La Chiesetta al Tempio è il luogo che fin dalla creazione della Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio è stato obbiettivo principale dei confratelli. I 4 denari che venivano accantonati ogni settimana e le donazioni arrivate nel tempo servivano per edificare questa chiesetta. Questo doveva essere il luogo dove i condannati a morte potevano pregare l’ultima volta prima dell’esecuzione della sentenza e il luogo dove riposare eternamente dopo l’esecuzione.
Il 30 settembre 1361, a seguito della richiesta al Comune da parte di Migliore di Vanni fornaio del popolo di Sant’Ambrogio Sindaco eletto della Compagnia, fu concesso un terreno (braccia 30 di terreno) fuori dalle mura presso Porta San Francesco dove erigere una chiesetta e un cimitero. La Compagnia cominciò a costruirla e la sede era perfetta, presso i Prati della Giustizia.
La chiesetta fu terminata nel 1366. Fino al quel 27 gennaio del 1366 i giustiziati venivano sepolti presso Santa Candida, cioè Porta della Giustizia.
Sono tante le testimonianza della presenza di questa chiesetta, un luogo che oggi poteva essere bello da vedere anche come memoria della Firenze pre Leopoldino, ma prima il duca Alessandro de’Medici e poi Giuseppe Poggi ne hanno eseguito la sentenza di distruzione. La chiesetta che a tante sentenze aveva assistito subisce la stessa sorte.
Riporto la dicitura della concessione: “ Cappellam cum cemeterium iuxta locum justitie pro salute animarum dampnatorum…” e “ …petiam terre positam iuxia locum justitie prope menia civitatis extra portam Sancti Francisci in populo Sancti Jacobi inter foveas quarterij Sancte Crucis. Que petia terre est longitudinis brachiorum 35 et latitudinis brachiorum 25 vel circa, cui hi suntconfines: a primo et secundo platea sive pratum porte Sancti Francisci, que platea sive pratum vocatur locus justitie, a tertio flumen Arni, a quarto murus piscarie molendicorum communis Florentie”.
Testimonianza dell’edificazione in corso di questa chiesetta viene anche dall’elemosina di lire 20 fatta dallo Strozzi il 25 luglio del 1366 per conto dell’Arte dei Mercanti con lo scopo di “… fabbricar la cappella fondata e cominciata fuor dalla detta porta”; se ne trova scrittura nei protocolli di ser Guido Guidi e testimonia il fatto che ancora la chiesetta al 25 luglio del 1366 non era ancora terminata.
Il Cappelli riporta una citazione a pag 33 di Guido Carrocci che descrivendo la chiesetta al Tempio la definisce si piccola, ma graziosa e caratteristica con sulla facciata degli affreschi di Spinello Aretino.
Fino al 1529 (anno dell’assedio di Firenze) l’ultima preghiera dei condannati e la loro sepoltura dopo l’esecuzione avveniva in questa chiesetta fuori dalla Porta San Francesco, in prossimità del patibolo e vicino all’Arno (A pag. 24).
La Chiesetta al Tempio, a causa dell’assedio di Firenze, che durò l’arco di due anni dal 1528-1530, fu nel 1531 distrutta per volere del duca Alessandro de’ Medici. Lo scopo del duca era quello di migliorare le fortificazioni della città ed erigere un bastione di difesa a fronte dei Prati della Giustizia, Per questa ragione fu chiusa Porta San Francesco o Porta della Giustizia, sotterrata sotto un cumulo di detriti insieme alla Chiesetta al Tempio, furono inoltre distrutte 40 case li vicine a causa della nuova fortificazione.
Il luogo delle esecuzioni fu spostato al prato fuori Porta alla Croce detto appunto Pratello della Giustizia che era sito nell’attuale Piazza Beccaria.
La distruzione della Chiesetta al Tempio portò alla perdita degli affreschi sulla facciata attribuiti come detto a Spinello Aretino sia un’opera del Pisanello che nel periodo di costruzione della chiesetta era a Firenze per perfezionarsi, come afferma il Vasari. Il Pisanello dipinse all’interno della Chiesetta l’episodio del pellegrino che andando a San Jacopo di Gallizia fu infamato dalla figlia di un’oste che mettendogli in tasca una coppa d’argento cercò di farlo punire come ladro, salvato da San Jacopo e ricondotto a casa.
Prima della distruzione due tavole furono salvate, una di fra Giovanni da Fiesole, il Beato Angelico, intitolata “Compianto della Croce al Tempio” dove è raffigurato un Cristo morto portato al Sepolcro degli Apostoli ed esposta nella Chiesetta al Tempio sull’altare dietro il crocifisso. La tavola fu rimossa e trasportata presso la Galleria delle Belle Arti e in seguito spostata al Museo Nazionale di San Marco sempre a Firenze.
La seconda tavola rimossa era un’opera di Rodolfo di Domenico Bigordi Ghirlandaio e vi era dipinta la decollazione di San Giovanni Battista anch’essa salvata e trasferita alla nuova sede della Compagnia.
Ai tempi di Firenze Capitale (1865) fu perso il senno e sotto la guida di un demolitore seriale quale fu Giuseppe Poggi si abbatterono le mura fiorentine per far posto ai viali di circonvallazione. Durante i lavori la piccola Chiesetta al Tempio vide nuovamente la luce e riaffiorò negli scavi ma invece di essere difesa e preservata fu ignorata in nome dell’innovazione e demolita. Una Vergogna ignobile come la distruzione delle mura stesse.
Mi risulta che un giornalista abbia assistito allo scavo e distruzione dei resti della chiesetta del tempio….qualcuno sa ol nome?
Salve. No, sarebbe interessante.
Concordo su tutto in particolare sulla vergogna per come si è trattato i resti della chiesetta del tempio