Nel 1300 il cognome non era inteso come lo intendiamo oggi, quello che accompagnava il nome di un individuo per distinguerlo da un altro era l’aggiunta di un soprannome, il nome del mestiere che svolgeva , il nome del luogo da cui proveniva, o semplicemente l’aggiunta del nome del padre, specificando che si era figlio di tal dei tali.

Spesso i ‘protocognomi’ erano distorsioni dialettali di un nome, o derivazioni italianizzate del latino, se non viceversa. A volte venivano trascritti con errori, mutavano o si deformavano lessicalmente poi letteralmente nel tempo. Questi secondi nomi ereditati di figlio in figlio diverranno i cognomi che oggi tutti abbiamo.

Per fare un esempio di questi continui cambiamenti, basta guardare i cognomi italiani dei nostri compatrioti emigrati in America, spesso analfabeti, venivano certificati e scritti dagli incaricati cosi come foneticamente compresi. Spesso lo stesso cognome veniva americanizzato e deformato, cosicché membri della stessa famiglia si ritrovavano cognomi storpiati e diversi tra loro.

Petrarca è la latinizzazione di Ser Petracco (Petracoulus) dal padre notaio. ” Io Petraccolo notaio figlio di Ser Parenzo dell’Incisa….”

Boccaccio era figlio di Boccaccio ,(Bocchacci) di Chellino di Certaldo, un banchiere, ma è il nome del padre, non un cognome.

Dante? Non sappiamo se si chiamasse davvero Alighieri, questa è la forma che ha resistito e vinto sulle altre ed è stata per così dire accettata storicamente.

Nel XV canto del Paradiso Dante dice di discendere dal trisnonno Cacciaguida, cavaliere del XII secolo, un crociato morto in battaglia combattendo gli infedeli. Dalla moglie di costui, originaria della Val Padana, deriverebbe Alighieri, prenome del figlio dei due ereditato dal bisnonno, poi dal padre di Dante. Alighiero di Bellincione di Alighiero. Il cognome deriva quindi da una donna, fatto insolito e poco frequente, ma riscontrabile in più di un occasione nella storia antica.

I suoi antenati prestavano denaro, quindi, se non fosse per i Sommo poeta, questo cognome probabilmente si sarebbe perso nel tempo. Il  cognome Alighieri ha resistito nei secoli, ma tra il XII e il XIV secolo appare in mutate forme, latine, volgari, comunque distorte:

Alaghierus, Alegherius, Alagherus, Alagerius, Allaghierus,Alleghierus, Allighierus, Allegherius, Adhegherius, Aldigerius, Aldegerius, Allagherius, Aligerius, Aldegherius, Adegherius, Aldigerius,Aldegerius, , Allagherius, Aligerius, Aldegherius, Alldegherius, Allegerus, Algerius, Allachieri, Aldighieri, Alleghieri.

Un suo zio nel 1260 è chiamato a combattere come proscritto e viene reclutato con il nome di Burnettus de Alagheriis.

Dante nel 1291 compare come testimone: “Dante cd. Allaghieri”, ovvero Dante del fu Allaghiero, nel 1300 Dante è chiamato “de Allegheriis” durante un consiglio a San Gimignano. L’anno successivo sovrintende a dei lavori stradali col nome “di Allaghieris”, poi come “e Allaghieris” in un atto del 1305.

In due condanne del 27 gennaio del 1302 emanate dal podestà di Gubbio, egli compare nella prima come “Dante Alleghieri” nella seconda “Allighieri”.

Nell’esclusione dall’amnistia invece, “Dante di Alleghiero”, poi “Dante di Adegherio” nel bando del 1315.

Alla sua morte nel 1321 il cognome appare in volgare ed è quello della sua immatricolazione nell’arte dei medici spezieri’ (1297/1301): “Dante d’Aldighieri degli Aldighieri, poeta fiorentino”.

Ricordiamo però che Alighiero è un individuo, il padre e non un cognome o il nome di una famiglia. Solo dopo la sua morte, tra Firenze e Verona il cognome Alighieri divenne più noto grazie al figlio Pietro, divenuto giudice.

Alla morte di Pietro, nel 1364 sul suo monumento sepolcrale a Treviso, si legge: “Magne scientie viri d. Petri Dantis legum doctoris et virtuosi poete nati q. sapientissimi poete viri d. Dantis de Algeriis de Florencia”.

Insomma il nostro “Alighieri“, pare essere un cognome di comodo.

Di grande aiuto è il catasto toscano degli inizi del 400 dove compaiono descrizioni minuziose di persone e di beni della città e delle campagne toscane. Grazie a questi documenti si sono sviluppate delle statistiche.
Su 600 mila contribuenti portano un cognome o qualcosa di simile il 16,3%, gli altri si identificano con un patronimico.
Il cognome è comunque legato alla ricchezza e all’urbanizzazione, chi possiede qualcosa e vuole screditarlo ad un figlio, che deve dimostrare di esserne il discendente, lo può grazie ad un cognome.

Quel 16,3% di chi vanta un cognome, deve essere comunque scomposto e suddiviso in un 36,7% per ciò che concerne i cittadini di Firenze città , il 20,5% tra le altre città toscane e il 9,4% delle campagne.

Nella nostra era è inconcepibile capire quella che può sembrare una stravaganza antica.
Oggi se il nostro nome o cognome fossero mal trascritti su un documento o su un atto, questo creerebbe non pochi problemi al suo richiedente, che dovrebbe attivarsi immediatamente per correggerlo a rischio di incappare in sanzioni o addirittura di essere confusi con qualcun altro.

Nei tempi passati, (neanche troppo lontani), l’analfabetismo, la mancanza di documenti di riconoscimento, gli uffici preposti, non permettevano una rigorosa attestazione della propria identità, bastava quindi dare il proprio nome di battesimo, accompagnato dal nome di padri, nonni, dalla propria attività o dalla propria provenienza, per avere una discutibile forma di identificazione.

E Michelangelo? Alla prossima puntata!

Riccardo Massaro
I nostri cognomi all’epoca dell’Alighieri.
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2 pensieri su “I nostri cognomi all’epoca dell’Alighieri.

  • 5 Aprile 2019 alle 23:33
    Permalink

    Il mio cognome e ragoni vorrei saperne di più sul mio cognome grazie

    Rispondi
    • 6 Aprile 2019 alle 10:11
      Permalink

      Salve
      Mi spiace, ma non possediamo una banca dati per ogni cognome italiano, pubblichiamo degli articoli su Firenze e la sua orbita. Deve rivolgersi altrove.
      Jak

      Rispondi

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