Filippo di ser Brunellesco Lapi, nacque in Firenze nel 1377 e morì il 15.04.1446 sempre a Firenze. Ebbe una educazione umanistica, apprese una buona conoscenza dell’Abbaco e del Quadrivio. Venne mandato a bottega da un orafo certo Benincasa per imparare l’arte. E’ conosciuto anche come scultore e architetto. Con Donatello e Masaccio, è considerato l’iniziatore del Rinascimento fiorentino.
Appresa l’arte orafa, nel 1398 alla fine dell’apprendistato si iscrisse all’Arte della Seta e dal 1399 al 1401 partecipò all’esecuzione di un altare d’argento nella chiesa di San Jacopo a Pistoia. Quest’opera è conservata nella cattedrale di San Zeno della Stessa città.
Tornato in Firenze nel 1401, partecipò al concorso indetto dall’Arte di Calimala per la realizzazione della seconda porta del Battistero, risultando vincitore alla pari con il Ghiberti. Quest’ultimo si rifiutò di lavorare con Filippo, pertanto gli fu assegnata la realizzazione.
Come scultore fece la statua per l’Arte dei Beccai; San Pietro, originale che si trova al primo piano della chiesa di Orsanmichele, sostituita da una copia apposta in una nicchia sulla facciata della chiesa, e in competizione con Donatello, un crocifisso ligneo conservato nella chiesa di Santa Maria Novella. Come architetto eresse palazzi e chiese. Fece il progetto per il palazzo mai realizzato dei Medici, la cappella Pazzi in Santa Croce, il Palagio di Parte Guelfa, la Sagrestia vecchia di San Lorenzo, la chiesa di San Lorenzo, la cappella Barbadori, lo Spedale degli Innocenti, fino all’opera che lo ha reso immortale: la cupola di Santa Maria del Fiore. Per la realizzazione dell’opera ideò costruì le macchine edili per issare e trasportare il materilae edile.
Al concorso indetto dall’Opera per innalzare la cupola, parteciparono in diversi ma risultarono vincitori ancora una volta Brunelleschi e il Ghiberti. Per impressionare i committenti, costruì una cupola in scala in un ambiente accanto al palazzo dei Bischeri. Finchè nell’anno 1420 il giorno 7 agosto l’Opera gli conferì l’incarico, ma non finirono i litigi fra i due rivali. Il Ghiberti cercava in tutti i modi di sminuire il lavoro dell’altro, dicendo che l’erezione della cupola come progettata dal rivale non poteva essere costruita, anzi senza l’impalcatura sarebbe franata a terra. Filippo offeso da queste calunnie lasciò il cantiere, mettendosi a letto fingendo di essere ammalato. Nel cantiere i lavori andavano a rilento, perché le maestranze volevano il ritorno del Brunelleschi, fin quando i responsabili della fabbrica del Duomo si convinsero a richiamarlo.
I lavori ripresero con lena, lui stesso dava l’esempio partecipando con assiduità. Si recava di persona al paese dell’Impruneta, le cui fornaci erano famose per la costruzione di mattoni, tegole e coppi, li sceglieva e li segnava con una sigla. Durante uno dei sui viaggi, ebbe modo di vedere che i fornacini, alla fine della giornata di lavoro, preparavano un pasto con carne di muscolo, pepe nero in grani, rosmarino e vino, lo mettevano nel forno a cuocere tutta la notte accanto alla brace. Quando lo assaggiò lo trovò buono e di gusto forte, parlando con i fornacini, seppe che quella pietanza chiamata “Peposo” dava forza e calore nei giorni freddi dell’inverno. Pertanto decise che quella sarebbe stata il pasto degli operai addetti alla costruzione della cupola.
Quando tornò a Firenze con la ricetta, si mise in giro a cercare un oste per preparare questo pasto, e portare la sua cucina sulle impalcature, con il fine di far risparmiare tempo e denaro all’Opera. Così gli operai evitando di scendere e salire dalle impalcature per mangiare evitavano di perdere tempo utilizzato per lavorare. Vietò il consumo del vino, evitando agli operai l’ubriacatura, con il risultato che nessuno cadde dalle impalcature.
Un altro espediente studiato per risparmiare materiale, fu quello quello di interrompere il lavoro al suono di una campana, questa faceva sentire la sua voce a mezzogiorno. Sentendo quello squillo gli operai addetti alla preparazione della calcina, interrompevano il lavoro evitavano di preparare la malta cosicchè non si seccasse con conseguente spreco, e lo riprendevano alla fine del pranzo. La campana veniva chiamata dagli operai la “campana della calcina”.
Il giorno 25 marzo del 1436 capodanno fiorentino, si ebbe l’inaugurazione della Basilica da Papa Eugenio IV che si trovava in Firenze, per il tentativo di riconciliazione fra le chiese di occidente ed oriente. La costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore fu finita, anche se mancante della lanterana che sarà posta tempo dopo, il 31 agosto dello stesso anno. Quel giorno il Vescovo di Fiesole Benozzo Federighi salì sulle impalcature per murare l’ultima pietra e benedirla, mentre tutte le campane delle chiese suonavano a festa. Con l’occasione l’Opera imbandì un banchetto per tutte le maestranze a base di pane, cacio e melarance.
Il Brunelleschi già nel 1432, aveva preparato il modello in legno della lanterna che avrebbe chiuso la cupola, ma dovette partecipare ad un altro concorso, al quale si presentò ancora una volta il Ghiberti. Il 31.12.1436 lo presentò alla commissione giudicante fra i cui membri si trovava Cosimo de’ Medici, venne dichiarato vincitore il modello da lui preparato.
Anche questa volta si mise all’opera, ma non vide la realizzazione della lantena, passò a miglior vita un mese dopo dall’inizio dei lavori era l’anno 1446. La lantena venne finita da Andrea del Verrocchio e posta sulla cupola nel 1461 che la completò con una palla di ottone sormontata da una croce, e contenente al suo interno delle sante reliquie.