Ora l’ hanno cambiato i’ nome a tutto, e dicono Gastronomia, ma noi la un si chiamava così e poi la unn’è la stessa cosa!
Noi s’ andava da i’ Pizzicagnolo…
“Vienvia vammi giù da i’Pizzicagnolo a prendermi 4 uova” la diceva la mamma. E te tu scendevi, tu andavi giù: tutti ne avevano uno proprio vicino casa.
La mortadella, la finocchiona… o quanta roba l’ aveva i’ Pizzicagnolo?
Ci trovavi di tutto!
Ma mica tutti quei mangiari già bell’ e pronti che c’è ora, eh!
E c’ erano le balle del riso, dei fagioli, dei ceci;
c’ era la botticella con le aringhe e i’ secchio delle acciughe sotto sale.
Ci si pigliava il latte, il pane e le uova, vendute sfuse.
I salumi facevano bella mostra di se’: uno spettacolo!
Prosciutti, salami, la mortadella…
“La mi dia du’ etti di sbriciolona”
“L’ è du’ etti e mezzo che fo, lascio?’
C’ erano pure, appese in alto, le trecce di salsicce.
I formaggi, la farina, il tonno nella latta, l’olio.
Il baccalà ammollo il giovedì sera che il venerdì si comprava assieme ai ceci .
Anche i sottaceti, conservati in grandi barattoli di vetro, te li vendeva sfusi, eh! E la conserva di pomodoro a peso.
Ti incartava le cose nel giornale o in quella carta giallognola… la carta di’ Pizzicagnolo insomma.
Aveva un grande mobile con i cassetti e in ogni cassetto c’era un tipo di pasta.
“Quanti siamo stasera, cinque? Dunque…40 grammi… vai giù da i’ pizzicagnolo e fatti dare du’ etti di paternostri”
Sì perché da i’ pizzicagnolo tu ci trovavi anche i paternostri e l’avemmarie: l’erano la pasta per la minestra. I paternostri più grandi, l’avemmarie più piccole.
(N.d.R. Mi scuserà Patrick se aggiungo una nota di redazione, ma l’occasione è davvero ghiotta per esporre come nascono i nomi avemmaria e paternostri. La forma della pasta è la stessa, dei cilindretti lisci, però le avemmarie erano più piccole e i paternostri più grandi, esattamente come i grani del rosario che si sgranava, appunto recitando un’ Ave Maria sul grano piccolo e un Pater Nostro sul grano grosso. Le avemmarie erano adatte alle minestre in brodo e i paternostri erano usati nelle minestre di verdure.)
La gente pigliava di tutto, faceva la spesa e poi, il più delle volte, faceva segnare, che c’era il libriccino pe’ segnare i debiti, no?
Dicevano “Segna” e i’ pizzicagnolo prendeva i’ lapis che teneva dietro l’orecchio e segnava.
Poi passavano a pagare a fine mese, quando riscuotevano.
Il finale, poi, era sempre lo stesso:
“Altro, signora?”
“Altro, grazie”.
Da i’ pizzicagnolo.
Pingback:Pizzicagnoli: a journey through history and tradition — selkbuyup
COME HO POSTATO SU FACEBOOK,I MI’ BISNONNO ANGIOLO GLI APRI’ LA BOTTEGA DA SCAPOLO E I MI NONNO NACQUE NEL 1886 PER CUI PIU’ O MENO SIAMO STATI IN VIA FAENTINA PE’100 ANNI!IO COMINCIAI NI;’60 E SI FACEVA TUTTO QUELLO CHE DICE L’ARTICOLO,TUTTO SFUSO E A PESO O MISURA !
In via Lapo da Castiglionchio (Gualfredotto)c’era l’Albina che era anche forno.
La domenica la mamma mi mandava a portare la teglia con il pollo e le patate che
lei cuoceva insieme ad altri clienti. (Anni 1950)
solo una cosa: il “mio” pizzicagnolo il latte non lo vendeva, c’era la lattaia per questo, che, volendo, mandava il nipote a domicilio a portare il latte nelle bottiglie di vetro da un litro con il tappo di stagnola.
esatto. il latte lo vendeva i’lattaio, da grossi bidoni in alluminio con un rubinetto alla base. le bottiglie di vetro chiuse con una capsula vennero dopo, quando dopo il 1956 fu costruita la Centrale del latte in via Circondaria. e il comune le distribuiva alle scuole per i bambini. Distribuiva anche piccoli opuscoli dal titolo Ama Firenze, che raccontavano i monumenti e le chiese cittadine. Accidenti, quanto tempo è passato.
GIUSTO DA PIZZICAGNOLO SMESSO CONFERMO CHE ANNI 50 E 60 LA PIZZICHERIA NON VENDEVA IL LATTE!SOLO DOPO L’AVVENTO DELLA LUNGA CONSERVAZIONE SI COMINCIO’ A VENDERE IL LATTE.MA NON QUELLO FRESCO!
Inigo era il mio pizzicagnolo, all’angolo di via Masaccio, a 30 metri dal numero 90 che allora era un villino adiacente a casa Poggi. Tutto vero e reale ciò che riporta l’articolo. Ricordo le ricorre fresche, gli spaghetti lunghissimi, i fagioli precotti… Comprendo molti aspetti decretato oggi, ma la semplicità e l’amicizia di Inigo mi sono rimasti nella memoria.
Eeeh si anch’io da piccina andavo a prendere i paternostri e le avemmarie messe nella carta gialla . Mi mandavano anche a comprare le uova che una volta mi caddero in terra e il segno rimase lì per tanto tempo per mia vergogna!
La foto è dell’arco di S. Piero ma….in via dell’Agnolo c’era un pizzicagnolo che aveva un frignolo sul dito mignolo…. così si diceva a casa mia.
Meraviglioso articolo… mi ricorda Alipio,il bottegaio vicino a casa della nonna! E pensare che oggi neppure il pepe riesco a trovare più… il pepe di quello buono, naturalmente!!!!
Alipio? O dov’era? In che zona? Io sono della zona di Viale Giannotti….