Oligarchi intransigenti e politici di buona fama

I Castellani, antica famiglia nobile, proveniente da Cascia di Reggello, il cui capostipite Giuseppe sarebbe vissuto nell’XI secolo a Firenze. Acquistarono dalla famiglia Uberti un castello da loro comprato nel 1180 dalla famiglia Altafronte o Altafonte antichi proprietari. L’edificio si trova vicino all’Arno nella piazza chiamata dei “Giudici”, oggi è sede del museo Galileo della Scienza e della Tecnica.

Il rappresentante più in vista della famiglia, appartenente al ramo principale è Lotto Castellani vissuto verso la fine del XIII secolo, nonno del Lotto di Vanni di Lotto vissuto nella prima metà del trecento. Lotto e suo figlio Vanni furono Notai,

Questa famiglia riuscì ad accumulare una cospicua fortuna, tale da permetterli di far parte dell’alta finanza fiorentina. Venne travolta dal crac finanziario delle Compagnie bancarie Bardi e Peruzzi, costretti a dichiarare fallimento, per la mancata restituzione della cospicua somma prestata al re d’Inghilterra Edoardo III, per muovere guerra al regno di Francia. Riuscirono a risollevarsi e a mantenere una posizione di preminenza nella politica cittadina, per la considerazione cui erano tenuti i suoi rappresentanti.

Nel 1293, con il fratello Michele si trova sotto il Palazzo della Signoria, per difendere la Parte Guelfa e per fare recedere il Gonfaloniere di Giustizia Salvestro di Alamanno de’ Medici, dall’applicare gli “Ordinamenti di Giustizia”. Con la fine della sommossa, ed eliminate le tre Arti nate dal popolo minuto: Tintori, Farsettai e Ciompi, il conseguente esilio di Giano della Bella e il ristabilimento dell’Ordine precedente, il Castellani fa parte delle maggiori cariche politiche cittadine. Fa parte degli Otto di Balia quando ricevono l’atto di sottomissione della terra di Castiglione Aretino.

Facevano parte dell’ala più intransigente dell’oligarchia, si erano legati con matrimoni e interessi politici comuni agli oligarchi più importanti: gli Albizzi, e gli Strozzi. I Castellani possedevano molti beni terrieri nel Medio Valdarno: Vinci, Cetina vecchia, Altomena, e Cancelli.

Lotto Castellani venne insignito del titolo di cavaliere nel 1364. Con altri otto cavalieri nell’ottobre del 1366 si trova presso il marchese d’Este. Dalle gabelle pagate al Comune nel 1369, risulta abitante nel popolo di San Pier Scheraggio Quartiere di Santa Croce. Viene nominato Podestà di Perugia nel 1365, e vicario a Pescia nel 1370. Anni dopo viene elencato fra i grandi del Quartiere di Santa Croce, per il prestigio familiare e le cospicue possibilità economiche.

È nominato Gonfaloniere di Giustizia per il Quartiere di Santa Croce per l’anno 1385. Nello stesso anno diventa cittadino senese, con tutta la sua discendenza è aggiunto ai patrizi della citta di Siena. In seguito è nominato erede universale di Angelo di Bonaccorso Castellani, abitante nel “popolo” di San Pier Scheraggio a Firenze.

Nel febbraio del 1388 è ambasciatore presso la Repubblica di Venezia, nel novembre dello stesso anno, si trova a Bologna con incarichi diplomatici, insieme a Ugo della Stufa e Matteo di Iacopo Arrighi. Nell’ottobre precedente era stato eletto nei Dieci di Balia, ricoprendo ancora questa carica per gli anni: 1389, 1390, 1394, 1395, 1398, 1401, 1403 e in ultimo nel 1406. Inoltre fu Capitano a Pistoia nel 1396, Gonfaloniere di Giustizia per il 1404, eletto fra i Dodici Buonomini nel dicembre 1405.

Grazie alla sua esperienza politica e militare, fece parte delle Consulte e nei Consigli di guerra. Nel 1388 facendo parte degli Otto di Balìa partecipò alla ratifica della Lega contro i Visconti, insieme a Venezia, il marchese d’Este, il Signore di Padova Francesco Carrara. Questa Lega trionfò nella battaglia di Governolo, costringendo Gian Galeazzo Visconti ad accettare una tregua. Fu presente alla stesura dei capitoli per la sottomissione di Bientina del 1402.

Ricevette nelle sue mani la capitolazione dei castelli di: Crespina, Santa Lucia, Riparbella, e Orciatico nel 1406. Nello stesso anno venne confermato nella carica con i suoi compagni, per l’eroico comportamento tenuto nella guerra contro Pisa, per il mese di ottobre dello stesso anno. Fatto prigioniero da Messere Francesco Ricciardi da Ortona nel 1411. La Signoria mandò una ambasceria formata da: Cristofano Spini, Giovanni Serristori, e Luigi Pitti dal re di Napoli Ladislao d’Angiò Durazzo, affinché intervenisse nella liberazione del prigioniero, fosse trattato come meritava il nome della sua famiglia, e riscattato come era consentito a tutti gli uomini d’arme. L’Ortona non voleva farlo riscattare come era usanza e veniva trattato con accanimento. L’ambasceria andò a buon fine. Il Lotto tornò libero e poté rientrare a Firenze.

Venne eletto alla carica di Ufficiale della Zecca nel mese di maggio del 1412, per l’Arte di Calimala. Non ci sono altre notizie di Lotto fino all’anno 1414, quando i Priori delle Arti, il Gonfaloniere di Giustizia e i Consigli, inviarono Niccolò di Giovanni da Uzzano e Rinaldo degli Albizzi quali ambasciatori dalla regina di Napoli Giovanna II Durazzo, sorella del defunto re Ladislao, con l’intenzione di farsi restituire la somma pagata da Vanni Castellani per la liberazione di Lotto, quando era prigioniero del Ricciardi. Lotto si sposò due volte con Francesca di Jacopo degli Asini e Frosina Sassetti, ma non gli diedero figli. Non è conosciuta la data della morte di Lotto, dal suo testamento si viene a sapere che lasciò l’Ospedale di Santa Maria Castellana al Pian di Ripoli e i beni annessi ai frati di San Lorenzo al Castagno fuori Firenze, e obbligando l’Ospelalingo a versare ogni anno ai frati 15 fiorini d’oro. I rimanenti beni del Castellani vennero divisi fra: Vanni, Giovanni e Matteo Castellani, suoi nipoti, figli di Michele di Vanni, e fra: Bernardo, Vanni e Michele Iacopo nipoti, figli del fu Stefano di Vanni Castellani.

Della famiglia Castellani rimane nella chiesa di Santa Croce, una cappella affrescata da Agnolo Gaddi nel 1385.

Alberto Chiarugi

Famiglia Castellani

5 pensieri su “Famiglia Castellani

  • 21 Ottobre 2022 alle 1:02
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    Personalmente ero a conoscenza dell’esitenza degli “8 di Balia”, banda di intransigenti che circolavano per Firenze a cogliere in fallo uomini, donne e bambini, quest’ultimi p.e. perchè magari giocavano nei pressi di una chiesa ed offendevano pertanto la religione. C’è da dire, a questo proposito, che i ragazzi dell’epoca che abitavano in città non sapevano mai dove andare a giocare perchè a quei tempi esistevano tantissime chiese e sicuramente perdevano più tempo a cercare un posto per giocare in santa pace che a giocare veramente.
    Comunque il mio commento è per un’altra cosa: cioè ad un certo punto ho letto nell’articolo “10 di balia” e vi chiedo è un errore oppure hanno messo addirittura 10 persone a fare i “cani da guardia”?

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    • 21 Ottobre 2022 alle 11:43
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      Buon giorno. I Signori Otto di Guardia e Balia, erano i poliziotti dell’epoca. Il popolo li chiamava “birri” i modo spregiativo. Risedevano nel Palazzo del Bargello comandati da un Sergente, agli ordini del Podestà. Dovevano mantenere l’ordine, controllare la moralità. Per quanto riguarda i “bandi di pietra apposti sui palazzi signorili o sui muri delle chiese e dei conventi, a salvaguardia del luogo sacro e il riposo dei signori. C’erano scritte per i trasgressori: multe, tratti di corda e la minaccia del libero arbitrio. Significava che il malcapitato caduto in fallo, era soggetto alle punizioni più severe. I ragazzi, non potevano giocare a palla e pallottole per non disturbare. C’era in voga di giocare al Calcio ovunque, chiudendo le strade con panche, sedie e altro. Molte volte il pallone, nella foga del gioco, veniva scagliato nelle botteghe degli artigiani facendo danni. I Dieci di Balia venivano scelti in tempo di guerra.

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      • 22 Ottobre 2022 alle 0:16
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        Grazie Sig. Chiarugi, ignoravo completamente che i 10 di balia si trovavano in città in tempo di guerra. A pensarci bene mi sembra una cosa fatta bene per diversi motivi.
        Grazie di nuovo.
        Lucia

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      • 22 Ottobre 2022 alle 10:26
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        I Dieci di Balia o di guerra, venivano scelti in vista di una guerra. I nomi venivano imborsati e “squittinati” estratti a sorte e messi a sedere, il ricambio era frequente onde evitare tradimenti.

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  • 14 Ottobre 2022 alle 11:22
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    Un concentrato di storia e curiosità fiorentina
    Complimenti

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