Un’altra famiglia di Notai fiorentini come i Sapiti abitanti nel quartiere di Oltrarno come loro ebbero fama e fortuna con la loro attività. Del primo capostipite dal quale discende il nome non si hanno notizie. È noto che risiedeva nel popolo della chiesa di Santa Lucia dei Magnoli (il nome dei Magnoli deriva da un certo Magnolo della Pressa che la fece edificare, oggi si trova nella odierna via dei Bardi). Di Boccadibue si viene a sapere che nel 1231 era morto. Suo figlio Galgano ne prese il posto. Dell’attività notarile del figlio, risulta dal Diplomatico Olivetani conservato all’Archivio dello Stato di Firenze, dove risulta che è morto anteriormente al 1256. Bongianni figlio di Galgano, di lui si trovano notizie in atti da lui rogati con il titolo di “Tabellio pubblico” (Notaio pubblico). Nella pace fra le città di Firenze e Pisa del 1256 vi figura il fratello Gianni nel gruppo del “consigliarii”, stipulata nella Cattedrale di Santa Reparata a Firenze.
Nella battaglia contro Siena nel campo di Montaperti, vi compaiono i fratelli Gianni e Buono Boccadibue. Anni dopo si trovano nella lista dei “Ghibellini suspecti”, a cui veniva concesso “ad praesens” di vivere in città. Nel 1269 Gianni viene confinato nel contado. Dai documenti risulta non essere il figlio di Galgano, ma sembra trattarsi del figlio di Galgano di Bongianni rogante nel periodo 1290/91. Il Gianni suddetto e suo fratello Salvi sono presenti negli atti rogati dal figlio e nipote Biagio come testimoni. Gianni è presente in due atti rogati nei mesi mi marzo e giugno 1299 fra i “Rectores societatis beate Marie Virginis civitatis Florentia. Gianni viene a mancare in data anteriore al novembre 1311. L’anno seguente Biagio davanti al Notaio Ser Chiarozzo di Balduccio rinuncia all’eredità paterna, con la seguente formula “potis dampnosam quam utilem”. Atto conservato all’Archivio di Stato di Firenze.
Nello stesso archivio sono conservati tre volumi di imbreviature redatti da Biagio in un periodo di tempo che va dal 1297 stile fiorentino al 1308. I primi due volumi e l’ultimo dal 1311 al 1314 ci sono scritti tutti gli atti della sua famiglia e della Compagnia dei Bardi. Con loro aveva un rapporto stabile risultante dai “libri segreti”, in cui compare con il titolo di “fattore” dal 1310 al 1338 quando morì. La sua paga come risulta era una somma ragguardevole di 145 libbre annue. Di Biagio si conosce che dal luglio 1299 al febbraio 1300 era a Foligno insieme a Corso di Forese Adimari, chiamato a ricoprire la carica di Podestà. Ancora si allontanò da Firenze per un periodo dal marzo 1303 a metà novembre 1304 nella Marca di Ancona in Valtopino “Ubi steteram….pro ecclesia romana”. Dall’anno 1301 è affiancato nell’attività notarile da suo figlio Miniato detto “Borghino”, nome con il quale rogava degli atti. Dal Diplomatico Archivio delle Riformagioni si viene a sapere che il 31 maggio 1322 Minato e i fratelli Gano e Bartolo avuti dalla defunta moglie Toschetta, quest’atto si trova nel protocollo di Ser Chiarozzo, inoltre ci sono atti rogati negli anni 1310/1315, altri riguardanti Biagio e il fratello Riccardo Notaio, suo zio Salvi di Galgano e di altri membri della famiglia.
Biagio si risposò con Bartola di Valore Orlandi, se ne trova traccia in un atto del 1308. Convolò a nozze per la terza volta con Monna Tessa, viene nominata nel testamento di Biagio del dicembre 1336 fra gli esecutori. Nel testamento è nominato il figlio Galgano, aveva intrapreso la carriera ecclesiastica entrando a far parte dei frati minori diventando nel 1330 Vescovo della città francese di Aleria fino al 1342 quando lo divenne di Cefalonia. Un altro figlio, Andrea fu in servizio presso la Compagnia dei Bardi dal 1328 al 1335 continuando il rapporto di lavoro fino all’anno 1344. Il figlio Miniato (Borghino) ebbe anche lui rapporti con la Compagnia dei Bardi. Lo stipendio che ricevette nel periodo della collaborazione nel periodo 1333/1338 quando si licenziò ammontava a 40 libbre. Esiste un registro di Imbreviature per atti rogati per Gianni di Bartolo di Messer Iacopo dei Bardi dal 1322 (3 novembre) al 1336 (22 maggio). Il suo protocollo e quelli del padre sono stati studiati, per la storia economica fiorentina e in particolare quella della Compagnia dei Bardi.