Nasce a Firenze nel 1500 e morirà, sempre a Firenze, nel 1571.
È stato un grande artista, scultore e orafo nonché scrittore, considerato da tutti un importante artista del manierismo.
Ancora oggi a Firenze al numero 4 di Via Chiara in prossimità del Mercato Nuovo di Firenze c’è una targa che ricorda dove l’artista nacque.
Il padre oltre ad essere suonatore, (tale Giovanni d’Andrea di Cristofano) facente parte del gruppo dei pifferi di Firenze, costruiva anche strumenti musicali, piuttosto belli e pregiati.
Il padre di Benvenuto cerca di far diventare il proprio figlio un musicista, Benvenuto però, nonostante fosse portato e dotato, non volle perseguire questa strada, ma anzi si impegnò a diventare un orafo, nonché un armaiolo, accumulando esperienza nel passare di bottega in bottega.
Indolente ed irrequieto già a 16 anni fu esiliato per alcuni mesi a Siena per aver causato una rissa in quando colpì, da prima con il pugno, facendo svenire il suo rivale, e poi mise mano al coltello.
Dopo alcuni mesi riuscì a tornare a Firenze, ma venne dirottato dal padre a Bologna con ancora il desiderio e la speranza di instradarlo verso la musica. L’ennesimo tentativo fu vano, Benvenuto si dedicò all’oreficeria e l’allontanamento da Firenze giocò a suo favore per evitare l’insistente padre.
Continuò a cambiare città e a mettersi nei guai con vari litigi e risse fino ad essere condannato a morte in contumacia nella stessa Firenze a seguito di un ferimento con un pugnale di un membro della famiglia Guasconti, famiglia di orafi a lui rivali a causava invidie.
Per evitare la condanna a morte fuggì a Roma dove aprì una sua bottega, all’epoca a Roma c’era papa Clemente VII e Cellini prestò servizio come suonatore di cornetto presso di lui, questo gli permetteva di continuare la sua attività di orafo e a produrre splendidi oggetti tra cui: Pugnali, anelli, vasi, boccali, monete e medaglie.
Frequentò Giulio Romano Raffaello migliorando così ancora di più la sua tecnica, fu colpito anche dalla peste e durante la sua convalescenza conobbe il pittore Rosso Fiorentino (Giovan Battista di Jacopo di Gasparre).
Pochi sanno che durante il sacco di Roma del 1527 da parte dei Lanzichenecchi capitanati dal Frunsberg di Carlo V d’Asburgo Benvenuto partecipò alla battaglia contro i tedeschi come archibugiere, fu durante una scaramuccia nei pressi di Castel Sant’Angelo che Cellini abbatte’ con un colpo di archibugio Carlo III di Borbone e ferì il suo successore il principe d’Orange.
Dopo il sacco di Roma si trasferirà a Mantova alla corte dei Gonzaga, ripasserà per Firenze e ritornerà di nuovo a Roma nel 1529 sempre al servizio del Papa, divenendo maestro delle stampe della zecca romana e realizzando delle monete.
Sempre protetto dal Papa verrà fortemente redarguito per avere vendicato l’uccisione di suo fratello, fino a perdere pian piano la protezione del pontefice stanco dei suoi arroganti comportamenti. In questo periodo Cellini aveva una bottega in via dei Banchi Nuovi, ma l’ennesima rissa contro un notaio lo fece di nuovo scappare, stavolta a Napoli.
Ritornerà a Roma sotto il pontificato di Paolo III dove ucciderà un’altra persona. Stavolta a salvarlo sarà lo stesso Paolo III che più tardi gli commissionerà il conio di una moneta.
Di nuovo a Firenze per poi andare in Francia e ritornare ancora a Roma dove fu imprigionato a Castel Sant’Angelo dai Farnese con l’accusa di essersi impossessato durante il sacco dei Lanzichenecchi di alcuni beni del Papa. Riuscirà ad evadere fratturandosi una gamba e quindi di nuovo imprigionato prima a Tor di Nona, poi a Castel ancora a Sant’ Angelo. Dopo altre risse e omicidi fu accolto in Francia da Francesco I dove realizzerà delle opere grandiose.
Tornerà a Firenze sotto la protezione di Cosimo I de’Medici realizzando per lui spettacolari opere d’arte, tra cui Giove, Danae e Perseo, Minerva, Mercurio, Perseo con testa di Medusa.
Tutto sembrava volgere per il meglio fino a quando i Bandinelli e gli Ammannati, riuscirono a prevalere come artisti su di lui, fu allora che Benvenuto smise di creare e come disse lui: “smetto di fare, per cominciare a dire….”
Cominciò cosi a scrivere e tra il 1558 e il 1567 la sua vita divenne una vera e propria opera letteraria. Scrisse anche un trattato sulla scultura e sull’oreficeria.
Il suo carattere ricorda molto quello di Caravaggio sempre in lite con il mondo, come lui lascivo, vendicativo, suscettibile, ma anche invidioso e maligno con una buona dose di pazzia.
Benvenuto Cellini una vita di arte e risse.