“Non smettere mai di prestare attenzione a ciò che ti circonda, non dare mai nulla per scontato e non aggrapparti a delle convinzioni.” E’ la frase che mi ha seguito fin da subito, detta e ripetuta da coloro che nel passato sono stati i tutori della mia formazione professionale. Poi, ho scoperto e fatta mia una frase di Albert Einstein che ho eletto a premessa di quello che leggo, scrivo, faccio.
“Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso.”
IERI OGGI
Arte della Lana – mestieri e strade
La personale curiosità è derivata, in questa occasione, dalla lettura di un articolo sulla storia della grandezza della Firenze rinascimentale derivata, in gran parte, dalla attività delle Corporazioni delle Arti in generale e da quella della Lana, in particolare. Mi sono prefisso, spero di esserci riuscito, di ipotizzare un percorso che mettesse in stretta collaborazione i mestieri caratteristici di quella attività e le strade che nel passato e nel presente ne sono state e ne sono una tangibile testimonianza.
La storia ci racconta che la lavorazione della lana era esercitata a Firenze da tempi ancora più antichi rispetto al periodo di più alto splendore qualitativo ed economico, con risultati di poco pregio e di limitata commerciabilità. Tessuti, definiti “villaneschi” riferibili, quindi, ad una particolare categoria! L’arrivo a Firenze di alcuni frati dell’ordine religioso degli Umiliati che provenivano dal Piemonte (1239), ricchi di professionalità e con importanti risorse economiche, rappresentò un notevole cambio di mentalità non solo nella lavorazione ma anche e soprattutto nella qualità del prodotto finale.
A Firenze gli Umiliati, frati operai, giunti per predicare contro il catarismo, si stabilirono inizialmente in “campagna, a San Donato in Polverosa, oggi Novoli, per poi estendere gradualmente le loro proprietà fino all’acquisto di un terreno fuori le mura in una zona che oggi possiamo individuare con Borgognissanti, zona ricca di quell’acqua che permetteva loro di lavorare. Il loro insediamento avvenuto intorno al 1250 rivoluzionò il piccolo borgo che era già presente a zona. Costruirono laboratori per la lavorazione delle lane, fondarono la chiesa di San Salvatore d’Ognissanti, che ampliarono ed abbellirono nel corso dei tre secoli successivi. Bonificato il terreno, solcato da fossi e più basso rispetto al corso dell’Arno, costruirono il loro Convento la cui struttura era simile ad una vera e propria industria Per le loro esigenze produttive fecero murare il Ponte alla Carraia, fecero costruire la pescaia di Santa Rosa per mantenere l’acqua ad un livello ottimale anche in tempo di magra e loro stessi regolamentarono i fossi dove l’acqua scorreva per la necessaria mobilità di mulini e gualchiere, luoghi dove si provvedeva alla gualcatura o follatura della lana utilizzando macchinari che usufruivano della energia dell’acqua per battere e pressare le pezze di lana.
Fatta questa premessa propongo un percorso che non segue le strade ma i mestieri riferibili a questa arte, mestieri che ancora sono ricordati dalla odonomastica della nostra città a memoria storica di quanto questa attività sia stata importante economicamente ed anche culturalmente, ricordando ad esempio, che questa Corporazione, divenuta forte ed economicamente potente, provvide alla costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Fiore affidatale dalla Signoria. Il percorso oltre al riferimento al mestiere ricorda, ove possibile, sia il nome antico della via, se diverso, ed il riferimento attuale.
Una delle prime fasi della lavorazione era costituita dalla lavatura e sciacquatura del materiale che avveniva in zone ricche di canali, lungo Arno e Mugnone. Nelle vicinanze delle Cure è ancora presente il Viuzzo delle Lane, da via Masaccio a via Fattori che, nel passato, si chiamava Via delle Lane.
In una fase successiva si passava alla cardatura, attività che prevedeva la pulitura dalle impurità e la pettinatura della lana. Questo compito era affidato alla bassa manovalanza, ai Cardatori, il cui nome deriva dalle infiorescenze del cardo coperte di aculei che, una volta essiccate, erano adatte a svolgere questa operazione. La lavorazione proseguiva con la filatura e successiva tessitura manifatturiera della lana. La filatura, cioè la lana ridotta ad un filato, precedeva chiaramente la tessitura, attività che consisteva nell’intrecciare i filati più lunghi con quelli più corti, con combinazioni che erano praticamente infinite. La più semplice e comune era la tela.
Via dei Cardatori e Via dei Tessitori nella zona di San Frediano, sono due strade che oggi da via del Drago d’Oro si immettono, parallelamente, in piazza de’ Nerli. Prima della tintura era necessario procedere, nuovamente, alla ripulitura dei panni per togliere lo sporco ed il grasso che si presentava a conclusione delle precedenti operazioni. delle precedenti operazioni. Via dei Saponai, da piazza Giudici a piazza Mentana, vedeva la presenza di fabbriche di sapone utilizzato, appunto per lavare nuovamente i panni con acqua bollente e, appunto, il sapone. Una volta asciugate si passava ad una delle fasi più importanti, la tintura fatta da manodopera operaia molto specializzata, considerato che dal loro sarebbe poi dipeso lavoro dipendeva la bellezza e la resa cromatica delle pezze di lana da vendere. Avendo bisogno di acqua tutti i laboratori si trovavano nelle vicinanze dell’Arno.
Ecco Corso dei Tintori, ex Borgo dei Tintori, che oggi va da piazza Cavalleggeri a via de’ Benci e la Volta dei Tintori, dal lungarno delle Grazie a corso Tintori. Da non dimenticare che nella stessa zona c’è Via dei Vagellai, da via de’ Benci a piazza Mentana a ricordo del “vagello” (dal latino vasellum= vaso) che definiva il calderone in cui veniva messe a bollire le materie coloranti. Via delle Caldaie, da piazza Santo Spirito a via Santa Maria è un’altra strada che ricorda operazioni simili.
Dopo le fasi di lavatura e, soprattutto, di tintura, la lana veniva messa ad asciugare in “logge” coperte ed areate, chiamate tiratoi che possiamo dire fossero presenti dovunque si lavorassero alcune fasi della produzione. In San Frediano, a ricordo dell’ultimo tiratoio andato distrutto in un incendio del 1874, troviamo Piazza del Tiratoio, da via sant’Onofrio a via del Tiratoio, Via del Tiratoio, da lungarno Soderini a Piazza del Tiratoio ed il Vicolo del Tiratoio che collega via del Tiratoio a Via Sant’Onofrio.
L’ultima fase della lavorazione era rappresentata dalla cimatura, operazione che consisteva nel togliere le parti più prominenti della peluria per dare uno stesso livello al tessuto. Di questa fase e degli artigiani addetti a questa operazione di rifinitura e di raffinatura, rimane traccia con Piazza Cimatori, da Via de’ Cerchi e via dei Tavolini e con Via dei Cimatori, da via dei Magazzini a via Calzaioli.
Nel Centro Storico esistono anche altre strade che, in qualche modo, possono essere considerate tracce di questa Arte antica che, ripetiamo, divenne una potenza economica di primaria importanza. Possiamo ricordare Via della Condotta, riferendosi però al suo nome antico di Via del Garbo, indicativo non di una famiglia ma dell’antico Sultanato del Garb, dal quale arrivava a Firenze la lana più pregiata per essere lavorata.
Per concludere due particolarità che considero curiose. La prima si riferisce alla nostra città e riguarda i nomi delle sue strade, nomi, circa 400, che non corrispondono alla tradizione classica (personaggi storici, battaglie, ecc.) ma si riferiscono al suo non comune passato, esaltandone il ricordo, la memoria. Ogni strada trasuda di storia: La Firenze romana e medioevale, Case, Torri e Palazzi, Famiglie, il Fiume e l’acqua, le Magistrature, Alberi e Fiori, Vigne e Giardini, Arti e mestieri, Conventi, Chiese e Madonne.
La seconda si ricollega alla storia degli Umilianti e del loro insediamenti “industriali” in via Borgognissanti. L’Associazione che oggi riunisce i commercianti di questa via ha come logo rappresentativo una croce a due braccia con la presenza di 4 parole OSSC il cui significato ripropone una sorta di “timbro” con cui venivano impacchettati e spediti, nel passato, i manufatti di lana: prodotto (Opus) del Convento di tutti i Santi (SS).
Curioso, come sempre e preciso.