“Animoso, fiero, vivace, prontissimo e terribilissimo” scrive di lui il Vasari.
Benvenuto Cellini è un precursore del Caravaggio in quanto a temperamento rissoso, collerico, passionale, ma di fondo è un personaggio geniale. Più volte condannato per sodomia, ricercato per risse ed omicidi.
Nacque a Firenze presso il Mercato nuovo il 3 novembre del 1500 da Giovanni di Andrea di Cristofano Cellini ed Elisabetta Granacci.
Il padre, intagliatore d’avorio, è anche un bravissimo musicista, cerca di introdurre il figlio a quest’arte già dalla tenera età mettendolo nelle mani del compositore Fiorentino Francesco dell’Ajolle. Cellini risultò talentuoso nel flauto e nel cornetto, però tollerava poco lo studio della musica, molto più attratto dall’arte dell’oreficeria.
Già all’età di sedici anni a causa di una rissa fu confinato per sei mesi insieme al fratello Cecchino a Siena, dove ne approfittò per frequentare la bottega dell’orafo Francesco Castoro. In seguito il padre lo mandò a Bologna per perfezionarsi nello studio del flauto, ma qui Benvenuto preferì frequentare altre botteghe di oreficeria.
Ritornato nel 1517 a Firenze fuggì dalle pressioni del padre che lo voleva come musicista a Pisa, dove invece continuò a formarsi nella bottega dell’orafo Ulivieri della Chiostra. Tornato a Firenze tra una rissa e l’altra, entrò in contatto con bravi artisti come Pietro Torrigiano e Francesco Salimbene, continuando a lavorare nella bottega di Antonio di Sandro.
Intorno al 1520 prima è a Siena, poi a Roma e nuovamente a Firenze. Nel 1523 è coinvolto in una rissa con i Guasconti, famiglia di orafi fiorentini a lui ostili e ferisce gravemente Gerardo Guasconti, venendo condannato a morte in contumacia. Fugge dunque a Roma dove frequenta altre importanti botteghe fino ad entrare nelle grazie di Clemente VII. Qui lavora nelle bottega di Lucagnolo Da Jesi e Francesco della Tacca.
Nel 1524 aprirà una sua bottega e diverrà primo cornetto di papa Clemente. Questo non gli impedisce di trovarsi ancora nei guai, partecipando ad altri duelli e risse e ammalandosi infine addirittura di peste.
Nel 1527 durante il Sacco di Roma, contribuisce attivamente alla difesa di Castel sant’Angelo contro gli Imperiali. Fu proprio lui che racconta di aver colpito a morte il Borbone mentre questi cercava di scavalcare le mura cittadine. Poi dopo qualche giorno, riesce a ferire anche il Principe d’Orange.
Nel 1529 dopo un breve soggiorno a Firenze torna a Roma presso l’orafo Raffaello Del Moro, Clemente lo promuove Maestro delle stampe della zecca Romana e qui realizza i due celebri carlini d’argento e il doppione d’oro.
Nel suo soggiorno a Roma vendica la morte del fratello Cecchino, morto durante una rissa uccidendo l’assassino, per questo crimine viene solo rimproverato verbalmente dal papa. Benvenuto apre la sua bottega a via dei Banchi nuovi. Sempre iroso ed incline ai litigi, ferisce gravemente un notaio, ser Benedetto, questa aggressione gli procura una condanna che lo costringe a rifugiarsi a Napoli perché ormai Clemente è stanco dei suoi comportamenti e comincia ad ignorarlo.
Alla morte di Clemente VII, è Paolo III Farnese che gli succede. Il papa mal tollera il carattere dell’artista pur apprezzandolo. Benvenuto non si smentisce e assassina un suo rivale, l’orafo Pompeo dei Capitaneis. Il papa però stranamente lo assolve e poi gli commissiona una moneta con la propria effigie. In seguito l’orafo entra in ostilità con Pierluigi Farnese, il figlio del papa, ed è dunque costretto ad andarsene da Roma.
Si reca a Venezia dove però entra subito in conflitto con Ottaviano de’ Medici e dunque è costretto di nuovo a cambiare aria e ritornare di nuovo a Roma.
Qui realizza su commissione del papa un uffiziolo di Madonna, che nel 1536 viene addirittura apprezzato dall’imperatore Carlo V.
Nel 1537 lo troviamo a Parigi dove realizza una medaglia per il sovrano Francesco I, poi ritorna nuovamente a Roma dove apre un’altra bottega. Ma Pier Luigi Farnese non si è dimenticato dei suoi crimini e nel 1538 lo fa arrestare ed incarcerare a Castel Sant’Angelo, da dove però il nostro artista riesce a fuggire rompendosi però una gamba durante la fuga. Si rifugia allora presso il cardinal Cornaro, che però lo tradisce consegnando alle guardie svizzere.
Nuovamente incarcerato a Tor di Nona prima e a Castel Sant’ Angelo poi, viene scarcerato nel 1539 per intercessione di Ippolito II d’Este, per il quale eseguirà poi un sigillo e due ritratti.
Siamo ormai intorno al 1540 quando Benvenuto a Parigi riceve da Francesco I un vitalizio annuo di 700 scudi e una residenza presso il castello Petit Nesle. Qui realizza la famosa saliera, il Giove e i modelli per la Porta di Fontainebleau, tra cui la Ninfa e due Vittorie.
Nel 1542 viene naturalizzato come francese. È in questo periodo che produce delle stupende opere d’arte.
Nel 1544 gli nasce una figlia (Costanza), avuta da una sua modella (Caterina). Anche qui il burbero carattere di Benvenuto lo mette di nuovo in difficoltà. Entra dunque in attrito con alcuni cortigiani ed è costretto a ritornare a Firenze, dov’è accolto presso la corte di Cosimo I Medici. Qui diventa scultore di corte ricevendo una paga di 200 scudi all’anno è una dimora in via del Rosario.
Qui realizzerà il famoso Perseo e il famoso busto di Cosimo de’ Medici che però vedrà la luce solo nel 1546. A causa di una condanna per sodomia, sarà di nuovo in fuga e si recherà a Venezia dove conoscerà Tiziano.
In seguito tornato a Firenze cadrà in disgrazia presso i Medici, che gli rifiuteranno ulteriori commissioni stanchi dei suoi comportamenti eccessivi. Nel 1556 viene nuovamente recluso a causa di un’aggressione all’orafo Giovanni Di Lorenzo. Verrà dunque condannato a 4 anni di carcere, commutati in arresti domiciliari.
Tra i 1558 e 1567 Cellini si dedicherà alla scrittura e realizzerà un trattato sull’oreficeria e un trattato sulla scultura, sulla sua vita e altre opere, donandole poi a Francesco I de’ Medici.
Benvenuto morirà il 13 febbraio del 1571 a Firenze e sarà sepolto alla Santissima Annunziata.
Sono d’accordo con lei su questi 2 personaggi. Senza togliere niente a Benvenuto Cellini devo dire però che Caravaggio era un genio. Perchè per quel che io so lui dipingeva senza aver fatto le copie e nessuno studio sui ritratti. In pratica si metteva a dipingere così, come noi scriviamo e dalle sue mani ne uscivano capolavori.
Che io sappia a quei tempi nessun pittore dipingeva in quel modo compreso Leonardo, Michelangelo e tutti gli altri, pittori Grandissimi che ci sono stati.
Attualmente di cosa è morto Caravaggio non lo so. Non sono invece d’accordo con lei quando scrive che Caravaggio correva sulla spiaggia con le tele. Lui era in barca con dei quadri, ma si sentì male e probabilmente morì quando era in barca. Dato che costeggiava la costa ad un certo punto la barca si arenò. Le persone che si accorsero della barca arenata videro il cadavere probabilmente lo misero sulla spiaggia e le tele misteriosamente scomparvero e non sono mai state ritrovate. Questo è ciò che io so attualmente su Caravaggio.
Parliamo anche di due periodi diversi, entrambi furono costretti a muoversi molto per sfuggire alle.loro malefatte, ma Caravaggio morì a causa dei suoi eccessi. Afflitto da saturnismo (che spiegherebbe i suoi eccessi di ira) e postumi di tifo e varie malattie veneree che lo debilitarono, morì inseguendo le sue tele correndo follemente sotto il sole sulla spiaggia. Ma anche lui di malefatte ne compì molte. Cellini per altro combatté durante il sacco di Roma… Insomma due geni ribelli, ma entrambi due persone poco stimabili se non fosse per la loro arte… ☺️
Un personaggio da studiare Benvenuto Cellini. Indubbiamente un artista molto bravo e direi anche multidisciplinare, ma certo un carattere che non faceva onore alla sua bravura. Peccato!
Il suo confronto con Caravaggio è senza dubbio azzeccato, anche se, a mio avviso, Caravaggio mi sembra migliore di Cellini perchè se non vado errata Caravaggio uccise una sola persona e ne ferì molte fra cui alcune gravemente, mentre Cellini sembra che abbia fatto man bassa fra morti e feriti!
Quello che però non mi è piaciuto per niente è la morte orrenda fatta dal Caravaggio, solo, senza mangiare nè bere, malato ed in mare. Sarà per questo, oltre alla sua immensa bravura che lo considero con un “occhio” diverso.
No, Caravaggio correva sulla spiaggia dietro alle sue tele che erano rimaste imbarcate quando fu fermato e arrestato perché senza documenti. Questo almeno da ricerche storiche, e non il contrario. Si accorse che la barca con i suoi quadri che voleva regalare al Papa era ripartita e quindi cominciò a correre forsennatamente verso nord fino a quando, afflitto da malattie non ben curate rese l’anima a Dio per lo sforzo.