Segue alla prima parte.
La bravura di Andrea fu tale da guadagnarsi un posto di preminenza fra i procuratori della Curia. Questa ascesa ebbe dei benefici sulla sua famiglia, ne trassero vantaggi altri suoi due fratelli: Pietro preposito di San Felice in Aquileia; Simone, Clericus florentinum dal 1314 ebbe la propositura di Pietro ad Aquileia, il canonicato di San Giovanni Laon da suo nipote Filippo. Quest’ultimo venne impiegato per amministrare gli affari della famiglia in Inghilterra e Irlanda, come rappresentante di Andrea. I figli di Andrea divennero amministratori del patrimonio di famiglia. Berto divenne canonico presso San Lipardo di Meung-Sur-Loire. Nel 1319 Filippo era canonico a Firenze e prebendario della chiesa di Meriett della diocesi di Bath e Wells, ottenne anche il canonicato di San Giovanni di Laon.
In seguito, il sunnominato Filippo venne nominato cappellano papale di Giovanni XXII° e incaricato esecutore di diversi mandati riguardanti petenti fiorentini e inglesi. Alla sua morte lo zio Simone prebendario di Eglisclif, subentrò negli incarichi del nipote in Inghilterra e nella Curia, dove fu annoverato fra i cappellani papali e esecutore di alcuni mandati. Ottenne nel 1336 il canonicato di Lichfield, già assegnato a suo fratello Eduardo. La maggior fortuna si riversò sui due figli minori di Andrea. Remigio dottore in teologia venne raccomandato dal padre al re di Sicilia e Gerusalemme Roberto d’Angiò a presentare una supplica per il figlio al Papa Giovanni XXII°, questa supplica è annotata in un registro da Andrea stesso. Grazie a questa supplica Remigio venne nominato Abate dell’Abbazia Cistercense fiorentina di San Salvatore a Septimo.
Suo fratello Oddone affiancò il padre come procuratore, subentrando alla sua morte avvenuta nel 1338. Cumulò prebende regie e ecclesiastiche, divenne ufficiale di Eduardo III°, amministrò alcuni negozi con le società mercantili fiorentine presenti nel porto di Londra. Era ancora attivo alla metà del secolo XIV°, quando è presente presso la Curia papale come ambasciatore della Repubblica Fiorentina. La notevole fortuna della famiglia di Notai fiorentini e l’ascesa sociale nella città d’origine dal quartiere di Oltrarno, in una generazione riuscirono ad avere un Abate e un Ambasciatore e a operare per i re inglesi. Un’altra famiglia di Notai fiorentini i Boccadibue, rogando atti per la Compagnia dei Bardi, riuscirono ad avere nella terza generazione un Vescovo di Aleria professo dello Ordine dei Minori continuando a servire i Bardi. Tutto questo a dimostrazione della potenza e affidabilità della loro categoria.