Negli anni cinquanta a Firenze c’erano numerosissime friggitorie; assieme al vinaino e al trippaio costituivano una parte fondamentale del tessuto sociale popolare.

Polenta fritta, roventini, poppa fritta, migliaccio, pattona, coccoli, frittelle di mele, sommommoli, bomboloni… un mondo di golosità, che accompagnavano la giornata dei fiorentini, dalla colazione fino al pomeriggio inoltrato.

Le persone si allontanavano dalla friggitoria con un cartoccio fumante di polenta fritta, o di coccoli. Chi amava il dolce poteva tuffarsi in un bombolone o nelle frittelle di mele, per non parlare dei sommommoli passati nello zucchero dalla mano del friggitore prima di porgerli al cliente.

Di solito non si entrava all’interno della bottega, occupata dal friggitore e dal suo incredibile padellone pieno di olio bollente: c’era un banco di vendita che affacciava direttamente sul marciapiede.

L’odore dell’olio fritto scivolava lungo la via, ma non disturbava, era quasi una carezza.

Non era come oggi, con l’odore delle rosticcerie cinesi, che ti penetra in gola e ti fa mancare il respiro. Era un odore di buono, di casa, di momenti felici.

Un mio personale ricordo è la friggitoria delle sorelle di Borgo Pinti dove, quando uscivo da scuola, mi fermavo sempre a comprare la polenta fritta, piuttosto che i coccoli o i sommommoli.

L’ultima ora, assieme ai miei compagni, era solo una spasmodica attesa del suono della campanella, per poterci fiondare alla friggitoria, prima che arrivassero “i grandi”, quelli del Duca e del Michelangelo…

C’era una fila interminabile, ma che felicità tornare a casa mangiando i coccoli e chiacchierando con gli amici, perchè ancora si andava e tornava a piedi da scuola, ridendo e scherzando. 

Chiaramente tornavamo a casa che non si mangiava nulla. I coccoli a i’tocco e mezzo, di giorno, erano un vero spezza fame….. per la gioia delle nostre mamme!

Il centro era pieno di questi locali, molti dei quali riconoscibili dalle piastrelle bianche che ricoprivano le pareti, e dal bancone in marmo.

La zona del Mercato di San Lorenzo era quella con la maggior concentrazione di friggitorie; una delle più conosciute era quella di Via dell’Ariento, dove erano famosi anche i crostini di fegatini, assieme a quelle di Via Sant’Antonino e quella sotto l’Arco di San Piero, dove il migliaccio caldissimo era servito su un foglio di carta gialla, sapori ormai scomparsi!! 

Per i non fiorentini, il migliaccio è il castagnaccio. (NdR. la redazione dissente! 🙂 )

La prassi era, dopo aver fatto la spesa al Mercato Centrale, fare una sosta alla friggitoria per accaparrarsi quel cono di carta gialla pieno di golosità. 

Per i roventini, doverosamente spolverati di parmigiano, il posto più accreditato era in Via dei Serragli, dove c’era una bottega con un’insegna enorme con un maiale da cui spillava sangue ed andava a rifinire direttamente in padella. Oggi può sembrare cruento, ma all’epoca era ben tollerato. In questa friggitoria facevano anche delle polpettine di patate con aglio e prezzemolo che, a detta di chi le ha provate, erano una favola, irripetibili. 

Oggi le friggitorie sono quasi totalmente scomparse, soppiantate da take away etnici, da trash food americano, del nostro buon vecchio cibo di strada rimane solo il trippaio col panino col lampredotto.

Pochissime sono le friggitorie sopravvissute, e le poche che ci sono non hanno più quel “gusto” di una volta. 

Siamo figli dei tempi, un kebab o un involtino primavera con il loro fascino etnico (anche se ormai un fascino decaduto), attraggono l’interesse più della polenta fritta o di un bombolone, a torto considerati cibi di serie B.

Ritengo che  attività come queste avrebbero  dovuto  essere tutelate, tanto quanto i negozi storici, perchè fanno parte del tessuto sociale di un popolo e sono caratterizzanti, con le loro diverse offerte, di ogni città italiana. 

Con una minima riflessione, è facile capire che, accanto alle offerte gastronomiche internazionali, i turisti – stranieri e non solo – è questo che ricercano ed apprezzano: le nostre antiche botteghe, le nostre tradizioni culinarie. 

Certo non saranno al primo posto nella graduatoria dei cibi salutari, ma non so se, a conti fatti, un hamburger o un hot dog siano molto più sani.

E voi, che ne pensate…??

Gabriella Bazzani

Friggitorie o Kebabbari ?
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4 pensieri su “Friggitorie o Kebabbari ?

  • 26 Luglio 2021 alle 9:07
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    Quest’articolo mi ha fatto ricordare ” con tenerezza mio nonno Alfredo, che propio sotto l’arco di San Piero faceva il migliaccio e la pattona, chiamarlo negozio
    e una parolona, era un” bugigattolo” dove, a mala pena ci stavano due padelle, una di migliaccio ” castagnaccio” e una di pattona poi qualche cassetta sull’esterno di verdura, poi vi erano le scale che portavano di sotto dove aveva il forno. mi pare addirittura due.Io che sono nato in san Frediano via dell’orto 17 come friggitorie ricordo il Chinoni
    angolo con via del Leone. Concordo con l’articolista quando afferma che andrebbero riscoperte, son sicuro che i turisti, ma non solo, saprebbero apprezzare i nostri “ANTICHI” cibi di strada.

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  • 18 Luglio 2021 alle 11:01
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    Cara Gabriella
    Il tuo articolo ha aperto molti cassetti della mia memoria, tra quelli ci sono due ricordi particolari: il primo è che ero un assiduo frequentatore della friggitoria sotto l’arco di S.Piero, coccoli a sfare, il secondo che mi rimanda a quando ero giovane e la locuzione: Smettila sennò ti arriva un Sommommolo era all’ordine del giorno.

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  • 4 Luglio 2021 alle 23:49
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    Bellissimo articolo… l’ho letto con piacere,quanti ricordi… e che bei tempi …!! ee BE MI COCCOLI !!!

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