All’inizio dell’assedio i due schieramenti erano essenzialmente alla pari, non come numero, ma come potenza di attacco, considerando il fatto che i Fiorentini conoscevano bene il territorio, avevano le mura più fortificate d’Italia e non avevano lasciato sedi logistiche ai nemici, visto che prima che i cittadini entrassero dentro le mura ordinarono l’abbattimento di tutti gli edifici esterni ad esse.
Quindi i Fiorentini ebbero senza dubbio la possibilità di vincere e ci furono anche molte occasioni per farlo, dato che sia Carlo V e le casse della Chiesa erano prosciugate dalle continue guerre e il timore era che le truppe mercenarie Tedesche si rifiutassero di combattere.
Però la Repubblica lasciò che gli assediatori si fortificassero, nella mancanza di prendere decisioni, su scontri interni fra gli Arrabbiati la corrente più estremista e chi sperava negli eventi della storia in modo favorevole, la speranza della Signoria si era accentrata sulla prigionia del Papa in Castel Sant’Angelo, poi sul fatto che Clemente fosse catturato e portato in Spagna Contando su inevitabile vittoria Francese, e che le Bande Nere Fiorentine Prendessero Napoli, e tutto ciò non successe.
Ci fu anche un errore strategico, quando chiesero alle truppe di Pistoia e Prato di soccorrere la città di Firenze, lasciando sguarnita la via dei rifornimenti al Nemico, consentendo loro anche di conquistare tutte le province Toscane.
La diplomazia fallì quando cercarono di mettere una toppa su una Trattativa con Clemente che inviò a Firenze il Vescovo di Faenza, che con la scusa di trovare un accordo in realtà, fu mandato per verificare gli umori e lo stato delle cose, infatti nell’occasione di un incontro avvenuto a Bologna prima dell’incoronazione di Carlo V come Imperatore, non ci furono parole di conforto per la delegazione Fiorentina dove gli fu detto:“ non otterrete niente”.
Quando fu presa, ad Agosto, la decisione di far intervenire dall’esterno il piccolo esercito comandato da Francesco Ferrucci, era ormai tardi le truppe assedianti si erano già organizzate e non permisero a quel piccolo contingente di raggiungere Firenze, per una battaglia epica si diceva dove sarebbero intervenuti in sortita anche l’esercito Fiorentino; ma già nel Pistoiese a Gavinana Ferruccio fu fermato dai nemici e molti trovarono la morte, come lo stesso Francesco Ferrucci dove pronunciò la famosa frase <Ahi traditor Malatesta> accusandolo di non aver ostacolato l’esercito nemico che gli dirigeva contro, forse più una frase scaturita dal romanticismo ottocentesco.
In realtà già ad Aprile del 1530 si capiva che ogni via era preclusa sia quella diplomatica che militare, il Malatesta tentò varie sortite senza successo, perché ormai tardive, da Condottiero professionista aveva capito che Firenze era ormai in mano agli assediatori e che non avrebbe permesso che succedesse come a Roma pochi anni prima 1527 per mano dei Lanzichenecchi, quando una città non si arrendeva per i mercenari era festa per un giorno intero era concesso loro di prendere, stuprare e uccidere e il bottino di guerra rimaneva di loro proprietà.
Quindi il Malatesta si impegnò a quel punto di contrattare sia con il nemico che con quella fazione Fiorentina che voleva evitare il suicidio, fu un colpo di stato ma i colpi di stato non si fanno mai da soli e pare che quelli in accordo con il Baglioni fossero almeno i due terzi dei Fiorentini, timorosi ormai di una precipitosa capitolazione-
E’ chiaro che gli arrabbiati che volevano difendere una città ormai indifendibile usarono il Malatesta come capo espiatorio e il romanticismo del 1800 fece il resto.
Questa la targa di via della torre del Gallo, piazola degli Uganelli. Non è molto leggibile, ma ho provato comunque a decifrarla, qui di seguito
.
“RAFFIGURANTI DA QUESTI DIPINTI
SOTTOSTANNO I MERLI DI FORTIFIZI
COSTRUITI DALL’IMPERIALE
ALESSANDRO VITELLI
QUIVI ACCAMPATO
CON LA SUA SOLDATAGLIA
NEL MEMORANDO ASSEDIO
DELLA TRADITA FIRENZE”
Naturalmente non ho notato nessun disegno ne dipinto
NdR: Nel titolo è presente un refuso, capo invece di capro, non è possibile modificare il titolo errato a causa dell’indicizzazione internet, ci scusiamo con i lettori.
Nella lapide in piazza degli Unganelli non c’è scritto “Alessandro VII..” ma “Alessandro Vitelli” appartenente ad una famosa famiglia di capitani mercenari…
La ringrazio, abbiamo corretto.
Comunque siano andate le cose, Malatesta Baglioni fece benissimo a fare quello che fece: prese e si levo’ da ‘oglioni.