Questa la PARTE PRIMA
Pier Antonio di Francesco Carnesecchi, fu amico intimo di Piero de’ Medici, tentò di difenderlo con le armi. Con la cacciata del Medici e l’istituzione della Repubblica Fiorentina, alla quale Pier Antonio aderì prontamente divenendo Commissario della Repubblica in Maremma. Nello stesso periodo un membro della famiglia Amerigo di Simone intratteneva rapporti commerciali con l’Inghilterra. Nel 1498 ci fu l’assalto al convento di San Marco per arrestare Girolamo Savonarola e consegnarlo alla Signoria, Giovanni di Girolamo Carnesecchi seguace del frate, organizzò la resistenza armata per difenderlo. Altri membri della famiglia furono seguaci del frate ferrarese: Giovanni di Simone, Zanobi di Francesco, Bernardo di Francesco, Giovanni di Niccolò e Carlo Carnesecchi mercante e cittadino molto influente.
Al tempo della Repubblica Fiorentina durante l’assedio del 1530, emerse ambiguamente Andrea di Paolo Carnesecchi partigiano della famiglia Medici, padre dell’eretico Pietro. Costui venne tenuto in grande considerazione dal Papa Mediceo Clemente VII, per l’amicizia fra le due famiglie lo chiamò presso di sé a Roma. Il Pontefice gli affidò l’ufficio di Notaro e protonotaro della Curia. Per marcare l’intimità fra loro, il 16 dicembre 1533 gli concesse il privilegio di aggiungere al proprio cognome quello dei Medici. Da allora si chiamò Pietro Medici dei Carnesecchi. Pietro Carnesecchi mal visto dal Papa Pio V, succeduto sul trono di Pietro alla morte di Clemente VII, venne condannato a morte come eretico. Cosimo I de’ Medici Duca di Firenze, ambiva al titolo di Granduca (il titolo nobiliare non esisteva, venne appositamente creato nel 1569 dallo stesso Pontefice). Per ricevere l’agognato titolo nobiliare consegnò all’Inquisizione il Carnesecchi, che si era rifugiato presso di lui per avere la protezione.
Il mercante Zanobi di Francesco Carnesecchi, benché fosse di provata fedeltà per i Medici fu uno dei sette dittatori della Repubblica. Sempre durante l’assedio del 1530, si distinse per il suo eroismo Lorenzo di Zanobi Carnesecchi. Mandato nella Romagna fiorentina compì atti di valore nella difesa del territorio, tanto da meritarsi il soprannome di “secondo Ferruccio”. Giovanbattista Carnesecchi, fieramente antimediceo, combatté con la città di Siena contro le truppe fiorentine. Alla caduta della città nel 1557, espatriò in Francia a combattere gli Ugonotti, e li vi morì. I discendenti di Ridolfo furono funzionari in Versilia. Inventarono nuovi procedimenti per l’estrazione del ferro e dell’argento.
Nel diciassettesimo secolo ebbero imprese commerciali in Sicilia e nel napoletano. Riuscendo ad avere la Baronia di Grottarossa in Sicilia. Un Carnesecchi divenne cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano divenendo comandante di Galea, partecipando alle battaglie contro i Turchi a Malta e a Lepanto. In quella battaglia navale vinta dalla flotta cristiana, una galea dell’ordine di Santo Stefano, conquistò la fiamma di combattimento della “Reale” di Alì Pascià comandante della flotta turca. Nella famiglia vi furono quattro canonici della Chiesa di Santa Maria del Fiore. Alla fine del diciassettesimo secolo, morì l’ultimo senatore, ad inizio del diciottesimo secolo la famiglia era in via d’estinzione.