Durante la primavera del 1890 un manipolo di circa 600 persone, tra cui almeno un centinaio di indiani, si accamparono nei prati della Zecca, sulle rive dell’Arno.
Al loro seguito 160 cavalli, 10 o addirittura 15 bufali, cervi, alci e persino orsi bruni.
Si trattava della troupe del Buffalo Bill Wild West Show, lo spettacolo ideato dal celebre avventuriero americano nel 1883: uno show circense in piena regola, dove Buffalo Bill, al secolo William Frederick Cody, rievocava i momenti storici che avevano creato il mito del selvaggio West.
Nasce così il Buffalo Bill Wild West Show che, dopo la prima tappa nel 1890, sbarcò nuovamente a Firenze nel 1906.
L’esibizione durò per ben tre giorni ed ebbe luogo in Piazza d’Armi: Buffalo Bill e la sua numerosissima compagnia arrivarono alla stazione di Campo di Marte su 4 treni diversi, per poi accamparsi lì vicino.
Le cronache parlano addirittura di 1.300 “Uomini-Cavalli”, pronti ad incantare la folla con le loro esibizioni.
Ma cos’era esattamente il Wild West Show?
Probabilmente è stato uno dei primi grandi esempi di quelle “americanate” che, nel bene e nel male, hanno scandito gli ultimi centocinquant’anni della vita del mondo, uno spettacolo grandioso, eccessivo, iperbolico, dove numerose e variopinte comparse recitavano nell’arena la parte di loro stessi.
Già, perché il “marchio di fabbrica” di questo rutilante carrozzone era proprio l’autenticità dei personaggi: dai protagonisti della scena come Annie Oakley, ai semplici figuranti, come cowboys che domavano cavalli selvaggi o si esibivano in ardite rotazioni dei loro lazos, pistoleri che inscenavano duelli, infallibili tiratori che centravano difficilissimi bersagli, ed infine indiani, che simulavano sanguinosi assalti alle diligenze, finendo, però, immancabilmente per essere sconfitti.
Uno show mirabolante, come venne definito allora, dedicato al mito del selvaggio West.