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Prosegue il viaggio del nostro amato poeta nel Purgatorio in compagnia di Virgilio.

Dopo gli ultimi incontri di cui abbiamo parlato, Dante si relazionerà anche con altre anime, ma avendo deciso noi di seguire solo quelle strettamente legate a Firenze,  tralasceremo di parlarne, aspettando che il poeta termini il suo percorso nel Purgatorio per poi finalmente ascendere in Paradiso. Trascurando molte figure se ben importanti e conosciute della storia coeve a Dante o più antiche, arriviamo ad incontrare Forese.

Forese Donati nacque a Firenze intorno al 1250 e vi morì nel luglio 1296. Era un membro della famiglia fiorentina dei Donati a cui facevano capo i Guelfi Neri. Fratello di Corso e di Piccarda, Forese era amico di Dante e suo parente acquisito in seguito al matrimonio dell’Alighieri con Gemma Donati.

Verseggiatore, scambiò con Dante sei sonetti ingiuriosi nella tenzone tenutasi negli anni 1293-1296.  Dante lo accusava di ghiottoneria, di trascurare la moglie Nella e di essere un ladro, così come gli altri membri della sua famiglia.

Dante lo colloca tra i golosi nel Purgatorio a soffrire la fame, descrivendolo con il corpo scavato da una preoccupante magrezza. È Forese a scorgere il suo amico poeta, Dante, visto il suo aspetto alterato dalla pesante pena, lo riconosce solo dalla voce. Forese gli spiega di essere continuamente tormentato dalla fame e dalla sete.

Come se non bastasse la sua pena prevede che sia anche costantemente afflitto dal sentire il profumo di leccornie che però non può mangiare.
Forese era morto circa cinque anni prima e Dante si stupisce di trovarlo qui invece che nell’Antipurgatorio (una sorta di anticamera che precedeva l’ingresso al Purgatorio vero e proprio), questo perché l’uomo aveva continuato a peccare fino alla fine della sua vita.

Forese era però stato fortunato, venendo aiutato dalle preghiere dell’amata moglie Nella aveva potuto bruciato le tappe. Secondo Dante Nella era l’unico esempio esistente di virtù femminile rimasto a Firenze. Le donne fiorentine ormai come sappiamo, avevano adottato costumi eccessivamente impudichi, tanto che Forese prevede per loro un duro castigo.

Il Donati incuriosito non manca di chiedere a Dante per quale motivo sia in Purgatorio con il suo corpo mortale. Il poeta gli ricorda allora della sua gioventù scapestrata che lo aveva condotto al peccato e solo grazie a Virgilio aveva potuto essere salvato per poi venire guidato attraverso l’Inferno e il Purgatorio con lo scopo di purificarsi per poter raggiungere il Paradiso, dove potrà incontrare Beatrice e Piccarda, la sorella di Forese che ormai è tra i beati.

Forese chiede poi all’amico quando potrà rivederlo, ma Dante non sa rispondergli, in quanto non sa quanto gli resti ancora da vivere. L’unica consapevolezza che ha, è di dover lasciare Firenze, ma di questo non è particolarmente dispiaciuto, perché ormai non riconosce più la sua città corrotta e depravata. Forese accusa il fratello Corso dello stato della città e che per questo sarà punito e presto trascinato all’Inferno. La sua pena sarà quella di essere legato alla coda di un cavallo che correndo strazierà il suo corpo.

Otto anni più tardi Corso verrà condannato come ribelle e traditore, tenterà la fuga da Firenze ma sarà raggiunto dai suoi oppositori dopo essere caduto da cavallo. Pronunciate queste ultime parole, Forese si separa da Dante per raggiungere i suoi compagni di pena.

Questa è l’ultima anima fiorentina che Dante incontrerà nel Purgatorio, anche questa seconda parte del suo lungo viaggio è terminata. È ora di arrivare finalmente in Paradiso. Dopo questa esperienza è completamente purificato e pronto per accedere alla sua ultima tappa in cui Virgilio non può seguirlo. Così lo lascia nelle amorevoli mani di Beatrice con cui salirà velocemente verso l’alto.

Ma chi è la tanto decantata ed amata Beatrice di Dante?

La tradizione identifica Beatrice come Beatrice di Folco Portinari. Cosi almeno indicano le fonti dell’epoca lasciate da Andrea Lancia e da Boccaccio, anche se i documenti certi sulla sua vita sono piuttosto scarsi, tanto da portare a dubitare della sua esistenza.

È  stato però ritrovato un testamento di Folco Portinari datato 1287 in cui si parla di un lascito in denaro elargito alla figlia Bice sposata con il cavaliere Simone de’ Bardi. Folco Portinari era stato un banchiere molto ricco e in vista nella sua città, nato a Portici di Romagna si era trasferito a Firenze, dove viveva insieme alle sue sei figlie in una casa molto vicina a quella di Dante. A Firenze Folco fondò quello che a tutt’oggi è il principale ospedale nel centro cittadino, l’ospedale di Santa Maria Nova.

La data di nascita di Beatrice (1265/6), è stata ricavata da quella presunta di Dante, risulta essere stata una sua coetanea o forse di un anno più giovane. Sebbene una lapide moderna riporti la data di morte di Beatrice al 1291, questa risalirebbe invece al 1290.

Questa ed altre poche notizie biografiche che riguardano Beatrice si trovano leggendo la “Vita nova”. Da questa opera sappiamo anche dell’unico incontro avuto tra i due, del saluto reciproco e del fatto che non si fossero scambiati mai neanche una parola.

Beatrice, come figlia di un banchiere si imparenterà con un’altra famiglia di grandi banchieri, i Bardi, andando in sposa adolescente a Simone, detto Mone.

Il ritrovamento di un atto notarile risalente al 1280 da parte dello studioso Domenico Savini  nell’archivio Bardi su Beatrice e di suo marito, riporta una cessione da parte di Mone de’ Bardi di alcuni terreni a suo fratello Cecchino con il beneplacito della moglie Bice che all’epoca aveva circa quindici anni.

Un secondo documento risale invece al 1313, quando Beatrice era già morta; questo riporta il matrimonio tra una figlia di Simone, Francesca, e Francesco di Pierozzo Strozzi per intercessione dello zio Cecchino. Ma il documento non specifica se la madre della sposa fosse stata Beatrice o la seconda moglie Bilia (Sibilla) di Puccio Deciaioli. Altri figli conosciuti di Simone sono Bartolo e Gemma, questa maritata ad un Baroncelli.

È possibile che Beatrice sia morta di parto e poi sepolta almeno secondo la tradizione, nella chiesa di Santa Margherita de’ Cerchi, vicino alle abitazioni degli Alighieri e dei Portinari, dove si trovano i sepolcri di Folco e della sua famiglia.

Bisogna tenere conto che la donna a quell’epoca era sposata, dunque la sua sepoltura sarebbe dovuta avvenire nella tomba di famiglia del marito, ovvero il sepolcro dei Bardi situato nella basilica di Santa Croce a Firenze. Il luogo infatti ancora oggi è segnalato da una lapide posta sul chiostro dove compare anche lo stemma di famiglia.

Dante nei suoi scritti fa anche riferimento a Santa Lucia come inviata presso Beatrice dalla Vergine Maria per salvarlo, così è stato ipotizzato che Beatrice potesse essere stata sepolta nella chiesa di Santa Lucia dei Magnoli (detta Santa Lucia dei Bardi), situata sulla stessa strada dove sono le case dei Bardi e che molto probabilmente il luogo di culto fu frequentato dalla ragazza.

Riccardo Massaro

Dante e il suo fantastico viaggio 10: Dante e i personaggi dell’Purgatorio
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