I muri del centro antico di Firenze sono pieni di testimonianze storiche ed artistiche: stemmi, tabernacoli, lapidi… In questo articolo parliamo brevemente di un elemento abbastanza comune del panorama urbano fiorentino, i cosiddetti “pietrini”, che è possibile osservare su molte facciate degli antichi edifici delle vie del centro.

A differenza dei “sanpietrini” romani, che prendono il nome dal Santo Apostolo (o meglio dalla piazza vaticana a lui intitolata) quelli fiorentini hanno un nome che non ha niente a che fare con il Santo martire, ma è un diminutivo che significa semplicemente “piccola pietra”. In effetti di questo si tratta: di pietre di piccole dimensioni lavorate a rilievo su cui è presente un’immagine e, quasi sempre, un numero. La maggior parte delle persone vedendoli pensa che si tratti di antichi numeri civici, ma in realtà non è così: a Firenze la numerazione civica degli edifici fu infatti introdotta solo nel 1808 dal governo Napoleonico, ed una delle poche tracce di questa numerazione la si può ancora vedere al n. 7 di piazza Pitti. L’attuale sistema dei numeri pari e dispari (e dei “rossi”, che esistono solo a Firenze e tanta confusione generano in turisti e forestieri) fu adottato a partire dal 1862, in epoca postunitaria. A chi volesse approfondire il tema consiglio la lettura del bel saggio di Maria Venturi “Firenze da i numeri” (A.P. Archivi, Collezioni Storiche e SDIAF, 2019).

Anticamente invece gli edifici non avevano civico ma erano identificati dal nome della via o meglio del “canto.” Molto spesso anche le persone, oltre che col nome di famiglia, venivano identificate col toponimo presso cui vivevano, come ad esempio, tanto per citarne uno, l’arguto sagrestano dei padri Serviti detto “Mariano del canto alle Macine”: il quale, ci narra Vasari nelle vite, convinse il mite Andrea del Sarto ad affrescare le storie di S. Filippo Benizzi nel chiostrino dei voti per una cifra ridicolmente bassa.

Ma dunque a cosa servivano questi “pietrini”? Il loro scopo era quello di identificare l’ente o l’istituzione che era proprietaria del fabbricato attraverso lo stemma (oggi diremmo “il logo”) della stessa, mentre il numero corrispondeva al progressivo col quale l’immobile era annotato nel “Registro delle possessioni”, ovvero il registro cartaceo in cui erano censiti tutti i possedimenti dell’istituzione. Quindi, tanto per fare alcuni esempi: se vedete un pietrino con un cherubino significa che si trattava di un edificio di proprietà del Capitolo della cattedrale, il cui simbolo era appunto il cherubino (testa di angioletto con quattro ali); una “gruccia” da infermo ci segnalerà che trattasi di un edificio a suo tempo facente parte dei possedimenti dell’ospedale di S. Maria Nova (che è tuttora attivo dopo oltre sette secoli e conserva nel proprio “logo” il simbolo della gruccia); l’aquila che artiglia il “torsello” (balla di lana grezza) indicherà, ovviamente, che l’edificio era proprietà dell’arte di Calimala… E così via.

Molti degli edifici del centro erano proprietà di enti ecclesiastici, di istituzioni religiose, di corporazioni, alle quali spesso giungevano tramite lasciti testamentari. Queste proprietà venivano affittate a semplici cittadini per usi abitativi e produttivi, dietro pagamento di un canone annuo. Uno di questi inquilini illustri, come ci ricorda Maria Venturi nel già citato saggio, fu Galileo Galilei, che visse ancora bambino per circa un anno in via della Chiesa, in una casa che il padre Vincenzio aveva preso a pigione dall’Ospedale di Santa Maria Nuova, “in cambio di quindici fiorini all’anno e di una coppia di capponi da consegnarsi per carnevale”!

I pietrini, solitamente murati in facciata al livello del primo o secondo piano, talvolta inseriti nelle chiavi di volta dei portali, sono per lo più di forma rettangolare, rotonda o ovale, con o senza cornice, con lo stemma realizzato a rilievo (o a graffito) ed il numero, se presente, in caratteri arabi o romani al di sotto dello stemma. Alcuni, pur nella loro funzione prettamente pratica, sono di pregevole fattura, sicuramente realizzati da valenti artigiani.

Sebbene se ne possano vedere ancora diversi nel centro storico, purtroppo molti sono quelli andati perduti nei vari lavori di rifacimento delle facciate succedutisi negli anni. Eppure basterebbe un po’ di attenzione nel lasciare in sede – e non dipingere o coprire – queste interessanti testimonianze del passato che fu!

Di seguito riportiamo un breve repertorio fotografico di pietrini, con la descrizione e l’ubicazione. Dove non diversamente indicato le foto sono dell’autore.

Pietrino ovale dello Spedale di S. Maria Nova, col tipico stemma con la gruccia (che ricorda la croce del Tau), posto nella chiave di volta di un portone. Al di sotto, molto consunto, si intuisce ancora il numero (91?)

Via San Zanobi 89r

Pietrino rettangolare ad altorilievo con lo stemma del Capitolo della Cattedrale (un Cherubino) recante due diversi numeri romani (26 – 25)

Via Guelfa 48

Pietrino rettangolare con lo stemma dell’Arte della Lana (l’Agnus Dei). Senza numero. Purtroppo è stato verniciato in giallo, in occasione della ridipintura della facciata, alterandone l’aspetto

Via delle Ruote 33

Pietrino circolare dell’Arte di Calimala (Aquila che artiglia il “torsello”) con numero romano “40”

Via San Zanobi 51r

Pietrino con il simbolo del “Tau” che indica la proprietà dell’ospizio dei padri di S. Antonio. Si intravede il numero romano (15?), molto consunto, sotto lo stemma.

Via Faenza

(Foto Maria Venturi)

Pietrino ovale con lo stemma della compagnia del Gesù Pellegrino (Gesù in veste di Pellegrino), senza numero. Al di sotto altro pietrino con la rappresentazione della bottega di un maniscalco

Via San Gallo 61

Pietrino ovale con lo stemma del del Monastero di S. Maria degli Angiolini (trigramma “SMA” tracciato sul monte).

Via Fiesolana 25

(Foto da Wikimedia Commons)

Pietrino ovale della compagnia dei “battilani”, recante lo stemma con il pettine e lo “scardasso”, i due strumenti utilizzati dai lavoranti della lana. Senza numero.

Via S. Zanobi 106

Pietrino circolare con lo stemma della compagnia del Bigallo (Un gallo ed una croce con la sigla S M B F M). Senza numero.

Borgo la Croce 4

(Foto da Wikimedia Commons)

Pietrino a cartiglio, senza stemma, “DELL’OPA DI CARITA’ DEI CAPPELLANI DEL DUOMO”, ovvero una Congregazione di Sacerdoti che provvedeva al sostegno dei Cappellani del Duomo in stato di infermità o  miseria. Ben conservato. Porta il numero romano 12.

Via San Zanobi

Pietrino ovale con lo stemma del monastero delle monache Camaldolesi di S. Apollonia (una tenaglia, strumento del martirio della Santa. Numero non più visibile (o forse assente?).

Via San Gallo 17

Pietrino senza stemma, con la scritta  “DELLE MONACHE DI S. PIETRO DI LUCO”. Il monastero delle monache camaldolesi di S. Pietro si trovava a Luco del Mugello ma aveva possedimenti anche in Città. Con il numero 4.

Via San Zanobi 68

 

Enrico Bartocci
Enrico Bartocci
I “pietrini” di Firenze
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5 pensieri su “I “pietrini” di Firenze

  • 16 Novembre 2020 alle 20:11
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    Ho abitato per 20 anni in via Panicale. E ho avuto modo di vedere appunto, in via San Zanobi queste piccole “sculture”, pensandole solo ornamentali.
    Interessante la conoscenza così ricca e particolarizzata, offerta da questo articolo.

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  • 11 Novembre 2020 alle 0:39
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    Bene, sembra proprio che Via S. Zanobi, in pieno centro cittadino, sia un pozzo senza fine per attingere curiosità di ogni tipo. Bell’articolo, molto interessante.

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    • 11 Novembre 2020 alle 11:35
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      La ringrazio per il commento. In effetti in Via S. Zanobi ce ne sono diversi, ma anche in altre zone se ne trovano molti. Diciamo che per motivi “logistici” mi rimaneva comodo concentrarmi nella Zona tra via S. Zanobi, via S. Gallo e via Faenza, che offre comunque un ricco campionario

      Rispondi
    • 11 Novembre 2020 alle 11:37
      Permalink

      La ringrazio per il commento. In effetti in Via S. Zanobi ce ne sono diversi, ma anche in altre zone se ne trovano molti. Diciamo che per motivi “logistici” mi rimaneva comodo concentrarmi nella Zona tra via S. Zanobi, via S. Gallo e via Faenza, che offre comunque un ricco campionario

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