Il 1439 per Firenze fu una data davvero straordinaria in quanto il Concilio fra greci e romani che si doveva svolgere a Ferrara fu spostato a Firenze. Cosimo il vecchio fece di tutto per ospitare questo incontro pacificatore tanto da arrivare ad accollarsi tutte le spese che questo concilio avrebbe comportato. Nella realtà Cosimo era Gonfalone in quel momento e fu la Signoria che tirò fuori ben 4000 fiornini, il resto fu elargito da Cosimo. La sua brama di avere la conciliazione a Firenze era si legata al prestigio fiorentino, ma non solo, il ritorno che l’evento avrebbe avuto in termini economici, per le grandi famiglie fiorentine, era ingente soprattutto per i Medici stessi. Per capirsi addirittura una delegazione cinese era presente nell’occasione e i commerci della via della seta erano di proporzioni notevoli.
Insomma tanto fu fatto, fra cui ventilare una pestilenza a Ferrara, che la conciliazione fu spostata a Firenze.
Dopo lo scisma di Fonzio il Papa Eugenio IV era pronto ad incontrare sia l’imperatore Giovanni VII che il patriarca di Costantinopoli Giuseppe II per sanare i rapporti religiosi che la teologia aveva reso cosi complicati. Si sa, la teologia interpreta e poi decide la verità, peccato che quella vera che accomunerebbe tutti non è data saperla.
Firenze accolse trionfalmente la delegazione e i due ospiti di riguardo furono ospitati da due delle famiglie più in vista di Firenze. L’imperatore presso palazzo Peruzzi e il patriarca in Borgo Pinti presso la famiglia Ferrantini. Da dire poi che il patriarca Giuseppe II, un vecchio con una folta barba bianca, rimase ospite a vita, anzi a morte, di Firenze in quanto morì durante il concilio e fu sepolto in una bellissima tomba ancora presente nella crociera di Santa Maria Novella.
Oltre che per la tomba si ricorda il concilio anche con il Corteo dei Re Magi di Benozzo Gozzoli (foto in alto) conservato presso palazzo Medici-Riccardi, ma soprattutto per le leggende legate a due nomi che nell’occasione furono inventati per combinazione, quello dell’arista e del vin santo.
L’arista assume questo nome perchè i delegati greci, assaggiato il prelibato piatto, cominciarono a dire “arista, arista”, cioè “il meglio, il meglio o anche eccellente, eccellente”. Il piatto fu cosi gradito che ne richiesero ancora e ancora. Da quel momento, scoprendo di avere un piatto cosi prelibato fra i tanti fiorentini, le fette di arista assunsero quel nome.
Il vin santo invece nacque per un fraintendimento letterale in quanto il cardinale greco Basilio Bessarione assaggiando il prelibato vino disse che gli ricordava il vino di Xanthos, gli astanti non capirono il riferimento alla città greca ma intesero santo e da quel momento fu definito vin santo.