La città simbolo del Rinascimento non racchiude soltanto testimonianze artistiche della nostra specie. L’essere umano neppure era all’orizzonte dell’evoluzione che già la Madre Terra si divertiva a disegnare il territorio divenuto poi teatro di bellezza e stupore.

Firenze vista dall’alto

L’affascinante paesaggio fiorentino è conseguenza delle trasformazioni tettoniche che nei più recenti milioni di anni hanno coinvolto l’Appennino settentrionale: la crosta terrestre, insieme ai trascorsi storici della città, si è gradualmente modificata come in ogni altro luogo del pianeta. E grazie a numerose perforazioni il sottosuolo di Firenze non ha quasi più segreti. Un borgo oggi situato nell’angolo sudorientale della Piana di Firenze-Pistoia, che si presenta come un lungo avvallamento con direzione da Nord-Ovest a Sud-Est. Tutto attorno splendidi colline, vette che possono raggiungere i 400 metri. Al suo interno scorre l’Arno, fiume che lambisce una pianura a 50 metri sul livello del mare. Nel 1937 furono condotti alcuni sondaggi e sono proprio questi ad aver fornito i migliori dati per ricostruire l’assetto geologico dei sotterranei, ma gli archivi comunali e universitari comprendono pure tutte le trivellazioni risalenti sino alla metà dell’Ottocento. Quali sono le caratteristiche fisiche delle rocce che compongono la stratificazione del terreno fiorentino? Lo sappiamo con relativa certezza per i primi 30 metri di profondità, dopo i quali è tuttora impossibile prescindere da congetture e ipotesi, specialmente dove il substrato roccioso – la roccia solida al di sotto degli altri livelli di suolo – si trova a 100 metri sotto la superficie, o anche di più. Continuare a scendere equivale a ridurre le proprie conoscenze. Diamo spazio alle ultime acquisizioni che ci giungono dalla geologia, l’arte che la Terra usa per sconvolgere e sorprendere la natura.

L’artista dalla mano invisibile

Il torrente Mugnone.
Il fiume Arno

Partiamo dal Pliocene, epoca avviatasi circa 5 milioni di anni or sono. Nella sua fase più antica vi fu un lungo periodo di quiescenza nella crosta terrestre: gli effetti delle forze tettoniche causano di solito contrazioni o estensioni nello strato più esterno del pianeta posto al di sotto delle zone continentali, ma in quel momento furono limitati e rischiano di essere persino impercettibili nella documentazione geologica. Il risultato fu che si venne a formare una superficie leggermente inclinata e caratterizzata da un lieve infossamento. La valle del torrente Mugnone già doveva esistere, così come, verso l’Appennino, il principale sistema di faglie di Fiesole, interrotto da altre faglie trasversali e forse comparso 11 milioni di anni dal presente. La sua scarpata è ancora visibile! Nei 2 milioni di anni successivi l’Appennino settentrionale fu interessato da un generale sollevamento. La Faglia di Fiesole si riattivò e determinò lo sviluppo del bacino fluvio-lacustre di Firenze-Prato-Pistoia, la cui zona centrale conteneva depositi di lago di piccole dimensioni che sui bordi si mescolavano con materiale grossolano. Quest’ultimo proveniva da conoidi alluvionali di torrenti, ovvero accumuli conici di detriti che vengono a formarsi allo sbocco di un corso d’acqua in pianura per la diminuzione della pendenza. In seguito vi furono nuovi movimenti tettonici capaci di determinare un sollevamento di 50 metri, segnando la fine della fase di deposito detritico. Ecco così un ambiente palustre, con altri sedimenti e un clima decisamente caldo. Meno di 700 mila anni fa due faglie si riattivarono e provocarono un ulteriore sollevamento di 30 metri per l’area fiorentina, ma non si limitarono a ciò: erosero anche i precedenti sedimenti lacustri, rendendo finalmente possibile la comparsa del primissimo fiume Arno, il quale prontamente scolpì una profonda vallata. Le tracce dell’epoca rimangono conservate sotto la periferia Ovest della città. Altri 100 mila anni e il miracolo: il bacino di Prato-Pistoia, riempiendosi di depositi, raggiunse la stessa quota dei depositi fiorentini, e si formò pertanto una nuova pianura alluvionale. L’Arno fu spinto verso il confine meridionale della piana e la base del colle dove adesso si trova Piazzale Michelangelo cominciò a erodersi lateralmente, forgiando un’aggiuntiva area pianeggiante in cima alla roccia nel centro storico. Avvennero addirittura una glaciazione e una conseguente inondazione della pianura, grazie a cui prese forma definitivamente il territorio per come noi tutti lo conosciamo e amiamo. Là dove sembrano regnare poesia e mito, terremoti e alluvioni la facevano da padrone in tempi impensabili per Homo sapiens.

E sottoterra?

Museo universitario di Storia Naturale, Geologia e Paleontologia

Argilla, limo, sabbia, ghiaia e ciottoli da tipico ambiente lacustre. Ma anche torbe, concrezioni e antiche superfici un tempo all’aria aperta. Quello che si mostra come un paesaggio fantascientifico è in realtà l’aspetto esibito dal sottosuolo di Firenze. Pare che il substrato roccioso sia a meno di 20 metri di profondità in pieno centro cittadino, prima di abbassarsi bruscamente di 100 metri nei pressi della Faglia di Castello-Scandicci a Ovest. Continua perciò a scendere verso la pianura, dove raggiunge i 600 metri, mentre a Est incontra varie faglie e sale di quota. Una topografia che testimonia il rifornimento d’acqua fornito dal Mugnone al vecchio mar Tirreno. Tutti i segreti su ciò che la Terra ha passato, anche da queste parti, sono racchiusi nel nascosto Museo universitario di Storia Naturale, Geologia e Paleontologia, a due passi dalle principali attrazioni turistiche: l’occasione giusta per fare un ripasso e passeggiare accanto ai resti reali di esseri viventi ormai dimenticati.

Ivan Fiorillo
Firenze prima di Firenze, quando noi non c’eravamo
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Un pensiero su “Firenze prima di Firenze, quando noi non c’eravamo

  • 27 Luglio 2023 alle 19:49
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    Ho letto questo articolo con molta curiosità ed entusiasmo.Complimenti,ben fatto!

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