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Caterina de’ Medici, la duchessina
Caterina de’ Medici, regina madre
Caterina de’ Medici, vedovanza
Nel dicembre del 1560 Caterina de’ Medici perse il figlio e la Francia il suo re, morì Francesco II. Se pur ferita a morte Caterina non abdico al suo ruolo, anzi, la salita al trono di Carlo Massimiliano, di soli dieci anni, che assunse il nome di Carlo IX le permise di posizionarsi in prima linea nella gestione politica del regno. La sua negoziazione con Antonio di Borbone le permise di ottenere la reggenza.
Caterina si ispirò a due pensieri, da una parte la linea di Erasmo da Rotterdam, perseguitando una politica di pace, e dall’altra il neoplatonismo che indicava come missione la divinità del sovrano per perseguire l’armonia all’interno del regno stesso.
Caterina de’ Medici e Michel de l’Hopital attraverso un progressivo lavoro mirante a ridurre i contrasti con i riformati giunsero il 17 gennaio 1562 a promulgare l’editto di Saint-Germain. Fortemente voluto da Caterina l’editto fu una pietra miliare nel riaffermare il legame tra l’unità religiosa del regno e l’organizzazione politica dello stesso in quanto permise la libertà di culto dei protestanti a patto che i luoghi di culto da loro assoggettati venissero restituiti.
Questa politica voluta da Caterina de’ Medici e Michel de l’Hopital ottenne una riduzione della violenza nonostante rancori che erano solamente sopiti, ma ancora troppo ardenti. Il fuoco era ancora presente tra protestanti e cattolici. Alla lunga il fallimento si preannunciava.
Fu la strage di Wassy, fomentata dai Guisa, che innescò la prima guerra di religione nel 1562. La risposta di Caterina fu però repentina e la condanna a morte e l’arresto dei principali capi della guerra riportarono la pace nel regno. Nel 1563 ci fu l’accordò con la pace di Amboise permettendo agli ugonotti una libertà di culto.
Nell’agosto 1563, alla maggiore età, Carlo IX assunse il suo ruolo di regnate e Caterina abbandonò la reggenza. Di fatto sussisteva una comunità d’intenti, infatti il figlio era concorde agli atti voluti, sino a quel momento, della madre e gli riconfermò immediatamente tutti i poteri che da reggente aveva esercitato sino a quel momento.
Caterina intuì la necessità che il regno conoscesse il suo re e si prodigò prima in opere di ristrutturazione delle regge, a cominciare da Tuileries, affidata al grande architetto Philibert Delorme, contemporaneamente mise a punto una serie di “regole” per il controllo della Corte e per il governo, regole che espose come consigli, attraverso una lettera, che inviò al figlio re. Ne seguirono grandi feste tipo quella di Fontainebleau, nel marzo del 1964, ma anche un grande viaggio della durata di oltre due anni attraverso tutta la Francia in cui lei e il figlio Carlo IX si mostravano al popolo.
L’azione di promozione di Caterina per il figlio durò fino al 1567 momento in cui si riaccesero le ostilità soprattutto ad opera dei protestanti che attraverso la “sorpresa di Meaux” tentarono di rapire il re. Un’azione voluta da Condé, il capo di una delle fazioni protestanti francesi. Il tentativo di rapimento innescò atti di violenza in varie parti di Francia. La cospirazione fallì, il re e Caterina si rifugiarono a Parigi, ma già il giorno dopo circa 80 preti cattolici furono massacrati e numerose atrocità vennero commesse.
Caterina appariva ogni giorno di più inerme, e la sua popolarità nell’opinione pubblica diminuiva drasticamente; il suo lavoro politico e di rappresentanza stava per essere minato da fuochi protestanti solo sopiti ma pronti a divampare.
Fine quarta parte parte presto la quinta: Caterina de’ Medici, notte di San Bartolomeo
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