Tempo fa, girando in primavera ed in estate per le vie di Firenze, si sentivano spesso canti e fischi provenire dall’interno delle abitazioni, dove venivano svolti i quotidiani “lavori di casa”, da botteghe artigianali ed anche dalla voce di lavoratori ambulanti che giravano per le strade della città.
Il lavoro di ogni giorno veniva accompagnato quasi sempre dal canto, specialmente quando i movimenti erano ritmici.
Non si può dimenticare la figura dell’arrotino ambulante che lavorava per le vie e piazze e cantando richiamava i clienti, cioè le massaie in giro per la spesa. Con una ingegnosa mola-bicicletta arrivava sul luogo di lavoro, che poteva essere una piazza o l’ incrocio di vie ben popolate o portici che lo proteggano dal sole o dalla pioggia; fermava il velocipede, lo poneva sul cavalletto, inseriva rocchetti e catene, semmai di sua invenzione, ed alla fine azionava a forza di pedali una piccola mola applicata sul manubrio. Chissà quanti in Firenze l’avranno sentito gridare : “Donne! E’ arrivato l’arrotino” e cantare questa canzone che andava molto di moda e frutto del tipico ed inconfondibile umorismo fiorentino:
E’ arrivato l’ arrotino
Arroto a tutti quanti
Coltelli e temperini,
chi ha forbici fini
lo porti tutte a me!
E gira la cariòla.
Larà, larà, larà.
L’ è un’ arte che consola,
l’ è un bel mestier che va!
La lingua delle donne
Vorrei un po’ arrotare
Per farle un po’ chetare
Dal troppo chiacchierar.
E gira la cariòla.
Larà, larà, larà.
L’ è un’ arte che consola,
l’ è un bel mestier che va!