Il Duomo di Firenze racchiude tesori e storie, una delle tante sono i lavori infiniti, cominciati nel 1296 e terminati nel 1436. Firenze non baderà a spese pur di far invidia alle altre città e confermare il potere e l’arte di questa città agli occhi della storia e dei potenti dell’epoca.
I Bischeri erano una famiglia che aveva dei possedimenti dietro al Duomo e più volte si era cercato un compromesso con questa famiglia per ampliare la costruzione. Anni di tentativi frenati dai Bischeri che cercavano di portare maggior guadagno nelle loro tasche. Fatto sta che la pazienza di qualche Fiorentino terminò, e casualmente si ebbe una soluzione in un incendio dei palazzi dei Bischeri che a qual punto furono espropriati davvero per poco. Dopo questo fatto la famiglia sparì da Firenze per riapparire dopo qualche tempo con un nuovo cognome, i Guadagni. Ormai Bischero era sinonimo di stupidaggine, cioè di quello che voleva ingannare ma che rimane ingannato.
La costruzione del Duomo poteva contenere l’intera popolazione di Firenze dell’epoca circa 40.000 persone e simbolicamente doveva rappresentare lo spazio cittadino aperto a tutti e per tutti. Infatti in questo luogo si parlava, si trattava, si discuteva liberamente. Ancora oggi dalle pareti fino alle colonne più interne è uno spazio pubblico e non religioso. Santa Maria del Fiore è ancora una delle poche chiese di Firenze ad ingresso gratuito, anche perchè spazio comunale e si paga solo per accedere alla vecchia chiesa, quella antica inglobata nel Duomo.
Il corridoio tra le colonne e le pareti interne è ricco di tesori tra cui delle stupende vetrate fatte dai migliori artisti dell’epoca; sono una quarantina, spesso eseguite gratuitamente data l’importanza del luogo.  Data l’eco di risonanza dell’opera a livello europeo molti di questi artisti arrivarono a sfidarsi nel realizzare l’opera più bella. La particolarità di queste vetrate è che sono cieche, ovvero non sono delle finestre e sono visibili solo dall’interno.
Niccolò da Tolentino di Andrea del Castagno.

Andrea del Castagno e Paolo Uccello si dedicheranno anche a due bellissimi dipinti che raffigurano rispettivamente Niccolò da Tolentino e Giovanni Acuto, due importantissimi condottieri capitani di ventura al soldo di Firenze. Il primo già immortalato dal Paolo uccello nella battaglia di San Romano e il secondo addirittura immortalato prima ancora della sua morte perché aveva abbandonato Pisa per servire la stessa Firenze, solo questo gesto bastava quasi per divinizzarlo.  In realtà il suo vero nome è John Hawkwood di nazionalità inglese ma italianizzato in Giovanni Acuto. Morirà e sarà sepolto in Duomo poi in un secondo momento portato dal figlio in Inghilterra Fu fedele, fino alla morte, a Firenze (1320/1394).

Niccolò da Tolentino (1350/1435) dopo le alterne vicende che lo videro con i Visconti, con gli Sforza e con il Papa si schierò con Firenze combattendo per la città fino alla sua morte, una morte sopraggiunta per una vendetta dei Visconti. Morirà, gettato da una rupe, ad un anno di distanza a causa delle ferite riportate e sarà sepolto nel Duomo.
Riccardo Massaro
Fra vetrate e affreschi nel Duomo di Firenze.
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