I fatti oscuri di Firenze, i delitti, si mescolano con eventi divertenti di vita quotidiana e artistici della città, vi si nascondono sotto, non pronunciati o scordati, ma esistono. Come in ogni tessuto sociale che si rispetti abbiamo il buono e il poco buono. Chi esalta il genere umano e chi lo degrada. Più di un articolo pubblicato da me sulla nostra Rivista Fiorentina ha buttato li accenni alla recente, anche se ormai sono passati molti anni, vicenda del Mostro di Firenze.

La cosa che mi stupisce ascoltando i pareri è vedere come sia radicata la convinzione che si trattasse di un unico omicida a compiere i 16 duplici delitti. E come si sorprendono coloro che sostengono questa teoria quando si accenna alla presenza di più persone; persone che in un connubio volto al male, si possono essere uniti. Certo, inquirenti e stampa hanno avuto il loro ruolo e si sa che quando ripeti sempre la stessa cosa, anche se non corrisponde al vero, lo diventa.

Eppure la storia fiorentina, come quella di ogni città o borgo, è densa di vicende dove turpi figuri esprimevano la loro malvagità, spessissimo legata al sesso, su altri esseri umani e lo facevano sovente in compagnia, trovando disturbati mentali loro pari.

Vi riporto dei casi documentati, solo qualcuno, tanto per divertimento, se questo può essere considerato tale; diciamo per una curiosità che soddisfi sia gli appassionati dello studio umano (subumano sarebbe più appropriato) e gli appassionati di storia fiorentina, anche di quella non proprio edificante. Consiglio ai più impressionabili di leggere altro e mi scuso con loro, ma da appassionato di cold case, casi di delitti freddi, il mio studio si riversa anche nella storia turpe della nostra bella Firenze.

Il 12 Gennaio del 1560 furono querelati Giovanni di Girolamo da Sommaia, Giovan Battista di Giovan Zanchini e Cristofano di Pier Francesco Carnesecchi. Questi giovani tomi si erano presi la libertà di spogliare nuda una giovane schiava di nome Susanna, fare i loro porci comodi e poi con una cinta ed un manico di scopa bastonarla cosi tanto da riempirla di lividi sulle braccia, le reni e il viso, fino alla rottura della testa. Nonostante il sangue e i lamenti della giovane, non contenti, con una torcia hanno più volte profanato la sua “natura”.

Il 28 Gennaio del 1598 in Firenze un signore milanese di nome Francesco Maria Fumagalli sposato con la fiorentina Pulsina di Bartolomeo furono confinati fuori Firenze lui per tre anni e lei per due a causa della loro violenza, malvagità e lussuria. In pratica il Francesco aveva costretto con la forza la giovane schiava Giovanna a giacere con lui strappandole la verginità. Non solo, ma con la complicità della moglie aveva costretto la Giovanna a giacere fra lui e la Pulsina. I due hanno approfittato con violenza e ricatto della giovane formando una solidale banda.

Nell’Aprile 1592 Vincenzo Ermini e Lorenzo Benozzi, solidali fra loro e con altre persone che rimangono sconosciute vengono presi dopo un ennesimo stupro, non erano nuovi a questi delitti. La malcapitata del caso è Lucrezia Figlia di Andrea Ceccherini abitante fuori Porta alla Croce. Il branco (come lo si definirebbe oggi) le ha spento il lume e dopo una violenza sul posto ad opera di Vincenzo l’ha poi portata un luogo chiuso e a turno hanno abusato di lei.

8 Giugno 1599, a dimostrazione che non sempre coloro che dovrebbero tutelare le persone sono degne persone, riporto un fatto dove un tal Orazio Niccolini, Magistrato degli Otto (un Pier Luigi Vigna dell’epoca per capirsi), in combutta con Zanobi Spini, Paolo Rovai Alessandro Gerini e Gherardo Brandolini si approfittano di una giovane fanciulla di nome Caterina Zanobi sottratta dalla casa della madre. Portata presso l’abitazione di Paolo Antonio Rovai ne abusa tutto il gruppo. Alcuni giorni dopo, lo stesso Orazio Nicolini, si presenta nuovamente per portare via Caterina che singhiozzando si rifiutava di muoversi. L’Orazio, forte della sua carica e minacciando Caterina di sbatterla in galera, riesce a strapparla alla madre e viene ripetuto il tragico rituale. Questa volta la piccola Caterina rimase inferma, nel senso che perde la ragione.

Ora, potrei continuare a lungo, di episodi del genere ne è piena la storia e i libri, ma mi fermo dato che sono riuscito a stomacarmi da me medesimo. Aggiungo solamente che il “branco” in quanto unione di pervertiti e violenti è sempre esistito. All’interno dello stesso, anche colui che potrebbe essere spinto a parlare si ferma, si blocca non solo per la paura degli altri mostri, ma anche perchè lui stesso ha qualcosa da nascondere. Quando sei parte di giochi che non sono leciti alla legge o alla morale, anche se sai di comportamenti ancora più atroci, taci, non ti fai coinvolgere, e se proprio non puoi fare a meno di raccontare qualcosa lo fai in forma anonima.

Jacopo Cioni
Jacopo Cioni
Delitti di gruppo nella Firenze di un tempo.
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2 pensieri su “Delitti di gruppo nella Firenze di un tempo.

  • 7 Settembre 2019 alle 15:21
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    É una domanda: due volte nell’articolo si parla di “schiava”; come la si definisce? C’era, nella Firenze, del XVI° secolo, un mercato di schiavi?

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