Durante l’assedio di Firenze del 1529 Michelangelo si nascose una stanza nascosta della Sagrestia Nuova nella Basilica di San Lorenzo a Firenze.
In essa rimase nascosto per circa tre mesi per sfuggire ai sicari delle truppe imperiali di Carlo V e quelle Medicee, in quanto sostenitore della repubblica e coinvolto nei lavori di difesa della cinta muraria. Dopo aver studiato le mura di Ferrara e aver rinforzato quelle di San Miniato, sempre a difesa delle truppe imperiali, si dedicò a rinforzare quelle di Firenze.
Le truppe tedesche dopo il sacco di Roma si diressero su Firenze per riconquistarla e restituirla ad Alessandro il Moro de’ Medici, probabile figlio bastardo di Papa Clemente VII e ultimo discendente della famiglia.
I fiorentini, avevano intanto distrutto tutti gli edifici esterni nei dintorni delle mura che potessero avvantaggiare il nemico assediante, mentre a causa dei patimenti nella città si diffuse la pestilenza, che, pare ucciderà anche il padre dell’artista.
Fu in questa occasione, durante l’assedio, che fu giocata la partita più famosa del calcio fiorentino, una provocazione al nemico a dimostrazione della tempra dei fiorentini che nonostante i patimenti erano ancora bellicosi.
Firenze però si arrenderà impegnandosi a pagare un alto tributo, 80.000 fiorini d’oro e ricevere Alessandro de’ Medici come duca di Toscana, in cambio non subirà il tanto temuto saccheggio dei Lanzichenecchi e manterrà seppur nominalmente la sua Repubblica.
Alla resa della città Michelangelo si nascose per paura di ritorsioni, mentre la sua casa in Via Mozza vicino Ponte Rubaconte veniva perquisita. Il 12 agosto del 1530 qualcuno pensa sia addirittura morto dato che l’ordine di condanna per tradimento viene proprio dal Papa Clemente VII Giulio de’ Medici con cui da ragazzino l’artista giocava.
Durante il periodo in cui si nasconde, gli viene in aiuto Battista Figiovanni, paradossalmente sostenitore dei Medici!
Michelangelo all’inizio si nasconde in casa di un amico fidato, poi in una stanza della chiesa di San Niccola Oltrarno, presso il campanile, infine sotto le cappelle medicee, sotto San Lorenzo, dove per nostra fortuna lascerà traccia del suo passaggio, infatti sulle pareti della stanza (che misura 7 metri per 2), compaiono ancora disegni a carboncino del David, del Laoconte e altri soggetti. Arti protesi, visi, angeli. Uno sfogo, degli studi o ripensamenti, nuove idee, in breve le pareti vengono coperte di bozzetti.
Solo un suo giovane scolaro Antonio Mini ha accesso al nascondiglio, gli porta i pasti, studia con lui, gli fa compagnia il tutto sempre grazie alla complicità del priore di cui è amico.
Sarà poi perdonato, grazie alle sue doti il Papa preferirà sfruttalo come artista, per essere immolato nelle sue opere ed essere ricordato nei secoli piuttosto che giustiziarlo. Lo renderà cosi di nuovo suo servitore devoto e debitore.
Per evitare ritorsioni sul priore per averlo nascosto, i bozzetti saranno cancellati con uno strato di bianca, ma questo per fortuna proteggerà i disegni nei secoli, riapparsi nel 1975, mentre si pensava di fare dei lavori per fare un uscita di emergenza.