Da un racconto di un vecchio fiorentino di soprannome Cecino.

I frati di Santa Croce era da tempo che non dormivano sonni tranquilli, tutte le notti sentivano strani rumori provenire dalla Basilica. Rumori che niente avevano a che fare con i normali rumori notturni, rumori che sembravano risa e pesticcio di piedi. I più timorati parlarono subito di fantasmi i più accorti si misero ad investigare. Ci vollero molte notti prima per capire che i rumori notturni non provenivano dal convento ma dalla Basilica e in secondo luogo ci vollero molte altre notti per capire che i rumori provenivano dal campanile della basilica.

I rumori erano amplificati dall’immenso spazio della navata e se pur leggeri in origine si ingigantivano fra le urne dei forti.

Non erano presenti tutte le notti, a volte si, a volte no. A volte passavano notti e notti senza un rumore e poi ricomparivano, oppure si presentavano due notti di seguito e poi niente per molto tempo. I frati erano in subbuglio, non riuscivano a capire di cosa si trattasse. Coloro che pensavano ai fantasmi passavano le ore a pregare per un aiuto divino, coloro che credevano si trattasse di assestamenti strani della struttura chiedevano un sopralluogo.

Il fenomeno era cosi strano che se pur a malincuore, quando mai una risata soffusa assomigliava ad un cedimento strutturale, chiamarono dei tecnici che andarono a controllare volte e tetto. Niente di anomalo.

Rimaneva solo una possibilità, dei ladri, qualcuno che preparava un “colpo” all’interno della chiesa. Non mancano certo le opere d’arte all’interno di quel bellissimo spazio. Forse i ladri si erano preparati nel tempo, predisponendosi, e le varie incursioni erano servite per studiare la dinamica del furto.

I frati decisero di fare dei turni notturni e una notte osservando la sommità della chiesa di Santa Croce videro, non dei fantasmi, ma delle luci. Piccoli bagliori che dal vertice del tetto puntavano verso la piazza antistante. La decisione fu unanime, erano ladri, e fu chiamato i carabinieri.

Immaginatevi la sorpresa di tutti quando i Carabinieri arrivati alla piazza si trovarono di fronte una banda di quindicenni, con una lampadina in mano, che si divertivano a segnalare ad un gruppetto in cima al tetto della Basilica.

In pratica i birbanti avevano trovato il modo di scalare da dietro la chiesa. I ragazzi raccontarono che scavalcavano il cancello di via Tripoli per accedere ad un piccolo giardino confinante con quello della scuola Pestalozzi, concesso dalla chiesa per i giochi dei ragazzi e chiuso la notte. Attraverso il giardino raggiungevano il dietro della Basilica e tramite una corda che penzolava dalla prima finestra del campanile accedevano allo stesso, salivano le scale e giungevano alla sommità della chiesa. Percorso lo stretto corridoio che è sul vertice del tetto arrivavano fino alla facciata. Un altro gruppo si dirigeva in piazza Santa Croce.

Il Bairon, il Vaira, il Laos, Cecino, Piergiorgio, il Meucci a turno, a volte salivano a volte stavano in piazza. Un gioco per questi ragazzi, un gioco ripetuto innumerevoli sere e che gli costò una girata in guardina dietro le sbarre fino a che i genitori non se li vennero a riprendere, anzi, qualcuno ci passò la nottata dato che all’epoca le punizioni erano più severe d’oggi.

Qualche annetto fa, nel dopo guerra, non è che c’erano i giochi odierni, tutti racchiusi in una scatoletta di silicio, i giochi si inventavano, spesso utilizzando mezzi di fortuna, ad esempio uno straccio per coprirsi gli occhi e giocare a mosca cieca, oppure una lampadina per immaginarsi esploratori o agenti segreti.

Jacopo Cioni
Jacopo
I fantasmi santacrocini in prigione.
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