Il “Campo d’Arrigo” o, come oggi rimane nella toponomastica fiorentina, la via del Campo d’Arrigo, non portava ai possedimenti di un antico proprietario. L’Arrigo in quel campo era un imperatore. La guerra, o meglio la guerriglia della città, dilaniata dalle fazioni, portò in questi lontani paraggi le tende di Arrigo VII, speranza delusa di Dante.
E alla denominazione di via del Campo d’Arrigo, presso la ferrovia del Campo di Marte, si lega il nome di un altro rettilineo: Via “Capo di Mondo”.
Ad Arrigo VII sarebbe stato predetto, da una delle tante profezie medievali, che avrebbe incontrato la morte solo quando fosse arrivato” in capo al mondo”.
Pensando forse che questo mondo non abbia né capo né coda, essendo sicuramente tondo, anche ai suoi tempi, Arrigo forse viveva sicuro, illudendosi di aver avuto in sorte l’immortalità o, almeno, un falso avvertimento. Ma si dice che questa illusione gli svanisse proprio a Firenze, per un fortuito incontro.
Quando si attendò in quei luoghi che formano oggi il Campo d’Arrigo, lontani allora dalla piccola Firenze quadrata in riva all’Arno, il lungo viaggio l’aveva disorientato.
Provenendo dal lontano Lussemburgo, non pensava certo d’esser arrivato vicino alla medievale Firenze. Imbattutosi per caso in una vecchietta, dal caratteristico aspetto a metà tra la fata e la strega, l’imperatore le chiese dove fosse giunto. “In capo al mondo!” fu la pronta risposta che tranquillamente dette la vecchietta. Questa frase dovette essere come un fulmine a ciel sereno, nell’anima di Arrigo. Fatto sta che, messo sull’avviso, tolse ben presto le tende dall’improvvisato “campo”, ma la morte lo attese, fedele all’appuntamento, prima che potesse aiutare quei pochi fiorentini fiduciosi nella sua discesa in Italia. L’imperatore morì rimpatriando, e al luogo del fatale incontro rimase il nome di “Capo di Mondo” , non lontano dal “Campo d’Arrigo”.
Campo d’Arrigo e Capo di Mondo, storia di una profezia.