La chiesa di Orsanmichele e’ un museo, situato in via del Calzaioli in Firenze, di fronte alla chiesa di San Carlo. Un tempo in quel luogo sorgeva un monastero femminile, che possedeva un terreno coltivato ad orto, dove si trovava un piccolo oratorio eretto nell’ottavo secolo, in seguito sostituito da una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, chiamata San Michele in Orto. I fiorentini storpiarono il nome in “Orsanmichele” come oggi è conosciuta.
Con il passare del tempo, intorno all’anno 1240, venne demolita. Al suo posto il Comune fece erigere una loggia destinata allo stoccaggio ed alla vendita delle granaglie, la costruzione venne affidata ad Arnolfo di Cambio nell’anno 1290. In una colonna si trovava, una Madonna del Popolo ritenuta miracolosa e devotamente invocata dalla popolazione. Questa immagine era curata dalla Compagnia dei Laudesi, i quali si occupavano del culto, delle donazioni, e degli ex voto. Gli appartenenti si riunivano tutti i giorni dopo la chiusura del mercato per cantare le Laudi alla Madonna.
Questa prima loggia fu distrutta da un incendio nel 1304, per la ricostruzione venne incaricato Simone Talenti fra il 1337 il 1350, con di Neri di Fioravante e Benci di Cione. In seguito quando il 26 luglio 1343, venne cacciato il tiranno Gualtieri di Brienne Duca di Atene, fu dedicata a Sant’Anna madre della Madonna, come viene rappresentata in un affresco trovato nel carcere delle Stinche staccato e conservato in Palazzo Vecchio. Nel dipinto si vede la città di Firenze come era in quegli anni. Con Palazzo Vecchio molto differente da come ci appare oggi più simile ad un castello, la figura del tiranno che scappa dalla città, portando con se un cofanetto pieno di fiorini ed una immagine del diavolo barbuto il “Bafomet” al quale di dice fosse devoto. Si vede Sant’Anna che sorvola la città con le bandiere del popolo da dare ai cittadini. Inoltre a lei fu dedicato un altare nella chiesa.
In sostituzione della immagine della Madonna, andata distrutta nell’incendio, il pittore Bernardo Daddi ebbe l’incarico di dipingere una “Madonna delle Grazie”. Dopo l’interruzione dei lavori per l’avvento della peste nera, fu deciso di chiudere le arcate dedicarla al culto e spostare il mercato del grano in una loggia aperta non lontana. Andrea di Cione detto “Orcagna” eseguì un tabernacolo marmoreo per l’immagine Mariana. Mentre Bartolo di Dino legnaiolo costruì le capriate per la copertura.
L’Arte Maggiore della Seta nell’anno 1339, chiese al Comune il permesso di eseguire i tabernacoli dei Santi protettori delle Arti, da apporre sulle pareti esterne della chiesa. Anni dopo precisamente nel 1404, venne accordato il permesso per l’installazione e deciso quali fra le quattordici Arti avrebbe potuto farlo. Tutto questo sarebbe dovuto finire entro dieci anni, ma i lavori ai quali parteciparono i più grandi artisti; Nanni di Banco, Donatello, Brunelleschi, Verrocchio, Ghiberti, e altri andarono avanti per molto tempo.
I tabernacoli presenti all’esterno della chiesa sono i seguenti:
Arte della Lana; Santo Stefano di Lorenzo Ghiberti;
” di Calimala; San Giovanni Battista di Lorenzo Ghiberti;
” dei Giudici e Notai; San Luca di Jean de Bulogne detto “Giambologna”;
” della Seta; San Giovanni Evangelista di Bartolomeo Sinibaldi detto “Baccio da Montelupo;
” del Cambio; San Matteo di Lorenzo Ghiberti;
” dei Medici e Speziali; Madonna della Rosa di Piero di Giovanni Tedesco;
” dei Vaiai e pellicciai; San Jacopo di Pietro Lamberti;
” del Tribunale di Mercatanzia; San Tommaso Apostolo di Andrea di Cione detto il “Verrocchio”;
” dei Beccai; San Pietro di Lorenzo Ghiberti (?);
” dei Calzolai; San Filippo Apostolo di Giovanni di Banco detto “Nanni di Banco”;
” dei Maniscalchi; Sant’Eligio di Giovanni di Banco detto “Nanni di Banco”;
” dei Linaioli e Rigattieri; San Marco di Donato di Betto Bardi detto “Donatello”;
” dei Maestri di Pietra e Legname; Quattro Santi Coronati di Giovanni di Banco detto “Nanni di Banco”;
” dei Corazzai e Spadai; San Giorgio di Donato di Betto Bardi detto “Donatello”.
Nel giorno della festa del Santo Patrono protettore gli artieri non lavoravano, si recavano alla sede dell’Arte, e da li in corteo con i Consoli, andavano in Orsanmichele al loro tabernacolo per pregare, infine lasciavano in dono all’altare della Madonna, torchietti di cera per l’illuminazione della sacra immagine.
Durante il Granducato Cosimo I° de’ Medici, fece mettere l’Archivo Notarile nei vecchi locali al primo piano rimasti vuoti. Il Buontalenti ebbe l’incarico della modifica dei saloni e dello spostamento dell’Archivio. In quella occasione fu costruito il ponticello che congiunge il Palagio dell’Arte della Lana ai locali al primo piano. Al tempo del Granduca Pietro Leopoldo, l’Archivio fu trasferito in dei locali posti sopra alle Logge del Mercato del Grano dove oggi c’è il Porcellino, lasciando deserti i vecchi saloni. Con il passare del tempo per salvaguardare le opere d’arte dall’usura e dall’inquinamento sono state trasferite al primo piano della chiesa, diventando un piccolo museo, al loro posto all’esterno sono state poste delle copie.
In una colonna al piano terreno della chiesa è rimasta una caditoia dalla quale usciva il grano venduto. Una notizia relativa alla vendita è stata riportata in un libro di Luciano Artusi “Modi di dire fiorentini.
La misura usata era lo “Spiano” riconosciuta valida dagli Ufficiali della Grascia, preposti alla sorveglianza del mercato. Quando il rifornimento era copioso, la misura era venduta ricolma, da li il detto “a tutto spiano” vale a dire che non si faceva economia, mentre in tempo di carestia e scarsezza di granaglie, la vendita era fatta in modo oculato il contenuto arrivava a “raso”, cioè al bordo e spesso un po’ più basso.
Diversi anni addietro l’allora direttore del Corteo della Repubblica Fiorentina Luciano Artusi, in accordo con il presidente ed il Capogruppo delle Arti, decise di far sostare durante la sfilata del Corteo della Repubblica Fiorentina per il Torneo di Calcio Storico, ad ogni tabernacolo gli alfieri delle Arti. Purtroppo questa esposizione è durata solamente per due anni. Il 26 luglio di ogni anno festa di Sant’Anna, viene rievocata la cacciata del Duca di Atene, la chiesa viene addobbata con le bandiere delle Arti, e nel tardo pomeriggio il Corteo della Repubblica Fiorentina con il Sindaco ed il Gonfalone di Firenze si recano in Orsanmichele, per una messa e la deposizione di ceri all’altare della Madonna.
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Articolo splendido, di chiarezza e completezza esemplare.