A partire dalla fine dell’ Ottocento sino ai nostri giorni ci sono pervenute immagini di Firenze sotto la neve, ma documenti di un passato più lontano ci danno testimonianza di nevicate molto abbondanti , quasi sempre a distanza di anni tra l’ una e l’ altra.
Viene ricordata la nevicata del 1269 quando il piccolo Dante Alighieri viveva nel sestiere di Porta San Piero, e successivamente quelle del 1376, 1389, 1408, 1493 e del 1510, quando la neve scese per quattro giorni di fila arrivando quasi ad un braccio d’ altezza. In quella eccezionale occasione Firenze si popolò di pupazzi di neve, fatti dai suoi abitanti ed anche da molti dei suoi artisti che vivevano e lavoravano in città. Approfittarono di questo particolare materiale per realizzare leoni di neve, come avvenne nel campanile di Santa Maria del Fiore ed a Santa Trinita. Le vie le piazze si popolarono di giganti, marzocchi, fortezze, città, tutti rigorosamente fatti con la neve.
Il Vasari racconta che dopo la grande nevicata del 1493 Piero dei Medici, il figlio di Lorenzo il Magnifico, si rivolse addirittura a Michelangelo per realizzare nel cortile del suo palazzo “una statua che fu bellissima”. Splendidi “pupazzi d’ autore” venivano ammirati per pochi giorni e si scioglievano al primo aumento di temperatura.
Spesso l’ Arno si ricopriva di una spessa lastra di ghiaccio che permetteva ai fiorentini di organizzare sull’ Arno ghiacciato giochi a palla e corse di cavalli , come avvenne durante le nevicate del 1490 e del 1510 e addirittura nel 1604 un corteo con maschere a bordo di slitte aveva sfilato sul fiume, dove qualche giorno dopo i fiorentini, approfittando della singolare nevicata, organizzarono anche una Giostra del Saraceno.
Nell’ Ottocento e nei primi decenni del Novecento Firenze fu poi “Imbiancata” diverse volte, non solo con nevicate di breve durata, ma anche con precipitazioni abbondanti che creavano problemi alla vita quotidiana della città e dei suoi abitanti .
Nel 1883 e nel 1886 nevicò in inverno ed anche in primavera, nel mese di maggio. Nel 1895 la neve cadde addirittura più volte nei mesi da gennaio ad aprile e così anche nevicate abbondanti ci furono nel 1906, 1908, 1909 e nel 1915 durante la prima guerra mondiale.
Ma l’inverno del 1929 rimase memorabile per le temperature polari, per le bufere, per la neve ed il ghiaccio. Il freddo cominciò a farsi sentire la domenica 3 febbraio quando il termometro segnò una minima di sette gradi sotto zero e una massima di 0,4, mentre un vento ghiaccio di tramontana arrossiva i visi e le mani dei pochi passanti. La neve cadde talmente abbondante nei giorni successivi che il comune decise la chiusura delle scuole, furono interrotti i servizi automobilistici e tranviari e ci furono molti ritardi nel servizio ferroviario. Vennero a mancare commestibili, come legna e carbone, e nei mercati e nei negozi i generi alimentari di primaria importanza, come uova, latte, verdure e frutta. I giornali, che in prima pagina parlavano con entusiasmo del Concordato tra Stato e Chiesa , nelle altre pagine commentavano ogni giorno l’ondata di freddo che aveva colpito buona parte dell’ Europa.
Il record fu raggiunto da Vienna con 32 gradi sotto zero. Si diceva che l’ Europa si stava avviando verso la quinta glaciazione e che anche gli italiani avrebbero visto il paese popolarsi di renne.
La rigidissima temperatura coprì l’Arno con un lastrone di ghiaccio dello spessore di diversi centimetri sul quale molti fiorentini impararono a camminare ed a organizzare giochi, come già era avvenuto in un passato più lontano.
Nel 1929 lo strato di neve per le vie della città aveva reso talmente difficile il transito dei pedoni , dei fiaccherai e dei veicoli a trazione animale che molti erano i barrocciai che fasciavano gli zoccoli dei cavalli con stracci perché non scivolassero . La vita cittadina era paralizzata, ma gli amanti degli sport invernali riuscirono ad organizzare delle vere e proprie gare di sci lungo il viale dei Colli e le rampe di San Niccolò. Fu una nevicata straordinaria tanto che ancora oggi c’è qualche fiorentino che, quando vede scendere in modo considerevole la temperatura , dice: ”E’ più freddo del ‘29”.
Grazie dell’articolo, non lo sapevo. Quando ero piccola ho visto più volte nevicare in città, in pratica nevicava tutti gli anni. Noi bambini eravamo contenti perchè potevamo giocare con la neve. Poi nevicò molto nel 1966 me lo ricordo bene perchè da P.za Beccaria tornai a casa a piedi a Legnaia perchè gli autobus erano stracolmi e non fermavano. Ero un pezzo di ghiaccio quando finalmente arrivai a casa dopo circa 4 ore di cui 1 persa ad ad aspettare autobus. Poi venne il 1985 e quella nevicata lì, si me la ricordo molto bene. Non faceva altro che nevicare e il mattino dopo dovendo andare a lavorare arrivai con 3 ore di ritardo. Questa volta però mi ero servita del servizio pubblico perchè abitavo ancora più lontano. Era un freddo glaciale e la temperatura scese oltre 20° sottozero. Questo freddo durò per molti giorni e mi sorpresi nel constatare che dopo un paio di giorni lo sopportavo bene. L’uomo si abitua abbastanza bene ai cambiamenti anche se, questo va detto, a casa avevi il tuo calduccio ristoratore. Il guaio fu per l’agricoltura e per i fiori e piante in genere. P.E. in Toscana morirono tutti gli olivi, furono ripiantati però i contadini di allora quella gelata se la ricordano sempre! Il prezzo dell’olio andò alle stelle, insomma sempre le solite cose. Le mie piante morirono tutte: gerani e piante grasse di tutti tipi, se ne salvò soltanto una: l’oleandro che però l’anno stesso o quello dopo si ammalò di parassiti e fui costretta con dispiacere ad abbatterlo.