Dietro le quinte: Prologo
Dietro le quinte: Toscana
Dietro le quinte: Un tè con Mussolini – La preparazione
Dietro le quinte: Un tè con Mussolini, Le riprese
Dietro le quinte: Un tè con Mussolini, terza parte
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UN TE’ CON MUSSOLINI – LE RIPRESE
Anche se può sembrare banale e/o conosciuto da tutti, mi è sembrato “giusto” ripetere alcune caratteristiche che sono proprie, salvo rare eccezioni, di tutti i set. Prima di tutto, le riprese non hanno un rigido ordine cronologico ma tengono conto, in maniera prioritaria, della disponibilità degli attori “principali” e, in casi particolari della disponibilità stessa delle location prescelte. Le riprese di queste film, come location manager prima ed ispettore di produzione poi, non mi hanno visto sempre presente sui set perché impegnato nella verifica dei set successivi oppure nella soluzione di qualche problema. Non tutto infatti è filato liscio, come avrò modo di raccontare, vista anche la complessità di una troupe di circa 300 persone e oltre 10 mezzi tra TIR e Tricamper di servizi. A questo aggiungo che dalla metà di giugno, su precisa indicazione di Zeffirelli, ho accompagnato la seconda troupe (operatore e macchinista) nella ricerca di scorci e panorami finalizzati alla possibile disponibilità in fase di montaggio del film. Queste come premessa ai miei ricordi sui set che ho avuto occasione di aprire in collaborazione con Carlo, ispettore di produzione, romano e la Leonardo Cinematografica di Firenze.
Per praticità, nel raccontare qualche particolare avvenimento, ho pensato di utilizzare il “passato prossimo”, come se tutto fosse accaduto “ieri”.
LA TRAMA
La ricordo in estrema sintesi per meglio comprendere alcune situazioni particolari. Lo stesso Zeffirelli ha definito questo film come “opera semibiografica”, riconoscendosi in Luca, nato dalla relazione della madre sarta, conosciuta soprattutto nella comunità inglese, con Paolo un commerciante fiorentino di stoffe. Alla morte della madre, Luca volutamente trascurato dal padre che non vuole riconoscerlo, viene “adottato” non solo culturalmente, da una signora inglese cara amica della madre che coinvolge in questa sua funzione le altre amiche britanniche, assicurandogli un’istruzione ed una crescita adeguata.
E’ il racconto di un periodo che vede Luca passare dalla adolescenza alla maturità. Firenze è comunque l’attrice principale con le signore inglesi traboccanti di amore ed ammirazione per una città che è un faro di cultura e civiltà nel mondo, dove l’arte e la bellezza sono vissute in maniera estatica, quasi religiosa.
Il film non intende raccontare Firenze ai tempi del fascismo, ma Firenze e i suoi amanti stranieri, accorsi da tutto il mondo per godere di un così perfetto patrimonio dell’umanità.
Allo scoppio della guerra le signore inglesi pensano che la situazione non le riguardi ma risultando sospette, in considerazione della guerra anche contro l’Inghilterra, vengono imprigionate in una caserma di San Gimignano. All’avvicinarsi delle truppe di liberazione, i tedeschi costretti alla ritirata, decidono, prima di scappare, di fare esplodere le due torri simbolo di San Gimignano. Ma le signore inglesi sempre in nome della bellezza e dell’arte, si incatenano alle torri e li costringono a desistere. Lady Hester Random, che fa parte del gruppo delle signore, vedova dell’ambasciatore inglese in Italia, riesce a farsi ricevere da Mussolini ed a prendere un tè con lui che le promette garanzie.
I SET
Cimitero Inglesi Il film montato, inizia con questa location e vede il gruppo delle signore inglesi che celebrano il ricordo della poetessa Elizabeth Barrett Browning, paladina di bellezza nell’arte e di libertà che si esprime nei suoi pensieri come grande fautrice del Risorgimento Italiano, profondamente interessata alla causa della unificazione e dell’indipendenza italiana. Morta nel 1861 fu appunto sepolta in questo cimitero e la città le dedicò una lapide in cui la sua poesia è definita un anello d’oro che congiunge l’Italia e l’Inghilterra.
Piazza Signoria E’stato il set più impegnativo dell’intero film non per la complessità delle riprese ma per la movimentazione di uomini e mezzi da spostare in perfetta sincronia. E’stata una levataccia per molti, dovendo coordinare arrivo e parcheggio dei mezzi in modo che al momento delle riprese tutto funzionasse “perfettamente”.
Ricordo la presenza di circa 500 persone tra comparse e tecnici. Il primo a posizionarsi, in piazza della Signoria, lato via dei Magazzini, è stato il Tir del self service praticamente operativo dalla prima colazione dei tecnici dei vari settori al break per tutti di metà mattina, fino al pranzo in più riprese, da consumare nella mensa allestita di fronte all’entrata laterale di Palazzo Vecchio. Nelle vie intorno alla piazza erano allestiti i vari parcheggi: il più importante in piazza San Firenze dove erano in sosta i mezzi militari, carro armato compreso. Inutili dire che tutta la zona era praticamente inibita al traffico veicolare privato e, nei limiti, anche a quello pubblico. Ricordo sempre che al momento delle riprese (1997), traffico e circolazione erano diverse da quelle attuali. Piazza della Signoria era chiusa anche al traffico pedonale e via via che arrivavano, si vedevano capannelli di comparse in divisa che, nei momenti di calma, si fotografavano e si facevano fotografare insieme alla gente che si stava posizionando lungo le transenne poste a chiusura della piazza per “vedere” comunque lo spettacolo. In continuo contatto radio tutto si è movimentato con perfetto sincrono tanto che pur essendo “buona” la prima, fu ripetuta immediatamente una seconda per sfruttare il momento magico.
Il corteo con il carro saliva da via della Ninna per fermarsi dopo la fontana del Nettuno in attesa che i Federali, scesi davanti al portone, entrassero dentro Palazzo Vecchio. Qui lo stop con il ripetersi del corteo che sceso da via dei Gondi, sarebbe poi risalito nuovamente da via della Ninna. Dopo questa seconda altrettanto “buona”, lo stop di Zeffirelli che, insieme ai suoi si dedicò alle varie soggettive di mezzi e personaggi per avere materiale da sfruttare per il montaggio. Mentre tutti erano/eravamo impegnati nelle fasi di smontaggio e chiusura del set, via radio, arrivò un gradito, affettuoso grazie da parte di Zeffirelli per il lavoro felicemente concluso
Un particolare curioso che avrebbe mosso sicure critiche era rappresentato dal carro armato che, per i conoscitori, non era un mezzo tedesco ma uno Shermann americano. Per evitare che le critiche potessero danneggiare mediaticamente il film, nonostante la bravura degli allestitori nel cercare di “mascherarlo, venne fatta circolare la voce che erano stati gli stessi tedeschi, dopo Anzio, a sottrarlo agli americani e a farlo diventare da “parata” per accrescere maggiormente l’immagine della loro potenza bellica. Una fake al limite della credibilità ma accettabile vista la componente romanzata dell’autobiografia.
Villa di Maiano Nella villa, allora in gestione del Convivium, conosciuta ed apprezzata società di catering e di organizzazione eventi, sono stati aperti due set. Il primo ha riguardato l’ufficio di Paolo, il padre di Luca, impersonato da Massimo Ghini, mentre il secondo, sempre nello stesso giorno, è stata una scoperta dello stesso Zeffirelli in occasione del sopralluogo di fine maggio. Aveva scoperto, in una stanza interna della villa, un divano circolare ricoperto di velluto rosso che, come poi ha spiegato, se non l’avesse trovato avrebbe voluto che fosse costruito. Ricordò che quando le signore inglesi si ritrovavano agli Uffizi, per disquisire sull’arte, per disegnare o per dipingere, alcune sale avevano questa tipologia di arredamento che permetteva, spostandosi, senza alzarsi, di vedere tutti i dipinti che erano in quelle sale. Il set si chiudeva con l’arrivo delle milizie fasciste che allontanavano in malo modo il gruppo delle signore e gettavano fuori dalla finestra, in senso dispregiativo, disegni e loro dipinti.
Villa Amici Zeffirelli Lungo la via Chiantigiana, me l’anno raccontato le ragazze della Leonardo, in una villa di amici di Zeffirelli, si era proceduto ad aprire un set in un salone dal tipico gusto british, che aveva comunque visto l’intervento di scenografi ed allestitori per soddisfare le indicazioni del regista. Una giornata di lavoro aveva dato risultati più che ottimi e tutti aspettavano con ansia la valutazione di Zeffirelli che lo “avrebbe” utilizzato il giorno seguente. L’arrivo del regista e la sua supervisione furono seguite con ansia fino a quando non espresse un compiacimento per l’ottimo lavoro. Solo che, nell’uscire dal salone, pronunciò un “rigiratela” che gelò tutti, amici compresi. Il rigiratela si riferiva chiaramente alla disposizione di mobili, quadri, supppellettil, ecc., che furono disposti “specularmente”, cambiando, chiaramente, l’assetto precedente. Si lavorò nel resto della serata ed in parte della notte. Nessuno, mi hanno poi raccontato, ebbe il minimo gesto di stizza vista la considerazione in termini di stima che tutti, tecnici e professionisti, avevano nei confronti del Maestro. E, visti i risultati, i presenti dovettero poi concordare che aveva avuto ragione!
Istituto d’Arte di Porta Romana Una veloce presenza mattutina per aprire il set ed organizzare il parcheggio dei mezzi necessari. Ho fatto appena in tempo di vedere l’arrivo della ragazza che Zeffirelli aveva “scelto” nel corso del sopralluogo, insieme ad altri vestiti da alunni di quel periodo (1935-1945). Una bellezza giovanile sicuramente particolare che, presumo, possa aver rappresentato una infatuazione giovanile di Luca (Zeffirelli).
Seconda Troupe Insieme all’operatore, lo stesso che aveva girato il documentario sulla Toscana, e ad un macchinista, nella seconda parte del mese di giugno, su precisa indicazione di Zeffirelli, girammo in lungo ed in largo Firenze ed i luoghi di alcuni set, allo scopo di filmare panorami, scorci particolari ed insoliti, dettagli sfuggiti nel corso delle riprese, ecc., da mettere eventualmente a disposizione del regista nella fase finale del montaggio. Questa modalità operativa credo sia una procedura quasi generale seguita dai registi in presenza di particolari location, sempre nell’ottica di avere immagini a disposizione per il successivo montaggio.
San Gimignano Rappresenta, storicamente, la parte romanzata della autobiografia, almeno in parte. Non è stato un set particolarmente facile non tanto a livello delle riprese quanto per alcuni episodi che dettero una giusta inquietudine al sottoscritto a Carlo ed al produttore in persona. Il protrarsi di qualche giorno delle riprese fiorentine, per il ritardato arrivo di una delle attrici impegnate altrove, aveva fatto slittare la prenotazione presso l’Albergo Cisterna di San Gimignano che qualche giorno prima telefonò preoccupato per la concomitante presenza di turisti americani che occupavano due delle tante camere confermate da noi. La trattativa con questi turisti, se di trattativa si può parlare, si risolse praticamente subito anche perché erano “fans” di Zeffirelli. Fu concordato di far loro conoscere il regista con tanto di foto e dedica di ringraziamento oltre al pagamento, in un agriturismo vicino, dei restanti giorni di soggiorno. Il secondo episodio, un paio di giorni prima delle possibili riprese, ebbe una soluzione più complessa. La basilica collegiata di Santa Maria Assunta, conosciuta anche come il duomo di San Gimignano è situata in piazza del Duomo di fronte alle due torri della Rognosa e del Podestà, simbolo di questa città All’interno della chiesa, tutte le volte e le pareti sono ricoperte di affreschi realizzati da vari artisti e, nel caso in essere, erano state da poco restaurate con una spesa significativa. Gli allestitori che stavano preparando la scena tipica di un bombardamento, furono fermati nel loro lavoro perché i sacchi che dovevano essere “scenograficamente” messi a protezione degli affreschi contenevano una segatura trattata in modo che potesse sembrare polvere. Parroco e sagrestano non si smossero dalle loro decisione di fermare l’allestimento se non si fosse risolto questo problema che rischiava di danneggiare nuovamente tutti gli affreschi da poco restaurati. Tutto si risolse, ci volle un po’ di tempo, anche per l’intervento “economico” del produttore che stipulò una polizza ad hoc per gli eventuali e possibili danni che potessero verificarsi nel corso delle riprese.
La soluzione era importante anche perché prevedeva la presenza del gruppo delle signore inglesi, in alloggio coatto nella caserma di San Gimignano, trasferite da Firenze come presenze indesiderate e sospette vista la dichiarata guerra all’Inghilterra. La successiva scena che prevedeva l’incatenamento di due delle signore alle due torri, minacciate di abbattimento dalle truppe naziste in ritirata, fa parte di quella componente romanzata dell’autobiografia. Infatti, tutta la parte che riguarda San Gimignano non ha riscontri storici visto che non risulta l’interesse dei nazisti ad abbattere le torri, atto che sarebbe risultato più un dispetto che una necessità e/o di utilità bellica come non risulta la storia di signore inglesi che salvano le torri e come non risulta che la città sia stata liberata da soldati scozzesi ma da truppe marocchine. Il tutto poi, nella realtà, era avvenuto dopo che la città era stata abbandonata dalla popolazione civile che, di conseguenza non accolse i liberatori con manifestazioni di gioia come invece, accade nel film.
Stazione – Binario 16 A questo set, ultimo girato a Firenze, ho partecipato solo nella preparazione del pomeriggio, mentre la mattina, insieme a Carlo avevamo ricontrollato tutti i vari set fiorentini, chiudendoli definitivamente. L’intera troupe nei giorni a seguire, si sarebbe trasferita a Roma, non solo a Cinecittà, per le riprese finali del film, riprese che comprendevano l’incontro di Lady Hester Random, vedova dell’ambasciatore inglese in Italia, invitata per un tè da Mussolini, incontro che, secondo Lady Ester, avrebbe dovuto convincere il duce a togliere le leggi razziali. Il che, chiaramente, non avvenne.
Concludo questi miei ricordi, frammentari e non completi soprattutto per la mia assenza da diversi dei set destinati alle riprese. Il mio impegno, riconosciuto anche pubblicamente dal regista, è stato di fattiva collaborazione con i vari settori che compongono una troupe, dai macchinisti agli allestitori, agli scenografi, pronto, nei limiti delle possibilità a trovare anche le soluzioni più banali.