Siete mai stati sulla prua di un transatlantico attraccato alla banchina di un porto e che si inoltra quasi tra le case ed i palazzi di una grande città?
Se ne volete avere un’ idea andate alla Fortezza di Santa Maria in San Giorgio del Belvedere, detta anche Forte San Giorgio e più comunemente conosciuta come Forte Belvedere, salite sul bastione, dove fino a qualche decennio fa si sparava il cannone del mezzogiorno , il fiorentinissimo “svuota pentole” e guardatevi attorno: Firenze si distenderà dinanzi a voi, circondandovi con un accavallarsi artisticamente disordinato di tetti, di torri tozze e squadrate , di campanili , di cupole intorno al “nastro” dell’Arno, tutti a portata di mano, quasi da prenderli, allungando un braccio, e farne un mazzo da stringersi in pugno. E’ vero, dal piazzale Michelangelo si può abbracciare Firenze e salendo più su, da Fiesole o da Monte Morello basta un’occhiata per vederla tutta, ma il panorama offerto dalla fortezza di Belvedere ha un diverso sapore: Firenze si presenta in una visione così ravvicinata da svelare ogni sua più recondita bellezza in una generosità di particolari nei quali lo sguardo si perde volentieri in infinite scoperte. Da quel mirabile poggiolo si abbraccia con un’ occhiata tutta la città di qua e di là dell’Arno e si ha quasi la sensazione di poter controllare e difendere tutto il suo patrimonio artistico e non solo.
Forte Belvedere è la più recente delle fortezze fiorentine. La Fortezza di San Giovanni Battista (detta poi da Basso), voluta da Giulio de’ Medici (Papa Clemente VII), era stata realizzata e costruita dagli architetti Alessandro Vitelli, Pier Francesco da Viterbo e da Antonio Cordini, che aveva preso il nome di Sangallo dallo zio Giuliano, tra il 1534 e il 1537, per volontà di Alessandro de’ Medici , con lo scopo principale di poter essere un rifugio sicuro per la famiglia ducale e la sua corte a seguito di eventuali tumulti interni, data la vicinanza della fortezza di San Giovanni Battista a Palazzo Medici in via Larga (attuale via Cavour), sede allora della famiglia.
Cosimo I, provvederà successivamente a far realizzare, intorno agli anni Cinquanta del XVI secolo, la fortificazione del colle di San Miniato e le relative mura difensive e la creazione di una cortina muraria bastionata all’interno delle mura trecentesche tra San Frediano e Boboli.
Sembra, invece, che la prima idea di costruire nella località di Arcetri una fortezza sarebbe venuta al duca di Atene che avrebbe incaricato del progetto l’architetto e scultore Andrea Pisano, idea presto abbandonata quando nel 1343 il duca fu scacciato da Firenze e ripresa molto tempo dopo dal granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici.
Lo spostamento definitivo della corte granducale da Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti al tempo di Ferdinando I, influenzò la decisione di realizzare la nuova fortezza a ridosso delle mura che circondavano il giardino di Boboli, contiguo a Palazzo Pitti, per poter disporre di un vicino rifugio fortificato. Lo storico fiorentino Agostino Lapi il 28 ottobre 1590 scriveva: “si murò la prima pietra del fondamento primo della nuova muraglia e maravigliosa fortezza, posta sopra Porta San Giorgio”. Gli architetti, impegnati nel progetto, furono Giovanni, figlio del granduca Cosimo, e Bernardo Buontalenti.
A parte la severità delle fortificazioni, si può dire che il Buontalenti ideò per la sommità di questo fiorentinissimo colle più una villa che una fortezza. Bastioni, sì, ed anche robusti, ma anche passaggi segreti e trabocchetti ed anche scalette, gradini e terrazze panoramiche. Tanto è vero che Ferdinando II ci andava in villeggiatura e raggiungeva così due obiettivi: quello di stare al fresco e anche quello di non perdere di vista la città.
Da lassù Ferdinando II poteva ammirare la città intera, stesa ai piedi dei bastioni che si affacciano sul giardino di Boboli, sulla costa San Giorgio, sulla stradina di San Leonardo in Arcetri . Da questo tre punti si poteva e si può accedere al centro turistico, ma c’è chi qualche anno fa suggeriva di arrivare al Forte Belvedere passando dalla parte sotterranea.
Rimane intatto, anche se deturpato da qualche sovrastruttura, l’originario ingresso del forte, con ponte levatoio e porta protetta da opere difensive, che si ritrovano anche lungo il bellissimo androne inclinato a bassissimi scalini, interrotto nel centro da due strisce parallele attraverso le quali, un tempo, salivano e scendevano carri e cannoni. A metà di questo scalone si apre sulla sinistra una porta che conduce ai sotterranei , adibiti, un tempo, dall’amministrazione militare a magazzini, ai cui lati si vedono ancora le feritoie per le armi da fuoco.
Lo scalone, coperto per un buon tratto, continua poi scoperto fino al piano dei bastioni ed all’ingresso del Mastio, che i fiorentini conoscono bene perché tutto in vista, con quella sua forma di villa seicentesca con gli ornamenti in pietra forte, le finestre a tre piani e un finale decorativo sul culmine della facciata con una grossa campana, che, se non sbaglio, tace da anni.
Sullo spiazzo più basso, alla destra dell’androne d’ingresso, una cupolina, sembra racchiudere una piccola cappella, ma è invece l’antichissimo pozzo coperto, che si sprofonda per una quarantina di metri nelle viscere del poggio per attingere acqua e sul quale la leggenda si è sbizzarrita.
Si racconta infatti che una scala a chiocciola si snoderebbe torno torno all’ interno del pozzo, conducendo ad un sotterraneo che unirebbe il Forte Belvedere con Palazzo Vecchio. Si dice che nel punto più profondo fosse stata scavata una grotta in cui i Medici avrebbero nascosto i loro tesori , protetti da una porta massiccia che si poteva aprire soltanto con un segreto: un segreto mortale per chi avesse tentato di scoprirlo. L’inventore ne sarebbe stato Bernardo Buontalenti, al quale si deve il disegno della fortezza, per ordine del granduca Ferdinando I. Il segreto consisterebbe in un meccanismo, un tempo adattato alla toppa, in modo che chiunque avesse tentato di aprire la porta, sarebbe stato accolto da una scarica di coltellate, dalle quali non si sarebbe in alcun modo potuto salvare.
Negli anni Cinquanta del Novecento c’era chi pensava di intervenire sulla via sotterranea del pozzo , allargandola, facendo passare, semmai, un bell’ascensore , in modo tale che i turisti sarebbero potuti arrivare da Ponte Vecchio alla fortezza in un batter d’ occhio.
Un’idea come un’altra, che avrebbe senza dubbio deturpata l’ originaria struttura, ma felicissima se poi fosse riemerso il tesoro dei Medici.