo era convinto «di poter facilmente, in ogni tempo, trasportare mercanzie e carico sul fiume Arno e su ogni altro fiume e “acqua”, a costi minori che quelli praticati al tempo e con altri vantaggi per i mercanti e altri soggetti interessati».
Era in pratica una grande chiatta con un sistema propulsivo ad eliche, la prima imbarcazione che si muoveva con energia trasmessa in modo meccanico, era una vera e propria innovazione tecnologica e doveva soprattutto servire a lui, direttamente, per trasportare, da Pisa a Signa, il marmo di Carrara occorrente per la realizzazione del Duomo di Firenze.
Fino ad allora la merce aveva viaggiato tramite gli scafaioli, che risalivano la corrente a remi o con l’aiuto di pertiche, e con costi molto elevati. Il nome che il grande Pippo volle dargli era piuttosto originale: lo chiamò Badalone.
I badaloni erano quei grandi leggii che si trovavano nelle chiese o nelle sacrestie, ma sembra che nella tradizione popolare fiorentina avessero anche il significato di “grosso, grande e grullo”. Poiché poteva trasportare blocchi di marmo del peso di tre tonnellate, si suppone che in effetti si trattasse di una struttura di una certa imponenza.
Come suo costume Ser Pippo, temendo che altri gli copiassero il progetto, non ha lasciato nessun disegno, e pretese anzi che l’Opera del Duomo gli rilasciasse un contratto, che può essere definito il primo brevetto della storia.
Il Badalone partì da Pisa nel maggio del 1428, carico di blocchi di marmo. Nei pressi di Empoli, finì la sua navigazione, con uno spettacolare spiaggiamento e la sua carriera ebbe fine praticamente ancor prima di cominciare.
Probabilmente, fu una manovra azzardata a far arenare il battello; del resto, l’Arno non è il Nilo, e le possibilità di navigarlo, con carichi pesanti e in certi periodi dell’anno, sono molto ridotte. Insieme al Badalone naufragò anche il progetto del Brunelleschi, benchè anche Leonardo da Vinci in seguito si interessò molto a questo ed altri progetti del grande architetto fiorentino, soprattutto per ciò che riguardava i principi di meccanica applicati da Ser Pippo.
Del Badalone, come detto, non esistono disegni o progetti, ma esiste un modellino realizzato negli anni ’80 che si suppone possa riprodurre in modo piuttosto somigliante il battello.