L’edificio della basilica di Santa Trinita. È una delle basiliche ritenuta più importante per l’evoluzione artistica della città di Firenze, si affaccia sull’omonima piazza e vicino all’omonimo ponte.
Intorno al 1077 esisteva sullo stesso luogo una piccola chiesa dedicata a Santa Maria dello Spasimo subito fuori la cinta muraria matildina, poi inclusa in esse dopo il 1172. Restano solo le tracce di questa primitiva chiesa: la cripta sotterranea, delle colonne di marmo verde e alcune lapidi, iscrizioni e parti di mosaico rappresentanti animali fantastici.
Dopo il 1250 i lavori trasformarono la chiesa in stile gotico, ma i lavori sulla basilica non si fermarono e proseguirono negli anni fino almeno agli inizi del 1400. Sia la chiesa originaria che quella attuale erano in mano ai Vallombrosani, qui era contenuta la ‘Maestà del Cimabue’ oggi conservata negli Uffizi.
Nel 1500 fu rinnovato il presbiterio e ricostruito il convento dando alla struttura un aspetto più imponente. Anche la facciata risale a questo periodo così come Il chiostro. Tutte le cappelle laterali furono rimaneggiate nel 1600, mentre le decorazioni sono scomparse dopo i restauri nel 1800 che vollero ripristinare l’aspetto gotico ma effettuando interventi piuttosto invasivi e drastici. Sempre in quel periodo furono qui poste delle opere prelevate dalla ormai sconsacrata chiesa di San Pancrazio.
La Chiesa della Santa Trinita a Firenze nascondeva in guerra ebrei e soldati del disciolto esercito italiano renitenti alla leva obbligatoria voluta dalle autorità fasciste.
A protezione di queste persone vi era ildefonso Troya Epaminonda, l’ambiguo chierico poi cambierà bandiera a causa di un probabile ricatto per la scoperta di uno scambio di lettere piuttosto compromettenti tra lui e una donna da parte della polizia fascista.
Collaborerà poi piuttosto attivamente con la banda Carità e la banda Koch, divenendo il loro ‘padre spirituale’.
Neanche a dirlo la chiesa fu danneggiata dall’alluvione del 1966, quando per fortuna durante i restauri vennero rimossi i falsi ottocenteschi posti sulle cappelle.
I Vallombrosani sono una comunità di monaci benedettini fondata da San Giovanni Gualberto nel 1039, prendono nome dalla località di Vallombrosa in provincia di Firenze. Hanno vari centri in nord Italia, a Firenze i Vallombrosani amministravano la chiesa di San Salvi e la chiesa di San Bartolomeo nella Badia a Ripoli, oltre la già citata e forse più importante basilica di Santa Trinita. I monaci si distinsero per la lotta contro la simonia la corruzione e la mondanità della chiesa.
Vengono considerati ‘monaci forestali’ perché tra l’XI e il XIX secolo hanno gestito la foresta di Vallombrosa. I monaci coltivavano l’abete bianco applicando una tecnica detta ‘del taglio raso con rinnovazione artificiale posticipata’, tecnica botanica che si diffuse poi in tutta Europa.
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